Beato Giordano di Sassonia

Beato Giordano di Sassonia
Nome: Beato Giordano di Sassonia
Titolo: Domenicano
Nascita: 1175 circa, Westfalia, Germania
Morte: 13 febbraio 1237, Sconosciuto
Ricorrenza: 13 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
1826, Roma, papa Leone XII


Il successore di S. Domenico (8 ago.) come maestro generale dell'ordine fu eletto nel capitolo generale dei domenicani del 1222 all'unanimità, a poco più di due anni dalla data in cui aveva ricevuto l'abito. Laureatosi in lettere all'università di Parigi, era già stato provinciale della Lombardia per un anno. Come maestro generale indirizzò le proprie energie soprattutto a cercare vocazioni per l'ordine — in gran parte tra le file degli studenti universitari — e ad aprire nuove fondazioni. Fu anche uno scrittore di talento, fornendo molto materiale riguardante lo stesso Domenico, e lasciandoci un quadro insolitamente dettagliato della propria personalità nelle lettere indirizzate alla B. Diana degli Andalò (9 giu.).

Si sa che era originario della Sassonia e che il suo nome era Gordanus (o Giordano), ma non si conoscono con precisione né il luogo né la data della sua nascita. Nonostante la relativa abbondanza di materiale biografico, non è mai menzionata l'età raggiunta al momento della morte; poiché però viene descritto come «un uomo anziano» (il che fa pensare ad almeno una sessantina d'anni), si può supporre che sia nato prima del 1177.

I bollandisti, basandosi sulle cronache dell'ordine, identificano il suo luogo di nascita con «Borcberg» Castle, Borgentreich vicino a Paderborn; altri suggeriscono Burgherg in Westfalia.

Le prime notizie che abbiamo di lui lo danno studente a Parigi; provenendo da una famiglia benestante, viveva con relativo agio nella "scuola" nazionale, insieme a maestri e altri studenti della Germania. Studiò il Trivium (grammatica, retorica e logica) seguito dal Quadrivium (aritmetica, musica, geometria e astronomia) prima di diventare lettore universitario presso la scuola di teologia. Nel 1219 era già baccelliere in teologia. Gli studenti appartenevano alla categoria degli "ecclesiastici" ma non esisteva alcuna necessaria relazione tra carriera accademica e ammissione agli ordini maggiori e Giordano era ancora subdiacono quando Domenico visitò Parigi nel 1219; fu lui a consigliargli di accedere al diaconato e di porsi sotto la guida di Reginaldo d'Orléans (1 feb.), uno dei suoi primi discepoli-studiosi. Giordano fu ordinato diacono e quindi entrò nell'ordine dei predicatori. Ricevette l'abito domenicano nel priorato di Saint-Jacques a Parigi, il mercoledì delle Ceneri del 1220, ricoprendo subito posizioni di prestigio all'interno dell'ordine.

Ancora diacono fu convocato al primo capitolo generale dell'ordine a Bologna, in cui se ne compilarono le costituzioni, che avrebbero poi assunto forma definitiva con il successore di Giordano, S. Raimondo di Periafort (maestro generale, 1238-1240; 7 gen.). Da allora la sua ascesa fu rapidissima; benché assente fu eletto priore provinciale della Lombardia al capitolo generale del 1221 e l'anno successivo, alla morte di Domenico, fu eletto maestro generale. Doveva avere in quel momento più di quarant'anni: sorgono quindi legittime domande su cosa abbia fatto nel periodo intermedio e perché la sua carriera fu così fulminante. Alcuni storici lo hanno identificato con Giordano Nemorarius, o Giordano di Nemore, i cui eccezionali trattati matematici tennero banco per tre secoli e vennero elogiati e utilizzati anche da Leonardo da Vinci. Nemorarius ("della foresta") è un appellativo che indica origini da regioni boscose: una volta divenuto domenicano e abbandonato il campo della matematica, avrebbe potuto modificarlo nel più semplice "di Sassonia".

