San Raffaele di San Giuseppe

San Raffaele di San Giuseppe
Nome: San Raffaele di San Giuseppe
Titolo: Sacerdote
Nome di battesimo: Josef Kalinowski
Nascita: 1 settembre 1835, Vilna, Lituania
Morte: 15 novembre 1907, Wadowice, Polonia
Ricorrenza: 15 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
22 giugno 1983, Cracovia, Sconosciuto
Canonizzazione:
17 novembre 1991, Roma, papa Giovanni Paolo II


Giuseppe, figlio di Andrey Kalinowski e lozefa Polonska, nacque a Vilna nella Polonia russa (nell'attuale Lituania), D settembre 1835; la madre morì poche settimane dopo la sua nascita, perciò il bambino fu affidato alle cure della zia Vittoria, che successivamente sposò suo padre. Anche Vittoria morì, quando Giuseppe aveva solo nove anni, e il padre, rimasto solo con cinque figli, sposò Sophia Puttkamer. Giuseppe fu educato in casa fino all'età di nove anni, poi studiò al collegio della nobiltà di Vilna, dove suo padre insegnava matematica. Era uno studente modello e a diciassette anni si diplomò con la medaglia d'oro; sebbene si sentisse chiamato a diventare sacerdote, seguì il consiglio paterno di frequentare prima l'università.

Non era certo facile a quel tempo per un giovane polacco frequentare l'università; la Polonia, infatti, che comprendeva nel suo territorio anche l'attuale Lituania, era stata occupata dalla Russia nel 1795 e tutte le sue università indipendenti erano state, perciò, chiuse. 1 giovani polacchi erano costretti quindi a frequentare l'università in Russia; Giuseppe s'iscrisse all'istituto di Agronomia di Hory Horki, dove studiò zoologia, chimica, agricoltura e apicoltura, ma non vi rimase a lungo. La sua vera passione era la matematica e tutte le discipline a essa connesse, perciò si trasferì all'Accademia Militare di Ingegneria di S. Pietroburgo, e, dopo aver ottenuto il diploma di luogotenente del corpo dei genieri, fu mandato a supervisionare il progetto della linea ferroviaria Kursk-Kiev-Odessa. Una lettera mostra che in quel periodo stava già attraversando una certa crisi spirituale: «Nella completa solitudine della mia vita, sono riuscito a condurre una profonda vita contemplativa e, onestamente, posso dire che questo lavoro, così lontano dalle altre persone, mi ha dato la possibilità di migliorare me stesso. Ho riconosciuto il valore della nostra fede religiosa e mi sono riavvicinato a essa».

Quando, nel 1860, terminò il suo incarico nel progetto ferroviario, Giuseppe fu trasferito alla fortezza di Brest-Litovsk e due anni dopo fu nominato capitano dello stato maggiore. I tre anni trascorsi a Brest-Litovsk non furono molto felici, a causa della dominazione russa e, in particolare, dei suoi effetti sulla Chiesa cattolica polacca; tuttavia non si scoraggiò, anzi fondò una piccola scuola cattolica domenicale, di cui divenne insegnante, e limitò le spese personali per assistere i poveri. Tutto ciò ebbe fine con la sommossa polacca del gennaio 1863; Giuseppe capì che, unendosi ai ribelli nella loro giusta causa, avrebbe forse potuto limitare i danni, perciò si congedò dall'esercito e si unì a loro. Nominato ministro della guerra per la regione di Vilna (posizione che accettò a condizione di non dover pronunciare nessuna sentenza di morte), trascorse i dieci mesi successivi facendo il possibile per salvare vite umane.

Attirata inevitabilmente l'attenzione dei russi, l'anno successivo (il 25 marzo 1864) fu arrestato e tre mesi dopo condannato a morte, ma le autorità russe, data la sua fama e temendo che il popolo l'avrebbe poi considerato un martire, commutarono la sentenza in dieci anni di lavori forzati. Iniziò il tremendo viaggio verso la Siberia (nove mesi a piedi in colonna con altri prigionieri) il 29 giugno dello stesso anno; descrisse lo squallore di cui fu testimone, nelle sue memorie: «Vicino a Perm [la città dove venivano radunati i condannati prima di essere smistati altrove), nel lontano oriente, l'immensa pianura che si stende da una parte all'altra degli Urali, si è trasformata in un cimitero immenso, con diecimila vittime, strappate all'abbraccio della loro madre patria. Sono state inghiottite per sempre».

Nei nove anni trascorsi in Siberia, non si lamentò mai delle sue sofferenze, condivise il poco che possedeva e, con le parole e l'esempio, tentava di sostenere continuamente i suoi compagni. Subì un profondo cambiamento interiore quando fu liberato dalle miniere di sale e fu esiliato a Irkutsk: conobbe un sacerdote polacco, Krzystof Szwernicki, che si occupava dell'intera Siberia; insieme insegnarono catechismo ai bambini del luogo e li prepararono alla prima comunione. Sotto la guida di Krzystof, nel frattempo, Giuseppe iniziò a prepararsi alla sua vera vocazione; quando nel 1873 finalmente fu liberato, l'unico suo desiderio fu di entrare in monastero.

Completato il noviziato, con il nome di Raffaele, partì per Gy6r in Ungheria, dove terminò i suoi studi filosofici e teologici e pronunciò i voti solenni. Si recò poi a Czerna, nel distretto di Cracovia (l'unico monastero carmelitano polacco ancora aperto), dove fu ordinato sacerdote il 15 gennaio 1882; fu nominato priore a Czerna nello stesso anno, e fu varie volte provinciale, priore ancora una volta Wadowice, e poi vicario provinciale delle carmelitane scalze. La sua grande ambizione era di rivitalizzare completamente l'Ordine carmelitano in Polonia. Nel 1904, i superiori gli chiesero di scrivere le sue memorie; iniziò il lavoro, ma la salute cominciò a peggiorare portandolo alla morte, che avvenne il 15 novembre 1907 a Wadowice. La notizia si diffuse velocemente e il popolo giunse da ogni parte per venerarlo, considerandolo già santo. Raffaele è stato beatificato il 23 giugno 1983, durante la visita in Polonia di papa Giovanni Paolo II (nato a Wadowice nel maggio del 1920), e canonizzato il 17 novembre 1991.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Wadowice in Polonia, san Raffaele di San Giuseppe (Giuseppe) Kalinowski, sacerdote, che, durante un’insurrezione popolare contro gli oppressori, fu catturato nel corso della guerra dai nemici e deportato in Siberia, dove patì molte tribolazioni, e, dopo essere stato liberato, entrò nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, a cui diede grande impulso.

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