La Chiesa con molta ragione ha decorato questo santo Pontefice con il titolo di Grande, titolo che egli ha meritato con lo splendore delle sue azioni, con l'eccellenza delle sue virtù e dei suoi scritti. La sua vita segna una delle più belle pagine della storia sia ecclesiastica che civile.
Nacque in Roma verso la metà del secolo sesto. Ebbe mente vasta e profonda, energia veramente romana, attività instancabile e grande amore per il vero e per il giusto: prerogative che egli affinò e soprannaturalizzò nella meditazione e nell'esercizio di una perfetta vita claustrale.
Nelle Gallie i nuovi stati dei Franchi si andavano formando; nella Spagna il regno dei Goti non era ancora ben fermo; in Italia i Longobardi nel pieno disordine della loro immigrazione; in Inghilterra i valorosi Anglosassoni non ancora guadagnati al Vangelo: insomma la Chiesa vedeva che la Divina Provvidenza k affidava questi popoli perché li educasse alla verità de Vangelo, perché li avviasse sulla via della vera civiltà del vero progresso.
S. Gregorio, uomo tutto di Dio, per mezzo dei suo scritti e dei suoi apostoli conquistò alla fede e alla morale cristiana questi nuovi popoli, mentre la sede d Roma era circondata dalle spade nemiche.
Le ordinazioni, le prescrizioni, i moniti e le sentenze in materia di diritto, e le sue innumerevoli lettera recarono vera luce nella educazione dei popoli e furorn guida sicura anche negli affari più complicati e difficili.
I suoi scritti andavano a ruba tra il popolo, sia per l'argomento sempre di attualità e magistralmente trattato, sia per l'unzione celeste che spirava da ogni pagina, sia per lo stile semplice e confidente, proprio d un padre, che parla ai suoi figli ancora bambini.
Ma l'attività di S. Gregorio si estese anche largamente ai bisogni della Chiesa di Oriente. Prima di tutto combatté il bizantinismo del regime di Costantino poli, poi ne rintuzzò la smoderata vanità dei suoi patriarchi. Con invitta pazienza ed umile carità, ma con pari forza, dileguò le tendenze di separazione dalla Chiesa di Roma, e ritardò cosi per più secoli lo scisma greco.
Per opera di questo Pontefice scomparvero i funesti residui di superstizione e di culto idolatrico, si dileguarono le eresie che, sebbene più volte sconfitte, tentavano tuttavia di infiltrarsi nella nuova vita dei popoli.
Per le esperienze che S. Gregorio aveva delle cose di mondo, intervenne egli stesso alla difesa di Roma assalita dai nemici, protesse le regioni d'Italia minacciate dalla guerra e mandò istruzioni agli ufficiali sprovvisti di direttive e abbandonati a se stessi dal governo centrale.
In questo modo S. Gregorio pose i primi fondamenti dell'autorità temporale dei Papi.
S. Gregorio si addormentò nel Signore, ricco di meriti, il 12 marzo dell'anno 604.
PRATICA.
Il Papa è il dolce Cristo in terra: a lui dobbiamo amore, fedeltà, ubbidienza, preghiera. PREGHIERA.
O Dio, che hai concesso i premi dell'eterna beatitudine al tuo servo Gregorio, concedi propizio a noi, che giacciamo sotto l'incubo delle nostre colpe, la grazia di essere da te sollevati per le sue preghiere. MARTIROLOGIO ROMANO.
Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica, svolse l’incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale. Morì il 12 marzo. MIRACOLO DI SAN GREGORIO
Andrea Sacchi, un pittore barocco italiano del XVII secolo, ci offre una straordinaria testimonianza visiva di uno degli episodi più emblematici della storia delle reliquie cristiane nella sua pala d’altare dedicata a San Gregorio Magno nella Basilica di San Pietro. L'opera ritrae un momento cruciale nella vita del pontefice, il cui significato va oltre la semplice narrazione di un miracolo, poiché si intreccia con la complessa diplomazia religiosa del tempo e con il culto delle reliquie, centrale nella devozione cristiana.
titolo Messa di San Gregorio
autore Sacchi Andrea anno 1600 ca
Nella scena dipinta, San Gregorio Magno, avvolto nei suoi paramenti sacri, è raffigurato mentre mostra un panno, noto come “
Brandea”, che egli punge con uno stiletto. Da questo gesto, che all'apparenza potrebbe sembrare semplice, scaturisce un evento miracoloso: il panno inizia a sanguinare, dimostrando così la sacralità di ciò che esso rappresenta. Questo episodio, realmente accaduto, risale a quando la Corte Imperiale di Costantinopoli chiese espressamente al Papa le reliquie di San Pietro. Tuttavia, per evitare di smembrare il corpo del Santo, Gregorio Magno inviò dei "brandea", panni che erano stati a contatto con le ossa del martire, riposti in un cofanetto. Delusa, l'autorità imperiale restituì il cofanetto, esigendo le vere ossa. Il Papa, con saggezza e fermezza, invitò allora gli ambasciatori alla messa, dimostrando attraverso il miracolo del sangue che anche il solo contatto con le reliquie rendeva sacri quei panni, elevandoli a reliquie autentiche.
Questo episodio rivela l’abilità diplomatica di Gregorio Magno che seppe trasformare una potenziale crisi in un’affermazione del potere spirituale della Chiesa. Gregorio, infatti, fu il primo papa a scrivere ampiamente sul potere miracoloso delle reliquie e a usarle come strumento chiave nella sua diplomazia internazionale. Non si trattava solo di un uso simbolico, ma anche pragmatico: Gregorio distribuiva frammenti di tessuti o metalli che avevano avuto contatto con il corpo di un santo, come la limatura delle catene di San Pietro, per persuadere le autorità civili ed ecclesiastiche a sostenere le sue iniziative o per ringraziarle.
L’eredità di Gregorio Magno non si limita alla sua astuzia diplomatica e al suo ruolo nella diffusione del culto delle reliquie. Egli rimase sempre un uomo di profonda umiltà, un tratto evidente anche nel modo in cui si definiva nelle lettere ufficiali: “Servus servorum Dei”, “servo dei servi di Dio”. Questo appellativo, che esprimeva il suo profondo senso di servizio e dedizione, è stato mantenuto da tutti i suoi successori, diventando un simbolo della missione pastorale della Chiesa.