Scrivendo agli inizi del xiv secolo, circa ottant'anni dopo la morte di Giordano, il cronista domenicano inglese Nicola Trivet affermava che il predicatore fu anche un famoso studioso di geometria, passato in seguito allo studio della teologia: «Fra Giordano, di nazionalità teutonica e originario della diocesi di Mayence, succedette al B. Domenico nella guida spirituale dell'ordine dei frati predicatori; essendo tenuto in alta considerazione nelle scienze secolari e soprattutto in quelle matematiche, si dice sia stato l'autore di due opere molto utili, il De ponderibus e il Lineis datis. In seguito passò allo studio della teologia». L'identificazione non è sicura, ma senza di essa ci troveremmo di fronte a un periodo stranamente non documentato di dieci-quindici anni, passato il quale un personaggio relativamente sconosciuto sarebbe improvvisamente salito, nel giro di due anni, alla guida generale dell'ordine. Se egli fosse stato un novizio famoso, la sua rapida ascesa sarebbe più comprensibile. Anche il numero di studenti universitari che attirò all'interno dell'ordine fa pensare a un personaggio di una certa rinomanza in campo accademico. Egli dichiarò la sua preferenza per gli studenti di lettere rispetto a quelli di teologia, paragonandoli a pastori che, abituati a bere solo acqua, si ubriacano rapidamente con il vino inebriante della verità evangelica.

Come primo storico dell'ordine, documentò anche il proprio percorso. Giordano aveva visto giungere a Parigi i primi studenti domenicani, rimanendo colpito dal loro ascetismo e zelo apostolico. Conobbe le fondazioni domenicane a Roma e a Bologna, allora centro principale degli studi giuridici in Europa. Quando Domenico trascorse parecchie settimane a Parigi nella primavera del 1219, si intrattenne in lunghe conversazioni con Giordano, consigliandogli di accedere al diaconato, pur senza tentare di farlo entrare nell'ordine. Reginaldo di Orléans, in precedenza priore del convento di Bologna, era stato inviato da Domenico a Parigi l'anno precedente, nonostante le proteste degli studenti di Bologna. Avrebbe vissuto ancora pochi mesi dopo il trasferimento a Parigi, ma fece in tempo ad accogliere nel gennaio del 1220 la professione di Giordano. Costui riporta un sogno in cui una fontana si seccava, venendo sostituita da due limpidi ruscelli, che — egli scrive — ebbe la temerarietà di interpretare come la morte di Reginaldo e l'entrata nell'ordine di se medesimo e del suo amico di lunga data e compagno universitario Enrico di Colonia. Era il 12 febbraio 1220, mercoledì delle Ceneri.

Solo due mesi dopo Giordano fu scelto come uno dei quattro "definitori" di Parigi per partecipare al capitolo generale che doveva preparare una costituzione per l'ordine. Si recò quindi a Bologna passando per la Provenza e Genova. I principi etici e apostolici dell'ordine erano già stati stabiliti e ciò che emerse dal capitolo fu un documento strutturato in termini altamente giuridici, come si sperava da Bologna. Tale documento riconosceva che il contributo specifico dell'ordine alla salvezza delle anime (tra cui la conversione degli albigesi) era — oltre alla testimonianza della povertà — la conoscenza e l'insegnamento della dottrina e così lo studio venne a sostituire il lavoro manuale dei monasteri tradizionali. Giordano, poi, intuì bene che le università costituivano il terreno più idoneo per cercare nuove reclute.

Ritornò a Parigi per tenere un corso di lezioni sul Vangelo di S. Luca nell'anno accademico (14 settembre-29 giugno) 1220-1221 ma dal numero dei novizi che, provenienti dalle facoltà umanistiche, entrarono nell'ordine, si intuisce che l'attività di Giordano non rimase ristretta alla scuola di teologia. 11 secondo capitolo generale, tenuto a Bologna alla fine di maggio 1221, elesse Giordano, in sua assenza, provinciale della Lombardia. Questa era allora la principale provincia dell'ordine e comprendeva dieci conventi e l'università di Bologna. Giordano lasciò Parigi per Bologna subito dopo la fine dell'anno accademico, recandovisi a piedi in compagnia di una delle sue ultime e più distinte conquiste per l'ordine, Everardo di Langres (venerato in questa diocesi il 5 ago.). Seguendo le antiche strade romane attraversarono la Borgogna e le Alpi, predicando durante il cammino, ma Everardo si ammalò morendo a Losanna praticamente nel medesimo momento in cui moriva Domenico; Giordano dovette così proseguire da solo.

