Nata da stirpe reale, fu dotata dalla natura di un ingegno e di una bellezza così rara, che era stimata la più fortunata giovane della città.
Istruita in tutte le scienze, ma soprattutto nella filosofia dai più celebri retori, seppe innalzare il suo intelletto al di sopra delle cose materiali e, dalle creature, ascendere al Creatore.
Appena sentì parlare della religione di Cristo, il suo acuto ingegno, aiutato dalla grazia di Dio, comprese che essa era la vera dottrina e l’avrebbe abbracciata subito, se alcuni legami terreni non le avessero impedito il passo decisivo. Ma il Signore, che la voleva sua sposa, affrettò il suo ingresso nello stuolo delle candide colombe a Lui consacrate.
Compresa dell’amore che il Signore nutriva per lei, si fece battezzare, dedicandosi totalmente alla beneficenza e all’istruzione dei pagani. E tanto crebbe la fama della sua carità e del suo sapere, che giunse alle orecchie dello stesso imperatore Massimino, uomo tristemente celebre per la sua ferocia.
L’imperatore fece chiamare Caterina alla sua presenza per avere notizie più certe di ciò che di lei udiva e per conoscere più da vicino colei che tanto si celebrava. Ma appena seppe dalla bocca stessa della Santa che era cristiana, subito, con minacce ed imprecazioni, ordinò che rinunciasse a quel culto da lui odiato e sacrificasse a Giove.
Non si sgomentò il virile animo di Caterina a quelle parole, ma prontamente rispose che era risoluta a rimanere nella religione che professava, e incominciò a parlare della vanità degli dèi e della verità dell’unico vero Dio con parole così ardenti che l’imperatore medesimo rimase sconcertato.
Fu quindi affidata ad alcuni filosofi pagani perché la convincessero d’errore, ma ella riuscì a condurli alla vera religione. A tale smacco il feroce imperatore condannò a morire sul rogo quei nuovi convertiti e, presa Caterina, dopo villanie e disprezzi, comandò che il suo corpo fosse legato ad una ruota e che con uncini le fossero strappate le carni.
La Santa non si intimorì per simile supplizio, ma, felice di dar la vita per il suo Sposo, si apprestò a morire fra quei tormenti. Appena quel corpo verginale fu a contatto con lo strumento del suo martirio, questo si spezzò fragorosamente, producendo gran panico fra i carnefici.
Non si piegò l’animo di Massimino, e comandò che la Santa fosse immediatamente condotta fuori della città e le fosse reciso il capo. Giunta al luogo del martirio, le furono bendati gli occhi e il carnefice, con un colpo, staccò il capo di Caterina; ma da quella ferita sgorgò abbondante latte, ultima testimonianza della sua innocenza.
Il suo corpo venne dagli stessi Angeli trasportato sul monte Sinai e quivi seppellito. Sul suo sepolcro fu poi edificato un sontuoso tempio e un grandioso monastero, che resero imperitura la memoria di questa vergine di Cristo.
PRATICA. Recitiamo un atto di fede.

