Santa Caterina de' Ricci
Nome: Santa Caterina de' Ricci
Titolo: Vergine
Nome di battesimo: Alessandra Lucrezia Romola
Morte: 2 febbraio 1590, Prato
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
1732, Roma , papa Clemente XII
Canonizzazione:
1747, Roma , papa Benedetto XIV
La santa è nota, in una misura che oscura completamente altri aspetti della sua vita, per le straordinarie manifestazioni («fenomeni fisici del misticismo», come dice il Thurston) di cui ebbe esperienza, cioè rapimenti estatici in cui riviveva la passione di Cristo, stigmate, episodi di bilocazione e il segno delle "nozze mistiche" (un anello al dito donatole da Cristo). La valutazione e i particolari delle testimonianze di coloro che assistettero a tali episodi variano considerevolmente, ma il dato sostanziale non può essere accantonato come semplice isteria, qualunque sia il giudizio sulla causa dei fenomeni. Sia per la natura delle sue esperienze che per le registrazioni dettagliate che ne sono state raccolte, Caterina assomiglia a S. Maria Maddalena de' Pazzi (di poco posteriore, 1566-1607; 25 mag.), anch'ella fiorentina.
Nata da una nobile famiglia di Firenze, fu battezzata col nome di Alessandrina. All'età di tredici anni scelse la vita religiosa facendosi suora domenicana nel convento di S. Vincenzo di Prato, di cui era direttore lo zio, Timoteo de' Ricci. I due anni successivi furono contrassegnati da una successione di malattie complicate che nessuno riuscì a curare. La santa sopportò i patimenti con grande pazienza, "offrendoli" attraverso una continua meditazione della passione di Cristo. Progredita rapidamente nella vita religiosa divenne successivamente maestra delle novizie e vicaria della priora, c infine eletta priora a vita all'età di trent'anni.
Dal febbraio 1542, cioè da quando aveva vent'anni, la santa iniziò a essere soggetta a una serie di rapimenti estatici che si verificarono ogni settimana per dodici anni, prolungandosi dal mezzogiorno del giovedì fino alle quattro del venerdì pomeriggio. Caterina si riprendeva il venerdì mattina in modo sufficiente per ricevere la comunione con profonda devozione, e il suo corpo assumeva le posizioni che scandivano le diverse fasi della passione di Cristo: rimaneva in piedi presso la colonna, piegava il capo per ricevere la corona di spine, e così via. La notizia di queste manifestazioni attirò folle di devoti, o almeno di curiosi; la santa giunse a implorare tutte le sue suore perché chiedessero a Dio che questi episodi cessassero: la supplica fu esaudita.
Il fenomeno della bilocazione pare attestato addirittura da S. Filippo Neri (26 mag.), che non era facile alla credulità. La santa, che aveva avuto contatti epistolari con S. Filippo, gli apparve a Roma senza aver mai lasciato il convento.
Cinque testimoni oculari lo hanno confermato sotto giuramento (anche se forse S. Filippo non lo fece o non ne fu richiesto). Quanto alle altre manifestazioni, come i segni fisici sul corpo della santa, le testimonianze sono più confuse.
Coloro che deposero all'introduzione della causa di Caterina — avviata non prima di venticinque anni dalla morte — hanno ricordato le stigmate in forme molto diverse.
La testimonianza più convincente fu quella offerta da suor Maria Maddalena, che lasciò un testo manoscritto: ella, mossa da prudenza, spiegò a Caterina che la fama che stava circondando il convento non era positiva e la invitò a cercar vari modi per cancellare i segni, ma tutto fu inutile; Caterina si scusò per i problemi che stava causando, ma disse che non poteva fare niente per impedire queste manifestazioni.
All'esame delle deposizioni dei testimoni davanti alla Congregazione dei Riti, nel ruolo di promotore della fede, o "avvocato del diavolo", vi era un personaggio del calibro di Prospero Lambertini, il futuro papa Benedetto XIV.
Egli sollevò un gran numero di questioni delicate a proposito dei fenomeni, ma la tesi sostenuta dai testimoni oculari (il principale dei quali era il domenicano p. Neri), ebbe infine la meglio. Bisogna dire che Caterina non fece nulla consapevolmente per incoraggiare i fenomeni che le accadevano — piuttosto è vero il contrario — e che essi e la fama che ne derivava non le impedirono di essere una buona amministratrice e di essere estremamente assidua e molto felice nella cura dei malati. La santa infatti condusse una vita straordinariamente attiva, consigliando diversi vescovi e cardinali, non meno di tre futuri papi, nonché numerosi superiori generali di ordini religiosi (non solo del proprio). La sua spiritualità è stata descritta come «quella del Savonarola, addolcita però dall'ottimismo e dall'amorevolezza che contraddistinguevano la santa» (N.C.E.).
Al pari di S. Teresa d'Avila (15 ott,), le cui date di nascita e di morte precedono di sette o otto anni quelle della santa di oggi, Caterina condusse la propria vita nonostante, e non in virtù, delle sue esperienze mistiche. Entrambe vissero in un periodo in cui le riforme della vita religiosa e una devozione molto emotiva alla persona di Cristo potevano produrre un'atmosfera sovraccarica, soprattutto nei conventi femminili. Le sue lettere mostrano d'altra parte una persona dotata di comune buon senso.
Scriveva per esempio a un amico laico, Filippo Salviati, in termini che ricordano Teresa stessa: «Adesso che si trova [...] a Firenze, sono certa che nessuno le offrirà minestra e biscotti per cena, così le mando un cesto di castagne e le ordino di mangiarne almeno quattro ogni notte. Dobbiamo guardare alla vita, non alla morte, come nostra meta [...] Sono certa che questo tempo è davvero negativo per la sua salute, perciò la prego di riguardarsi.
Lo faccia per amore di nostro Signore e per avere più tempo per lavorare per Dio: questo dovrebbe essere il nostro vero scopo». Caterina morì dopo una lunga malattia il 2 febbraio 1590 e fu canonizzata nel 1747, non per i racconti riguardanti le sue esperienze mistiche ma per l'erdicità delle sue virtù.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Prato in Toscana, santa Caterina de’ Ricci, vergine del Terz’Ordine regolare di San Domenico, che si dedicò a un’opera di rinnovamento religioso e si impegnò nell’assidua contemplazione dei misteri della passione di Gesù Cristo, meritando anche di farne una speciale esperienza mistica.
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