Egli in seguito descrisse Bologna come «una città davvero speciale, la più cara eredità del mio cuore». Nel Medio Evo "studiare legge" significava applicarsi al diritto sia civile che ecclesiastico e nel xii secolo Graziano aveva fatto dell'abbazia benedettina di San Felice in Bologna il più grande centro di insegnamento del diritto canonico in Europa; fino alla metà del xiv secolo non vi fu aperta alcuna scuola di teologia. Gli studenti di legge provenivano da ogni parte, e la facoltà era suddivisa in tredici "nazioni". I domenicani si stabilirono vicino alle scuole di giurisprudenza, a S. Nicola delle Vigne, nel quartiere più alto della città. Il convento cominciò ad attirare subito studenti del miglior calibro, alcuni dei quali destinati alla santità. Altri tuttavia erano trascinati da strani entusiasmi personali — forse a causa del rapido successo dell'ordine — e Giordano dovette esercitare una guida sapiente per riportarvi l'ordine. Diede grande rilievo alla liturgia e istituì il canto del Salve Regina in processione con le candele accese alla fine della compieta, con intento esorcistico e pacificante. Tale usanza, adottata negli altri conventi lombardi e, in seguito al capitolo generale del 1228, estesa a tutti i monasteri domenicani, fu instaurata dal successore di Giordano, Raimondo di Pefiafort, nelle chiese di Roma. Il successo del priorato di S. Nicola richiedeva un ampliamento dell'edificio e Giordano intraprese una serie di lavori edili, completati nel 1233.

Domenico aveva deciso di fondare un convento femminile a Bologna, ma la sua morte aveva lasciato Giordano responsabile del progetto che aveva già sofferto molti contrattempi. Egli si mise per questo in contatto con Diana degli Andalò (9 giu.), allora ventenne, vivace rampolla di un'insigne famiglia della città. Convertita dai propri costumi mondani grazie alla predicazione di Reginaldo, Diana aveva deciso, incoraggiata da Domenico in persona, di scegliere la vita religiosa e realizzare il convento a Bologna, modellandolo su quelli di Prouille e S. Sisto. Il padre dapprima si oppose al progetto, ma alla fine, convinto da Domenico stesso, acconsentì, facendo una donazione ai frati predicatori che consentì loro di comprare un idoneo appezzamento di terra. La prima modesta fondazione, chiamata S. Agnese, fu seguita da Diana e quattro altre suore che come lei conducevano vita da religiose in un convento nelle vicinanze. Giordano gestì l'acquisto e divenne direttore spirituale di Diana, scrivendole regolarmente; le lettere furono devotamente ricopiate dalle suore di S. Agnese e questa attività ce ne ha assicurato la conservazione di una cinquantina. Il loro rapporto sfociò in una grande amicizia spirituale simile a quella tra Francesco e Chiara (4 ott. e 11 ago.), preannunciando quella di Francesco di Sales e Giovanna Francesca de Chantal (24 gen. e 12 dic.). Il tema dominante di Giordano era: «Dio è buono con coloro che lo cercano». Nella prima lettera conservatasi, scrive:

Le api raccolgono un miele terreno da fiori terreni e, portatolo nei loro alveari, lo custodiscono per il futuro. Se il vostro spirito non viene corroborato da miele spirituale ne morirà, poiché so che esso è molto sensibile e disdegna gli alimenti più pesanti. Indirizzate quindi il vostro spirito, mia cara, verso i fiori dei prati celesti che mai appassiscono, da cui potete ricavare il miele che vi occorre per vivere. Non si deve consumare questo miele in un solo pasto; ne conserviamo una parte nell'alveare del cuore sicché, nel momento dello sconforto, troviamo in noi stessi e in questo deposito che portiamo nel cuore, qualcosa che ci delizi. Mia cara, quando questo bene verso cui tendono tutti i vostri desideri sarà vostro, non dimenticate il vostro corrispondente bisognoso.

