San Stanislao Kostka

San Stanislao Kostka
Nome: San Stanislao Kostka
Titolo: Novizio gesuita
Nome di battesimo: Stanis?aw Kostka
Nascita: 1550, Rostkow, Polonia
Morte: 15 agosto 1568, Roma
Ricorrenza: 15 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
9 ottobre 1605, Roma, papa Paolo V
Canonizzazione:
31 dicembre 1726, Roma, papa Benedetto XIII


Stanislao, secondo figlio di Giovanni, senatore del regno di Polonia, e di Margherita de Drobnin Kryska, nacque nel castello di famiglia a Rostkow, nell'allora vasto regno di Polonia, che comprendeva la Lituania e altri paesi. Il re era cattolico, ma il suo potere era limitato dalla nobiltà che difendeva i propri sproporzionati privilegi. L'aristocrazia, compresi anche i proprietari terrieri delle casate meno nobili, costituiva meno del dieci per cento della popolazione ed era decisa a limitare il potere non solo del re e dei consigli cittadini, ma anche del clero (nel 1562, per esempio, la Chiesa perse il potere disciplinare contro le eresie).

La Polonia dell'epoca poteva solo con molte difficoltà essere definita un paese cattolico. Metà della popolazione era di confessione greca o russo ortodossa; molti ebrei vi si erano rifugiati a causa delle frequenti persecuzioni del Medio Evo; ussiti, luterani, fratelli boemi, unitariani c altri ancora diffondevano le loro idee, con grande successo, in un'atmosfera di libertà religiosa straordinaria per quel tempo. La maggior parte dei nobili difendeva questa situazione: metà dei membri del Parlamento erano protestanti (con più calvinisti che luterani), mentre molti nobili cattolici ritenevano che un comportamento tollerante fosse vantaggioso.

La Chiesa, tuttavia, considerava i protestanti, soprattutto i luterani, come i nemici più pericolosi e temibili.

Dopo l'arrivo nel paese nel 1565, durante la vita di Stanislao, ma soprattutto negli anni seguenti, i gesuiti operarono per rendere la Polonia un paese a maggioranza cattolica, in maniera lenta ma metodica, soprattutto esercitando il controllo sull'educazione, appoggiati dal re. Questo processo continuò sino alla fine del XVIII secolo.

Da bambino Stanislao era timido, molto devoto, ma anche molto determinato. Studi recenti hanno messo in rilievo anche la sua natura passionale, che aveva però ben presto imparato a dominare.

Durante l'adolescenza iniziò a trovare la sofisticata vita mondana dei suoi genitori poco attraente, e questi, da parte loro, lo consideravano senza dubbio un tipo bizzarro. «Non raccontare questa storia in presenza di Stanislao», diceva suo padre, «sicuramente si sentirebbe male!». Per un anno venne affidato alle cure del precettore Giovanni Bilinski. All'età di quattordici anni, Bilinski lo portò, insieme al fratello Paolo, maggiore di due anni, a Vienna, dove frequentarono il collegio gesuita. In principio vissero in un pensionato studentesco, una casa prestata ai gesuiti dall'imperatore Ferdinando I (1556-1564): Stanislao si ambientò bene, tutti rimasero colpiti dalla sua diligenza negli studi, dalle vaste letture di autori classici e secolari e dalla profonda spiritualità.

Sfortunatamente Ferdinando morì poco dopo il loro arrivo a Vienna, e il figlio Massimiliano II (1564-1576) si riprese la casa. Paolo, che era meno introspettivo e sensibile del fratello, vide la situazione come un'occasione da sfruttare e persuase Bilinski a prendere per loro in affitto delle stanze in una casa di un senatore protestante. Stanislao non voleva andare a vivere presso degli eretici, in particolare luterani, ma Paolo lo derideva per i suoi scrupoli. Un giorno Stanislao gli rispose: «Se continui a comportarti così, io me ne andrò e tu dovrai spiegare tutto ai genitori». Paolo però non accennò a un cambiamento, e anche lo stesso Bilinski non dava ascolto alle lamentele del fratello più giovane.

I compagni di scuola di Stanislao lo trattavano con distacco, considerandolo un insopportabile presuntuoso a causa della sua intelligenza singolare e del suo comportamento estremamente devoto, poco comune per un ragazzo della sua età. Faceva la comunione il più spesso possibile e il giorno prima di riceverla digiunava; se non era a lezione o in chiesa lo si poteva trovare nella sua stanza immerso nello studio o in preghiera. Si vestiva semplicemente, rifuggiva le lezioni di ballo e si infliggeva mortificazioni corporali.

Paolo, intanto, non si limitava più solo a prenderlo in giro, ma lo tormentava anche; Bilinski, che non riusciva a comprendere Stanislao, fece ben poco per bloccarlo.

Dopo due anni di sofferenze Stanislao ebbe un crollo: si sentiva così male che chiese l'estrema unzione, ma il proprietario della casa si rifiutò di avere sotto il suo tetto il Santo Sacramento. Stanislao si rivolse a S. Barbara, alla cui confraternita apparteneva, e dichiarò in seguito che per sua intercessione due angeli gli avevano portato la comunione. Disse anche che gli era apparsa la Vergine Maria dicendogli che non sarebbe morto e, anzi, sarebbe diventato un gesuita. Poiché aveva già pensato di entrare nella Compagnia di Gesù, appena fu guarito si recò dal provinciale di Vienna e gli chiese di essere ammesso. Il provinciale, temendo la reazione del padre del ragazzo, lo rifiutò; Stanislao allora decise di andare a Roma a parlare al padre generale in persona.

