Il Martirologio Romano del 1956 ne parla come di «un uomo di nobili origini, conosciuto per i suoi miracoli». Le informazioni su di lui sono scarse e inaffidabili, tanto che l'ultima edizione fa riferimento solo a un sermone di S. Zeno di Verona (12 apr.). Pare abbia patito in uno dei momenti di maggior violenza delle persecuzioni, sotto Valeriano e Diocleziano, quando probabilmente si trovava a Cesarea, capitale della provincia africana di Mauritania.
La storia romanzata che ricostruisce la sua passio, narra che nonostante avesse trovato rifugio nelle campagne, egli si consegnò spontaneamente non appena seppe che un suo parente, tratto in arresto, sarebbe rimasto in prigione fino alla sua ricomparsa. Il racconto si dilunga anche in numerosi e macabri particolari a proposito della maniera in cui morì: partendo dalle dita delle mani e dei piedi lo mutilarono fino a che non ne restò il solo tronco; i cristiani presenti al martirio ne rimisero le parti mutilate in un sepolcro.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea di Mauritania, nell’odierna Algeria, sant’Arcadio, martire: durante la persecuzione visse nascosto, ma, quando un parente fu catturato al suo posto, si consegnò spontaneamente al giudice e, rifiutatosi di sacrificare agli dèi, dopo aver patito tremendi supplizi, coronò la sua vita con il martirio.
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