Uno dei progetti principali perseguiti in veste di superiore fu quello di fondare un convento domenicano a Padova, altra grande città universitaria, dove spesso si recavano gli insegnanti scontenti di Bologna, portando con sé i propri studenti. Ciò avveniva nel 1223. La rapida crescita del numero degli studenti a Parigi, da trenta nel 1219 a centoventi nel 1223, richiese l'ampliamento di Saint-Jacques: ma la fretta dovette far lavorare male dato che i nuovi edifici crollarono. Alla fine comunque riuscirono ad aprire un convento sui luogo dell'attuale Boulevard Saint-Michel grazie a una donazione della regina Bianca di Castiglia (che inoltre incoraggiò il proprio marito, Luigi VIII, a intraprendere la crociata contro i catari). Ella contribuì anche alla ricostruzione della cattedrale di Chartres, in sostituzione di una precedente struttura distrutta dal fuoco, donando in seguito un'altra casa ai domenicani in quella città, dove sorgeva un'università in cui tendevano a spostarsi gli insegnanti in rotta con Parigi. I vescovi e i canonici furono diffidenti verso una fondazione che non rientrava sotto il loro controllo ma furono messi a tacere da una perentoria bolla di papa Gregorio IX in cui si permetteva ai domenicani di fondare nella città un priorato, una chiesa e una scuola.

Giordano fece ritorno a Bologna per il capitolo generale nel giugno del 1223, riuscendo a vedere Diana degli Andalò e le altre quattro suore insediate in quello che sarebbe divenuto il convento di S. Agnese: esse pronunciarono i voti solenni in occasione della festa dei SS. Pietro e Paolo. Da Bologna Giordano si recò a Ravenna, e da li, via mare, a Venezia per sovrintendere alla fondazione di un nuovo priorato nella città. Fece quindi ritorno passando per Padova, dove rimase a predicare per alcune settimane al fine di attirare nuovi membri dalle università (all'inizio senza molto successo): «Gli studenti sono terribilmente freddi» scrisse a Diana «tanto che solo uno si è lasciato convincere». Alla fine però essi furono riscaldati dalla sua predicazione e al termine di agosto altri trentatré si aggiunsero al numero dei domenicani. Giordano fece venire fra Ventura da Bologna per guidare la fondazione di un convento in città. Chiamato in seguito a Brescia, Giordano assistette alla solenne traslazione delle reliquie dei patroni del luogo ma fu colpito da una "febbre da palude", probabilmente malaria, che gli rimase per il resto della vita.

Invece di tornare subito a Bologna come aveva progettato, Giordano dovette recarsi a Parigi, passando per Milano e Besanon, dove il vescovo, Gerardo de Rougcmont, vi aveva fondato un priorato domenicano. Per una ricaduta della sua malattia Giordano dovette trascorrere la convalescenza nel palazzo del vescovo e qui godette finalmente di una certa comodità. Intanto il convento di Sant'Agnese cresceva di numero, raccogliendo "amici esterni" a esso collegati che sarebbero divenuti presto il nucleo del futuro Terz'ordine. Giordano indicò in un primo tempo a Diana la necessità di chiedere in sostegno alcune suore da Prouille, ma in seguito cambiò parere. A Parigi, dove egli aveva ricevuto l'incarico di tenere una serie di omelie durante l'Avvento, altri quaranta novizi entrarono nell'ordine, tra cui Ugo di St Cher che, una volta cardinale, avrebbe scritto il primo commentati() completo alla Bibbia, e Umberto di Romans, che sarebbe diventato il quinto superiore generale dell'ordine, dal 1245 al 1263.

L'anno seguente Giordano si recò a Lille, Bruxelles e Treviri. Conobbe e si legò molto alla mistica Lutgarda (16 giu.), di cui divenne direttore spirituale e con la quale tenne un'altra feconda corrispondenza. Il suo viaggio lo portò quindi verso sud, attraverso la Provenza, e solo nella primavera del 1225 Giordano faceva ritorno a Bologna, dove frattanto papa Onorio III aveva inviato a Sant'Agnese alcune suore del convento di San Sisto di Roma. Dopo il capitolo generale del 1225, Giordano si recò in Germania, scrivendo lungo il percorso a Diana per consolarla della morte del fratello Brancaleone, governatore di Genova; alla fine di settembre, nonostante una ricomparsa della febbre e una sosta forzata a Verona, attraversato il passo del Brennero Giordano giunse a Magdeburgo. Qui vi era un attivo convento, fondato l'anno precedente insieme a quello di Treviri e di Strasburgo (quello di Colonia era stato fondato nel 1221), e in ottobre vi morì il suo amato compagno Enrico di Colonia, stretto tra le sue braccia; era morta contemporaneamente anche la sorella di Diana, e Giordano le scrisse: «È un bene per noi essere rattristati nello stesso momento, perché spargiamo il nostro seme nelle lacrime». Prima di Natale faceva ritorno a Parigi, portando la bella notizia che altri ventun novizi, tutti provenienti da circoli universitari, erano entrati nell'ordine.

