San Giuseppe Freinademetz
Nome: San Giuseppe Freinademetz
Titolo: Missionario
Morte: 28 gennaio 1908, Taickianckwang, Cina
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
1975, Roma, papa Paolo VI
Canonizzazione:
5 ottobre 2003, Roma, papa Giovanni Paolo II
Giuseppe nacque il 15 aprile 1852 nel piccolo villaggio di Ajes in Alto Adige. Il suo cognome significa, nel locale dialetto ladino "a metà strada sulla montagna". I suoi genitori, Giovanni Mattia e Anna Maria, piccoli proprietari terrieri industriosi, lo fecero battezzare poche ore dopo la nascita. Dei loro tredici figli quattro morirono durante l'infanzia. Giuseppe, conosciuto con il diminutivo dialettale Seppl, frequentò la scuola locale, dove studiò in ladino dai sei ai dieci anni. Era evidentemente un bambino molto sveglio e fu posto sotto la custodia di un tessitore chiamato Mattia Taler, che lo portò alla cattedrale di Bressanone e lo iscrisse a una scuola tedesca, convincendo dame di cuore a fornirgli vitto e alloggio.
Dopo due anni si trasferì all'Imperia) Regio Liceo Classico; vinse anche una borsa di studio per la scuola corale della cattedrale, nella quale poi cantò da solista. Rapidamente completò il suo bagaglio culturale con la conoscenza del latino, dell'italiano e di un po' di francese, concludendo con lode gli studi nel 1872 ed entrando direttamente nel seminario diocesano, per altri quattro anni di formazione; venne così ordinato prete il 5 agosto 1875. Il suo primo incarico fu quello di curato della parrocchia di S. Martino, a pochi chilometri da casa sua, dove rapidamente si fece notare per la sua indefettibile gentilezza e per la qualità della sua predicazione e del suo insegnamento. Tuttavia, trovando la vita parrocchiale troppo facile, chiese ai suoi genitori il permesso di farsi missionario. Scrisse ad Arnoldo Janssen (15 gen.), il quale venne a Bressanone per incontrarlo e subito si assicurò il permesso del vescovo diocesano di aggregarlo ai missionari del Divin Verbo, che aveva appena fondato. A Steyl, dove trovò una situazione caotica ma piena di entusiasmo, scrisse: «Divenire missionario non è un sacrificio che io faccio per Dio, ma una grazia che Dio offre a me!».
Janssen lo inviò nel 1879 in Cina (fu uno dei primi due missionari del Divin Verbo), indirizzando lui e Giovanni Battista von Anzer presso il vescovo di Hong Kong, che lo aveva sollecitato a fondare un seminario missionario.
Al momento dei commiati Janssen disse che essi certo non sapevano ciò che li aspettava in Cina e che quindi li esortava «ad affrontare il futuro sconosciuto con fiducia». Aggiunse: «In questa notte scura voi camminate mano nella mano con un Dio affettuoso, accompagnati anche dalle nostre preghiere». Mentre erano per via ricevettero la benedizione di papa Leone XIII; imbarcatisi ad Ancona su una nave a vapore raggiunsero Hong Kong il 20 aprile. Giuseppe aveva studiato il cinese in Olanda, ma una volta arrivato in Cina scoprì di dover imparare un dialetto diverso; Anzer, da parte sua, trattò con il vescovo Cosi di Shantung per ottenere un territorio di missione affidato esclusivamente ai missionari del Divin Verbo, ricevendo una zona dello Shantung meridionale, che però doveva restare sotto la giurisdizione diocesana. Giuseppe lo raggiunse dopo un difficile viaggio, e scoprì di nuovo di dover imparare ancora un altro dialetto cinese, parlato in quella regione. La missione originaria gesuita, aperta da Adam Schall nel 1662, era stata ridotta dalla persecuzione a circa 150 cattolici, la maggior parte dei quali viveva vicino al paese di Puoli. Nel 1882 i due missionari, si misero a costruire una cappella e vennero raggiunti da altri due. Giuseppe dedicava, secondo gli accordi, la maggior parte del suo tempo alla predicazione itinerante.
Assunse abiti cinesi, cominciando ad affezionarsi ai contadini: a essi infatti principalmente rivolgeva, a differenza di altri missionari che l'avevano preceduto, la propria predicazione, trascurando le classi più alte, immerse nel vizio. Trovò presso i cinesi un grande interesse per gli stranieri, non invece una altrettanto grande determinazione ad abbracciare prontamente la nuova fede; perseverò nella sua opera e il numero dei catecumeni pian piano aumentò, tanto che nel 1888, avendone già mille sparsi in trenta villaggi, era in grado di scrivere un resoconto della sua missione intitolato Il trionfo della Grazia.
