La storia di Marziale è un esempio interessante degli sforzi dei cronachisti francesi medievali di intrecciare la storia della Chiesa primitiva nelle loro terre con la narrazione biblica della vita di Cristo. Questo risultato si poteva ottenere attribuendo a san Lazzaro di Betania (17 dicembre) una missione evangelizzatrice fino a quelle terre; oppure confondendo due persone aventi lo stesso nome, per esempio identificando san Trofimo di Arles (29 dicembre) con il Trofimo citato in 2Tm 4,20; o ancora attribuendo un retroterra biblico a un santo francese vissuto in verità secoli dopo l’epoca neotestamentaria. Marziale è un tipico esempio di quest’ultimo caso.
Tutto ciò che conosciamo di lui è che fu vescovo di Limoges e che fin da un’epoca molto antica è venerato come apostolo del Limousin e fondatore di quella sede episcopale. Secondo una tradizione del VI secolo riportata da Gregorio di Tours, egli fu uno dei sette missionari inviati da Roma a evangelizzare la Gallia poco prima del 250: Gaziano fu destinato a Tours, Trofimo ad Arles, Paolo a Narbona, Dionigi (o Denis) a Parigi, Saturnino a Tolosa, Austremonio a Clermont, e infine Marziale a Limoges. Tutti furono vescovi e sono venerati come santi.
Nelle liturgie antiche di Limoges, Marziale viene ricordato come confessore. Un racconto stravagante delle sue gesta comparve nel 1029, attribuito al vescovo Aureliano (16 giugno), successore di Marziale, ma in realtà tratto largamente dalla Historia Apostolica, un documento apocrifo attribuito inizialmente a un certo Abdia.
Questa leggenda fu probabilmente ideata da Ademaro di Chabannes (986–1043) per accrescere la fama dell’abbazia di San Marziale di Limoges, dove aveva studiato. Secondo questa narrazione, Marziale sarebbe vissuto in Palestina al tempo di Gesù, convertito a quindici anni dalla sua predicazione, battezzato da san Pietro (29 giugno), di cui era parente.
Era lui, secondo il racconto, il giovanetto dei cinque pani d’orzo e due pesci (Gv 6,1-15), presente alla resurrezione di Lazzaro, tra coloro che ricevettero lo Spirito Santo a Pentecoste, e uno dei settantadue discepoli. Avrebbe servito a tavola durante l’Ultima Cena e seguito Pietro a Roma e Antiochia, da dove fu inviato in Gallia.
Durante il viaggio operò numerosi miracoli: ridiede la vita a un compagno morto, liberò da uno spirito maligno la figlia del suo ospite a Tulle, e risuscitò il figlio del governatore romano, strangolato dal demonio. A questi eventi seguirono conversioni in massa: si parla di 3.600 battezzati.
Altri miracoli lo videro protagonista: sacerdoti pagani accecati e poi guariti dalla sua preghiera, persecutori colpiti da un fulmine e infine risuscitati da lui stesso su richiesta del popolo.
Una nobildonna, Valeria, promessa sposa del duca Stefano, rifiutò il matrimonio dopo aver fatto voto di verginità come penitente di Marziale. Il duca la fece decapitare, ma Valeria si allontanò dal luogo dell’esecuzione con la testa tra le braccia.
Questo evento portò alla conversione del duca, che si recò pellegrino a Roma dove incontrò san Pietro nel luogo detto Vaticano, informandolo dei progressi dell’evangelizzazione in Gallia e delle opere di Marziale.
Naturalmente, tutto ciò appare come frutto di fervida immaginazione. Fu con ogni probabilità Ademaro a contraffare la bolla attribuita a papa Giovanni XIX, che avrebbe autorizzato il culto di Marziale con gli onori di un apostolo. Si sospetta abbia manipolato anche altri documenti di simile portata.
Nel 1854, la Congregazione dei Riti si rifiutò di ratificare la bolla, stabilendo che Marziale dovesse essere commemorato solo con il titolo di vescovo e confessore, nella Messa, nelle litanie e nell’Ufficio.
Alcune fonti francesi, tuttavia, continuarono a sostenerne la dignità apostolica, definendolo:
«apostolo del I secolo, di origini giudaiche, della tribù di Beniamino» e «il primo a predicare ai popoli occidentali».MARTIROLOGIO ROMANO. A Limoges in Aquitania, in Francia, san Marziale, vescovo.