Giordano continuò a viaggiare instancabilmente, recandosi in Germania e a Venezia, aprendo nuovi conventi, perlustrando le università in cerca di insegnanti idonei a istruire i novizi, inviando a Sant'Agnese giovani donne adatte (e raccomandando che si mettessero loro a fianco compagne capaci di parlare la loro lingua). Ma a Sant'Agnese stavano emergendo tensioni e defezioni, e Giordano progettò una bolla in cui papa Onorio III chiedeva a lui di porre il convento sotto la diretta autorità domenicana. Durante l'inverno e la primavera 1226-1227 Giordano viaggiò attraverso l'Italia, sempre attirando novizi, e mentre era a Roma, alla fine del 1226, fu di nuovo sul punto di perdere la vita: un frate impazzito era stato legato ma Giordano, pensando che la crisi fosse passata, lo fece liberare; mentre però stava riposando, costui gli tagliò la gola con un rasoio: fortunatamente la ferita non era profonda e nel giro di pochi giorni Giordano fu in grado di predicare come al solito. Da Roma poté mandare a Diana la conferma papale della Regola per Sant'Agnese e ciò rese talmente felice Diana da farle desiderare la morte, cosicché le dovette intimare di avere pazienza: «Non mi auguro affatto che tu per eccessiva compunzione o mortificazioni smisurate affretti la tua fine».

Nel marzo del 1227, alla morte di Onorio III, divenne papa il cardinale Ugolino, già intimo amico di S. Domenico e grande protettore dell'ordine, che prese il nome ben augurale (dal punto di vista delle riforme) di Gregorio DC. Egli riteneva che l'ordine dei frati predicatori (più che i francescani, per la maggior parte illetterati) rappresentasse la sua arma principale per combattere l'eresia e instaurare la pace e la vera dottrina ovunque. Avendo studiato a Parigi e forse anche a Bologna, era molto vicino allo spirito di Giordano. In qualità di legato pontificio in Lombardia aveva diretto e protetto la rapida crescita dell'ordine. Il 29 marzo 1227 accordò ai domenicani il diritto di predicare ovunque, indipendentemente dalla giurisdizione episcopale (si tratta della bolla a cui ci si è già riferiti a proposito del risentimento del vescovo di Chartres). Giordano, recatosi a Roma per ricevere il privilegio, discusse col pontefice l'ordine del giorno dell'importante capitolo generale del 1228, che si sarebbe tenuto a Parigi. Esso sollecitò l'espansione dell'ordine attraverso l'apertura di quattro nuove province missionarie: in Terra Santa, Grecia, Dacia (Europa centro-settentrionale) e Polonia. Quella in Terra Santa si accordava con l'appello alla crociata che Gregorio aveva lanciato dopo appena quattro giorni dalla propria elezione: la presenza sul luogo dei frati avrebbe fornito un sostegno sicuro — e una forma di controllo — sui cavalieri crociati. Vi erano già alcune fondazioni sparse nelle altre nuove province, ma ora la presenza dei frati sarebbe stata certa ed effettiva.

Durante questo movimento di espansione e di viaggi connessi, la preoccupazione principale di Giordano riguardava le case di studio. L'insegnamento dei domenicani era pubblico, aspirando all'istruzione dell'intero clero e non solo dei membri del proprio ordine: un convento domenicano costituiva in una diocesi, di fatto, una scuola di teologia e proprio per questo era generalmente ben accolto dai vescovi, nonostante l'indipendenza di cui godeva. Nel settembre del 1228 fu assegnata ai domenicani una cattedra di teologia all'università di Parigi, dove il primo a occuparla fu Rolando da Cremona, autore della più celebre Summa del periodo. L'infaticabile Giordano, tornato a predicare a Milano prima della Quaresima del 1229, proseguì quindi verso Bologna, dove tenne le omelie quaresimali fermandosi fino al capitolo generale dell'anno. A S. Agnese intanto erano sorti nuovi problemi, dovuti, a quanto pare, alla facilità con cui erano state ammesse alla professione "amiche esterne" (tra le quali si trovavano, con una certa superficialità, alcune prostitute pentite); Giordano riuscì a sbrogliare la matassa senza ricorrere, pare, ai duri provvedimenti invocati da alcuni dei suoi compagni.

