Pantaleone, martire del IV secolo, è uno di quei santi la cui popolarità fu tanto grande in Occidente quanto in Oriente. La sua Passione greca, priva di valore storico, ebbe numerose versioni latine e traduzioni in diverse lingue orientali.
Secondo il racconto agiografico, Pantaleone nacque da madre cristiana ma non fu battezzato. Iniziò una brillante carriera come medico, finché un prete gli rivelò la potenza di Cristo, medico dell’anima e del corpo. Convertitosi alla fede cristiana, confidò da allora nell’efficacia della preghiera, compiendo diversi miracoli: guarì un giovane morso da un serpente e ridiede la vista a un cieco.
Denunciato da colleghi invidiosi, fu chiamato a comparire davanti all’imperatore Galerio, che lo sottopose a un’ordalia per verificarne i poteri taumaturgici. Il buon esito della prova non convinse l’imperatore, che consegnò il santo ai carnefici. Dopo numerose torture, Pantaleone fu infine decapitato il 27 luglio, probabilmente del 305. Al termine della sua ultima preghiera, si udì una voce dal cielo: «Di suo nome non sarà più Pantaleone, ma Pantaleemone» (dal greco Pantaleémon, «colui che è misericordioso verso tutti»).
Dopo il martirio, una pia donna raccolse il suo sangue in un’ampolla, probabilmente a Costantinopoli. Si narra che, tra il IX e l’XI secolo, l’ampolla giunse in Costiera Amalfitana grazie a mercanti; una tempesta costrinse la nave ad approdare a Ravello. Questo evento fu interpretato come segno divino: il santo aveva scelto Ravello come sua dimora elettiva.
L’ampolla fu inizialmente custodita nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli e successivamente trasferita a Ravello, dove divenne oggetto di profonda venerazione. Documenti attestano che già nel XIII secolo esisteva una chiesa dedicata a San Pantaleone e che nel 1577 fu registrato per la prima volta il fenomeno della liquefazione del sangue.
Nel 1643, il vescovo Bernardino Panicola fece costruire l’attuale cappella di San Pantaleone nel Duomo di Ravello, dove la reliquia fu definitivamente collocata al centro dell’altare maggiore. L’oggetto sacro è un’ampolla di vetro, custodita dietro inferriate in ferro dorato. All’interno vi è una sostanza composta da coaguli sanguigni, un nastro chiaro e strati di materia apparentemente grassa. Quando la reliquia è allo stato solido, presenta bande separate in strati distinti.
Secondo il racconto del capitano inglese Jan Grant nel 1922, la reliquia rimase compatta fino al 26 luglio, ma il giorno successivo apparve completamente liquida, di un rosso rubino. Anche se una fessura nel vetro causò la fuoriuscita di parte del contenuto, il liquido cessò miracolosamente di scorrere. Ogni 27 luglio, vigilia della festa liturgica, si verifica ancora oggi il fenomeno della liquefazione: i grumi si trasformano spontaneamente in liquido, senza scuotimenti o interventi esterni, e restano visibili per alcuni giorni.
Il culto di San Pantaleone è molto antico. In Oriente, è annoverato tra i medici «anargiri» (coloro che curavano senza ricompensa), mentre in Occidente figura tra i Quattordici Intercessori o Quattordici Ausiliatori. A Costantinopoli, l’imperatore Giustiniano gli dedicò una chiesa nel VI secolo, e nello stesso periodo sorsero monasteri a lui intitolati a Gerusalemme e nel deserto del Giordano.
Dall’Oriente il culto passò in Italia: a Roma era patrono di tre chiese, e nella diocesi di Crema ne divenne patrono principale. Venezia, in particolare, mostrò una profonda devozione verso il martire di Nicomedia, tanto che il nome Pantaleone divenne sinonimo del veneziano tipico nella commedia italiana.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicomedia in Bitinia, nellodierna Turchia, san Pantaleone, martire, venerato in Oriente per avere esercitato la sua professione di medico senza chiedere in cambio alcun compenso.