In quattro anni conosceva già abbastanza bene il cinese da stampare in questa lingua un volume di sermoni che servissero da guida ai nuovi missionari. In quel periodo si scatenarono a intermittenza diverse persecuzioni locali, che variavano d'intensità soprattutto a seconda dell'atteggiamento del mandarino locale; i cristiani, accusati di formare una setta segreta, venivano spesso picchiati e cacciati dalle loro missioni; tanto che Giuseppe stesso venne preso e picchiato quasi a morte da una folla sobillata contro di lui. Poiché i missionari stranieri erano posti sotto la protezione francese, la loro posizione si aggravò quando scoppiò la guerra tra Francia e Cina. La Germania si assunse la responsabilità della loro protezione ma non prima che a Buoliang (area missionaria dello Shantung meridionale) quindici cristiani fossero uccisi e molti altri feriti o cacciati dalle loro case, in seguito alla decisione di un magistrato locale di schiacciare la "religione degli europei". Dopo aver ricevuto la convocazione per un capitolo generale a Steyl, Anzer nominò Giuseppe amministratore della missione dello Shantung meridionale, il che significava che Preinademetz avrebbe dovuto passare la maggior parte del suo tempo a Puoli. A Natale del 1885 venne a sapere che Anzer era stato nominato vescovo. Giovanni Battista, ritornato a Puoli con un grande corteo, nominò Giuseppe pro-vicario e superiore di vari distretti, consentendogli così per un certo periodo di riprendere a visitare i suoi amati villaggi, anche se ormai il suo compito stava gradualmente mutandosi da quello di missionario di "prima linea" a quello di animatore dei missionari stessi. Nominato "visitatore" da Arnoldo Janssen, nell'estate del 1896 incontrò tutti i membri della Società impegnati in missione. Giuseppe e Anzer sentivano entrambi la necessità di un clero indigeno e cominciarono a costruire un seminario; proprio a Freinademetz fu affidato l'incarico di istruire gli studenti più anziani del seminario, che venne trasferito da Puoli al centro più grande di Tsining. I primi due seminaristi cinesi vennero ordinati nel 1896; venne anche acquistato un edificio da adibire ai ritiri annuali di tutti i missionari.
Lo scoppio della guerra tra Cina e Giappone nel 1894 condusse a nuove turbolenze e due preti del Divin Verbo furono uccisi. Una vasta persecuzione, fomentata dall'imperatrice madre, scoppiò con la rivolta dei Boxer del 1900, anche se lo Shantung meridionale ne uscì relativamente indenne; costretto in un primo momento a fuggire con altri preti, Giuseppe si risolse poi a ritornare dai suoi catecumeni riuscendo a riportare l'ordine a Puoli. Venne nominato dapprima padre provinciale con un mandato di sette anni, guadagnandosi fama per l'attenzione scrupolosa con cui affrontava ogni problema. Essendo responsabile della vita religiosa dei missionari della sua provincia, costruì una nuova casa per ritiri a Taikia. Con l'esaurirsi della rivolta dei Boxer e l'inizio dell'occidentalizzazione della Cina i cristiani vennero lasciati in pace e il numero dei convertiti crebbe, tanto che Giuseppe poteva scrivere a casa: «Nonostante le persecuzioni, abbiamo avuto una messe come non mai».
Nella primavera del 1903 Anzer tornò nuovamente in Europa, lasciando Giuseppe come vicario a Yenchowfu; morì improvvisamente a Roma il giorno successivo a un'udienza pontificia. Tutti si aspettavano che Giuseppe venisse nominato vescovo al suo posto, ma egli non condivideva quest'idea: «una mitra non è adatta a una testa di legno» e infatti la scelta cadde su un altro missionario, padre Henninghaus. In realtà Giuseppe non gradiva più assumere grosse responsabilità: la sua salute stava venendo meno e la sua straordinaria pietà e umiltà venivano esercitate meglio nei rapporti interpersonali. Scrisse: «Sono giunto ad amare i miei cinesi, e considero la Cina con la sua gente e la sua lingua come la mia madre patria [.. .] Morirci più di mille volte per loro [...] In Paradiso voglio essere ancora cinese». Negli anni precedenti alla sua morte vide delinearsi la minaccia maggiore per il successo delle missioni con l'occidentalizzazione del paese: «Il più grande flagello per noi e per i cinesi sono le masse di questi europei, moralmente inferiori e privi di ogni religione, che sciamano in tutta la Cina E...] Non v'è dubbio che i nostri pagani cinesi siano cento volte migliori di questa feccia dell'umanità».
Nel 1907 il vescovo Henninghaus andò in Europa, lasciando come provinciale e amministratore Giuseppe: stremato dal peso dei suoi compiti e dalle visite compiute durante un'epidemia di tifo, venne a sua volta colpito da questa malattia, morendo a Taickianckwau il 28 gennaio 1908. Intorno al 1935 in Tirolo nacque un movimento popolare di sostegno alla sua beatificazione e, nel 1947, il suo allievo di un tempo, il cardinal Tien, scrisse al vice postulatore della Causa: «Di tutti i missionari in Cina, non ne conosco nessuno più santo di padre Freinademetz; egli era tutto per tutti». La causa apostolica si aprì nel 1.951 e la beatificazione avvenne, insieme a quella di Arnoldo Janssen, il 19 ottobre 1975. Entrambi furono canonizzati il 5 ottobre 2003.
MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Daijiazhuang nella provincia meridionale dello Shandong in Cina, san Giuseppe Freinademetz, sacerdote della Società del Verbo Divino, che si adoperò instancabilmente per l’evangelizzazione di questa regione.
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