Seguirono ulteriori viaggi in Italia e in Germania, grazie ai quali un numero sempre maggiore di novizi provenienti dalle file universitarie entrarono nell'ordine. Giordano ricevette il soprannome di "Sirena delle scuole" per la sua capacità di attirare accademici all'interno dell'ordine a dispetto delle più serie resistenze, come riferì riguardo a se stesso Gualtiero di Strasburgo, una celebre "preda". Nel 1229 Giordano si trovava a Genova, da dove partì alla volta di Montpellier per dirigersi quindi a Tolosa in occasione dell'apertura ufficiale dell'università, uno dei frutti principali della pace (almeno politica) in Linguadoca. Gregorio IX aveva affidato ai domenicani l'insegnamento di storia e Giordano aveva fatto venire da Parigi Rolando da Cremona a occupare la prima cattedra. Costui, infatti, che parlava la langue d'oc ed era notevolmente combattivo nelle sue argomentazioni contro gli eretici e gli altri oppositori, era stato deliberatamente nominato da Giordano perché offrisse il suo contributo all'ininterrotta crociata contro un'eventuale rinascita del catarismo.

Durante il carnevale parigino del 1229 scoppiarono rivolte e tumulti tra i cittadini e i membri delle università; gli episodi di violenza si diffusero a macchia d'olio e nel corso dei successivi due anni si verificò un notevole esodo di insegnanti e studenti verso università provinciali più tranquille, tra cui Oxford. Nel 1230 Giordano andò dunque a tenere le omelie quaresimali proprio a Oxford; giunto in gennaio in Inghilterra, dove la sua fama lo aveva preceduto, e dopo aver avuto alcuni incontri a Londra, si recò nella cittadina (il suo soggiorno è documentato da una lettera indirizzatagli da Roberto Grosseteste, più tardi vescovo di Lincoln, scritta nel 1235). La sua visita portò all'apertura in pochi anni di priorati ad Arundel, Chichestcr e Salisbury in Inghilterra; a Edimburgo, Perth e Ayr, in Scozia'. Tornato a Parigi in maggio, vi rimase fino a settembre: consegnò l'abito a Giovanni di S. Egidio, inglese di nascita e già celebre per l'erudizione nel campo delle lettere e della medicina (attività che non smise mai di praticare, neppure con l'abito domenicano), assegnato nel 1233 alla seconda cattedra di teologia concessa all'ordine. Fondazioni importanti furono effettuate a Bordeaux e quindi, nonostante l'opposizione dell'imperatore Federico II, a Napoli, la cui università fece concorrenza a quella di Bologna.

