S. Giovanni Damasceno nacque a Damasco da un’illustre famiglia e studiò filosofia e teologia a Costantinopoli, sotto la guida del monaco Cosma.
L’empio imperatore Leone Isaurico aveva scatenato una guerra spietata contro il culto delle sacre immagini, e Giovanni, su esortazione di papa Gregorio III, ne divenne strenuo difensore con la parola e con la penna.
L’imperatore, furioso, lo accusò falsamente di tradimento presso il califfo di Damasco, presso il quale Giovanni serviva come consigliere e ministro. Creduta l’accusa, gli venne recisa la mano destra, affinché fosse costretto a deporre la penna.
La Vergine Maria, di cui era devotissimo, volle manifestare l’innocenza del suo servo: la mano gli fu miracolosamente restituita, senza lasciare alcun segno del taglio.
Colmo di gratitudine, Giovanni realizzò ciò che aveva a lungo desiderato: lasciò il mondo, distribuì i suoi beni ai poveri, liberò i servi e intraprese un pellegrinaggio nei luoghi santi della Palestina.
Con il maestro Cosma si ritirò nel monastero di S. Saba presso Gerusalemme, dove fu più tardi ordinato sacerdote.
Mai smise di difendere il culto cattolico delle sacre immagini, attirandosi l’ira anche del nuovo imperatore, Costantino Copronimo. Per il suo zelo e la sua eloquenza, il secondo Concilio di Nicea lo lodò e lo chiamò Chrisorrhoas, cioè “fiume d’oro”.
S. Giovanni Damasceno combatté tutte le principali eresie del suo tempo: gli Iconoclasti, i Monoteliti e i Teopaschiti.
Dimostrò con chiarezza il primato del Principe degli Apostoli, il ruolo universale del magistero e l’indefettibilità della Chiesa. I suoi scritti, vastissimi, eccellono per erudizione, profondità teologica e intensa pietà mariana.
Fu anche il primo a trattare la sacra teologia con metodo ordinato e sistematico, aprendo così la strada al lavoro dell’Angelico San Tommaso.
S. Giovanni Damasceno morì attorno all’anno 749. Leone XIII ne estese l’ufficio liturgico a tutta la Chiesa e lo proclamò Dottore.
Il Santo si distinse in modo particolare per la fermezza del carattere, l’umiltà e la perfetta ubbidienza. Un giorno, avendo costruito alcune sporte, gli fu comandato di venderle a Damasco, proprio nel luogo in cui un tempo aveva ricoperto alte cariche. Ubbidì senza discutere e, coperto di scherno, sopportò tutto con gioia per somigliare più da vicino a Gesù Cristo.
In vita religiosa non fu mai udito chiedere il motivo di un comando, per quanto arduo o insolito. Rimase costantemente modello ed esempio per tutti i suoi confratelli.
PRATICA. Impariamo da questo Santo a vincere il rispetto umano.