Stefano fu il primo a dare la vita e il sangue per Gesù Cristo. Ebreo di nascita, e convertito alla fede dalla predicazione di S. Pietro, mostrò subito un meraviglioso zelo per la gloria di Dio e una grande sapienza nel confutare i Giudei, che increduli disprezzavano il Nazareno.
Fu eletto dagli Apostoli primo dei sette diaconi per provvedere ai bisogni dei primi fedeli, specialmente delle vedove e degli orfani di cui la Chiesa ebbe sempre cura particolare.
E S. Stefano pieno di grazia e di fortezza, animato dallo Spirito Santo predicava con forza e confermava la predicazione coi miracoli.
Per questo si attirò l'odio dei Giudei che non potevano soffrire tanto zelo, né resistere alla sua sapienza, operatrice di numerose conversioni.
Essi vollero dapprima disputare con Stefano, ma vedendosi vinti dallo Spirito che parlava per bocca di lui, cercarono falsi testimoni per accusarlo di bestemmia contro Mosé e contro Dio. Il Signore però volle manifestare la innocenza del suo servo facendo apparire il suo volto bello come quello di un Angelo.
Dopo la lettura delle accuse, il sommo sacerdote Caifa gli disse di parlare per difendersi, ed egli fece la sua apologia, rappresentando loro la bontà e la misericordia del Signore verso il popolo ebreo, cominciando da Abramo fino a Davide.
Se da una parte mostrò i benefici che il Signore aveva concesso alla nazione dei Giudei, dall'altra ricordò pure le ingiurie fatte a Dio dai loro padri. Ma non facendo quelle parole alcuna impressione in quei cuori induriti, pieni di malizia, mutando d'un tratto tono disse: « O uomini di dura cervice e incirconcisi di cuore, voi sempre resistete allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, così fate anche voi». Essi all'udire queste cose fremettero nei loro cuori e digrignarono i denti contro di lui. Ma egli pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi nel cielo, esclamò: « Ecco io vedo i cieli aperti e il Figlio dell'Uomo stare alla destra di Dio ».
Quelli, alzando grandi grida, si turaron le orecchie e tutti insieme gli si avventarono addosso e trascinatolo fuori della città si diedero a lapidarlo, deponendo le loro vesti ai piedi d'un giovane chiamato Saulo.
E lapidarono Stefano che pregava dicendo : « Signore Gesù, ricevi il mio spirito », e ad alta voce: « Signore, non imputare loro questo peccato ». Ciò detto s'addormentò nel Signore.
Santo Stefano è il protettore dei muratori infatti nell’iconografia è sempre raffigurato con il suo principale attributo: le pietre della lapidazione. Indossa quasi sempre la 'dalmatica' la veste liturgica dei diaconi. È invocato contro il mal di pietra ossia i calcoli.
PRATICA. Perdoniamo e preghiamo per chi ci offende. PREGHIERA. Dacci, te ne preghiamo, o Signore, di imitare colui che veneriamo, onde impariamo ad amare anche i nostri nemici, poichè celebriamo la festa di colui che seppe pregare peí persecutori nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio il quale vive con te per i secoli dei secoli.Santo Stefano, primo martire del cristianesimo e uno dei sette diaconi della Chiesa primitiva, è stato ampiamente rappresentato nella storia dell’arte. La sua iconografia è ben definita e si basa sui racconti degli Atti degli Apostoli, in particolare sul martirio per lapidazione.
La scena più rappresentata è la lapidazione di Santo Stefano, spesso ambientata fuori dalle mura di Gerusalemme. Il santo è raffigurato in ginocchio o in piedi, con lo sguardo rivolto verso il cielo, in riferimento alla visione della gloria di Dio descritta negli Atti.
Una delle prime opere del pittore olandese. La scena è fortemente drammatica e giocata sul contrasto tra luce e ombra: il volto del santo, illuminato, esprime fede e abbandono a Dio nel momento del martirio.
Esempio della pittura rinascimentale tedesca, con figure energiche e una composizione dinamica che accentua la violenza dell’evento.
Parte di un ciclo dedicato al santo. L’opera raffigura Stefano mentre predica, sottolineando il suo ruolo di annunciatore del Vangelo prima del martirio.
Dipinto di grande intensità barocca, caratterizzato da movimento, pathos e realismo anatomico, in cui la violenza della lapidazione è resa con forte partecipazione emotiva.
Opera monumentale che riassume i momenti principali della vita del santo, dalla predicazione al martirio, con la tipica energia e teatralità della pittura fiamminga.
Il dipinto a tempera su tavola conservato al Museo Horne di Firenze rappresenta Santo Stefano in mezza figura, con la dalmatica e il libro, mentre le pietre simboliche del martirio sono poste sulla testa secondo il repertorio tradizionale degli attributi. Non si tratta di una narrazione del martirio in atto, bensì di un ritratto devozionale in cui il santo è valorizzato nella sua dignità ecclesiale e nella simbolizzazione del martirio stesso.
La grande tela di Vasari, dipinta per la chiesa di Santo Stefano a Pisa, illustra la scena del martirio con forte tensione dinamica e composizione articolata. Qui il santo è raffigurato durante la lapidazione, con attenzione ai dettagli realistici e a una narrazione scenica che riflette il gusto manierista del XVI secolo.
Nell’arte medievale e bizantina Santo Stefano è spesso rappresentato frontalmente, con stile solenne e simbolico, oppure all’interno di cicli narrativi affrescati nelle chiese, dove la lapidazione assume un valore fortemente teologico.
L’iconografia di Santo Stefano unisce il tema del servizio ecclesiale, rappresentato dall’abito diaconale, a quello del martirio, espresso attraverso le pietre e la palma. Le raffigurazioni sottolineano la testimonianza di fede fino al sacrificio estremo e fanno di Stefano il modello del martire cristiano.