Giordano predicò le omelie quaresimali del 1231 a Padova, dove altri trenta novizi fecero la professione. In maggio fece ritorno a Bologna per il capitolo generale, con grande gioia di Diana e delle altre suore di S. Agnese, che tuttavia ebbero a lamentarsi della breve durata della sua visita, esprimendo anche preoccupazione per la sua salute. Ma egli partì di nuovo peri suoi viaggi di predicazione; nonostante avesse progettato di recarsi in Germania attraverso il passo di San Gottardo appena aperto, una ricomparsa della febbre lo costrinse a trascorrere l'inverno a Milano. Pur ammettendo di essere esausto, trovò tuttavia l'energia di mediare nelle complesse lotte tra i cittadini di Genova e Alessandria, riuscendo a ricomporre la pace. Si sarebbe dovuto recare quindi a Parigi per il capitolo generale del 1232, tenutosi a Pentecoste, ma la malattia glielo impedì. Le fonti storiche denunciano qui una lacuna nella registrazione dei suoi movimenti, anche se pare che abbia trascorso l'autunno a Losanna e predicato le omelie dell'Avvento a Padova, e che, dopo essere stato a Reggio Emilia, sia tornato a Bologna per il capitolo generale dell'anno successivo. In questa occasione si celebrò la solenne traslazione delle reliquie di S. Domenico, di cui Giordano fece una descrizione in una lettera circolare, tuttora esistente, rivolta a tutti i priori. Pare che alla fine, nell'estate del 1233, sia riuscito a recarsi in Germania attraverso il passo del San Gottardo. Il viaggio è descritto, insieme ai miracoli che lo contrassegnarono (ma senza datazione), nelle Vitae fratrum di Gerardo di Frachet. Essendosi fermato per qualche tempo a Zurigo, Giordano ebbe modo di visitare nel 1234 le province della Renania e a Strasburgo, in agosto, ricevette la notizia della canonizzazione di S. Domenico. Trascorse quindi l'inverno a Parigi, dove altri settantun novizi fecero la loro professione; via via che invecchiava, l'ininterrotto ingresso nell'ordine (li studenti gli dava sempre più gioia. La sua salute stava ormai declinando e perse la vista da un occhio (la menomazione gli attirò qualche appellativo irrisorio). Predicò le omelie quaresimali del 1235. a Napoli, trovandosi a Parigi per il "capitolo generalissimo" del 1236, in cui fu deciso che Giordano intraprendesse una visita ai conventi fondati in Terra Santa. Predicò così ai templari a Gerusalemme: un aneddoto riportato nelle Vitae fratrum narra che dovette scusarsi per il suo mediocre francese. È probabilmente dalla Palestina che scrisse l'ultima lettera a Diana: «O Diana, com'è miserevole la nostra attuale condizione, dal momento che non possiamo amare qualcuno senza provare dolore o pensare a qualcuno senza provare ansietà». Il dolore e l'ansietà erano comunque sul punto di terminare: Diana era probabilmente già morta quando arrivò la lettera e il 13 febbraio 1237 la nave su cui Giordano navigava per tornare in Italia si imbatté in una tempesta e andò perduta con tutto l'equipaggio. Il corpo di Giordano, rinvenuto sulla spiaggia ad Acri, fu sepolto nella chiesa del convento del luogo, dedicata a S. Giovanni. Subito dopo però i turchi saccheggiarono la città e ogni traccia delle sue reliquie scomparve per sempre. La personalità di Giordano fu offuscata dalla luminosa figura di S. Domenico e, in certa misura, dalle riforme del suo successore, Raimondo; anche se acclamato come santo immediatamente dopo la morte, non fu beatificato fino al 1827 e non fu mai canonizzato.

La crescita e la vitalità del nascente ordine domenicano, e soprattutto il suo inserimento sulla prima linea della vita intellettuale del xiii secolo, si devono però in grande misura ai molteplici talenti di Giordano e alla sua attività incessante. Fu lui a centralizzare l'autorità nei capitoli generali e a stabilire la comunicazione tra questi e il crescente numero di conventi. Fondò il secondo ordine, quello delle suore e, attraverso di esso, i terziari. Il suo esempio, la sua predicazione e il suo insegnamento mostrarono a un gran numero di giovani brillanti come la vita religiosa di preghiera e penitenza potesse combinarsi con quella intellettuale: era davvero un nuovo orientamento. Grande amministratore e direttore spirituale sapiente, potrebbe sembrare una figura in qualche modo fredda e lontana, se non fosse per il calore e la tenerezza (che comunque non superano mai il livello conveniente) delle sue lettere a Diana degli Andalò. Tutte quelle che ella scrisse a lui sono andate sfortunatamente perdute. Anche se erano fisicamente separati dai loro voti, Giordano espresse la loro unione in Dio: «In lui, che è il nostro vincolo, il mio cuore è sempre unito al tuo [...] tu stai con il corpo nel chiostro, ma ti porto con me in spirito». Impossibilitati a vivere insieme sulla terra, si impegnarono per «vivere insieme nel cielo».

MARTIROLOGIO ROMANO. Vicino a Tolemaide, oggi Akko, in Palestina, transito del beato Giordano di Sassonia, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che, successore di san Domenico e suo imitatore, propagò con grandissimo impegno l’Ordine e morì in un naufragio.

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