Il 10 agosto 1567 partì a piedi per il viaggio di cinquecento chilometri verso Roma. Paolo e Bilinski lo rincorsero a cavallo, ma o non lo trovarono o non riuscirono a persuaderlo a ritornare indietro. A Dillingen venne accolto dal provinciale tedesco, S. Pietro Canisio (21 dic.), il quale aveva anch'egli percorso centinaia di chilometri a piedi e a cavallo.

Pietro era uno dei grandi maestri della Controriforma, che avevano iniziato molto presto a osteggiare la religione protestante a Colonia e, tramite il controllo dell'educazione in Austria, l'avevano sconfitta in quella regione, così come in Baviera e in Boemia. Egli si accorse del valore e della forza di quella giovane fede, e incoraggiò Stanislao nella sua vocazione, mettendolo anche alla prova prima di farlo ripartire per Roma.

Per tre settimane Stanislao fu incaricato di servire gli studenti a tavola e di pulire le loro stanze. Quando arrivò a Roma il 25 ottobre, il generale S. Francesco Borgia (10 ott.) lo fece entrare nella Compagnia. Non aveva ancora diciotto anni.

Giovanni Kostka, che aveva pensato per il figlio una carriera da diplomatico, scrisse adirato a Stanislao accusandolo di aver fatto una scelta che non si confaceva alla sua posizione; minacciò persino di fare espellere i gesuiti dalla Polonia.

Il ragazzo rispose gentilmente ribadendo la sua scelta e continuò a dedicarsi ai propri impegni in quelli che si sarebbero rivelati gli ultimi nove mesi di vita. La sua fedeltà alla regola era irreprensibi le, il suo amore per la preghiera era riconosciuto da tutti, spesso si diceva che cadesse in estasi durante la Messa.

L'estate romana del 1568 fu però troppo dura: era molto debole e spesso sveniva, fino a che il 10 agosto cadde ammalato gravemente. Il mattino del 15 agosto, la festa dell'Assunzione, Stanislao disse di aver visto Maria tra una vasta schiera di angeli e poi morì in pace.

Poco dopo Paolo arrivò a Roma con il compito di portare il fratello .a casa a ogni costo. Rimase profondamente scioccato dalla morte di Stanislao: ripensò al suo comportamento e, insieme a Bilinski, fu uno dei testimoni principali durante il processo di beatificazione. Bilinski disse: «Quel santo ragazzo non riceveva mai una parola gentile da Paolo. Entrambi ricordiamo la santità e la devozione di tutto quello che fece».

Si dice che Paolo si pentì amaramente per come aveva trattato il fratello e, all'età di sessant'anni, entrò nei gesuiti. Nel 1726 Stanislao venne canonizzato insieme con un altro novizio gesuita, S. Luigi Gonzaga (21 giu.). È diventato il secondo patrono della Polonia.

Quasi subito Stanislao venne proposto come modello di purezza e innocenza angelica, e tale rimase fino a che, con gli anni '60 del xx secolo e il cambiamento post conciliare nell'educazione dei gesuiti a favore di figure più psicologicamente accettabili e socialmente attive, la sua conoscenza fuori dalla Polonia e dai gruppi di immigrati polacchi è quasi scomparsa.

Poco dopo la morte i gesuiti ne fecero un importante modello nella lunga battaglia contro i protestanti polacchi, che cominciò nel 1565 quando venne loro assicurato il controllo sull'educazione superiore, e che terminò in maniera soddisfacente all'epoca della canonizzazione di Stanislao.

Esistono diversi ritratti del santo; numerosi vennero eseguiti nel secolo successivo alla sua morte, ma la sua influenza sull'arte devozionale fu forte soprattutto tra la seconda metà del xix e nella prima metà del )0( secolo, quando l'effetto combinato dell'istruzione dei gesuiti e il sentimento nazionale polacco crearono un mercato quasi mondiale di oleografie, litografie di poco valore e cartoline con la sua presunta immagine.

Questi oggetti erano accompagnati da sermoni di sentimentalismo spicciolo, foglietti di propaganda e altri scritti sul santo (e su S. Luigi Gonzaga, al quale veniva spesso associato), destinati ai giovani e ai ragazzi in particolare.

È molto difficile isolare la verità dagli aneddoti e dalle esagerazioni all'interno dei racconti su Stanislao. I tentativi che sono stati fatti in questo senso hanno fatto emergere una personalità complessa e molto interessante. Tuttavia la sua immagine sarà sempre oscurata dalla strumentalizzazione religiosa e, in un certo modo, politica patita nella sua epoca e nella sua terra, e ancora di più dalla visione della morale sessuale del xix secolo.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, san Stanislao Kostka, che, di origine polacca, spinto dal desiderio di entrare nella Compagnia di Gesù fuggì dalla casa paterna e si recò a piedi a Roma, dove, ammesso nel noviziato da san Francesco Borgia, morì in fama di santità, stremato in breve tempo nel prestare i più umili servizi.

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