Beato Tommaso Reggio

Beato Tommaso Reggio
Nome: Beato Tommaso Reggio
Titolo: Vescovo
Nascita: 9 gennaio 1818, Genova
Morte: 22 novembre 1901, Triora, Imperia
Ricorrenza: 22 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
3 settembre 2000, Roma, papa Giovanni Paolo II


Tommaso Reggio nacque a Genova il 9 gennaio 1818. Famiglia nobile, la sua, che gli offrì tutte le opportunità perché un giorno potesse aspirare a una carriera brillante. Ma a vent'anni egli decise di abbandonare tutto per farsi prete. «Voglio farmi santo a ogni costo — scrisse al termine degli studi — poggiando la mia vita su due pilastri sicuri: la preghiera e la vita ascetica».

Venne ordinato sacerdote 1'8 settembre 1841. Conseguito due anni dopo il dottorato in teologia, a soli venticinque anni, fu nominato vicerettore del seminario di Genova e successivamente rettore di quello di Chiavari. Si dedicò con grande zelo e intelligenza alla formazione dei futuri sacerdoti, che accompagnava nel loro cammino con la testimonianza di una vita coerente, con parola autorevole ed equilibrata disciplina.

Pur giovanissimo, si dimostrò educatore aperto, innovatore, moderno e coraggioso. E non erano tempi facili. L'Italia, Liguria compresa, era scossa da rivolte di poveri che chiedevano libertà e giustizia sociale. Nella circostanza tenne sempre una condotta prudente e riservata; ligio al proprio dovere, cercava in ogni cosa la gloria di Dio e il bene delle anime. E preparava i chierici perché fossero disposti a impegnare la propria vita senza remore per Dio e per la chiesa.

Da rettore del seminario, svolse anche un'intensa attività giornalistica e fu tra i fondatori del primo giornale cattolico genovese, «L'armonia della religione colla civiltà», e poi del «Cattolico di Genova», abbreviato poi in «Cattolico» e trasformato nel 1861 nello «Stendardo cattolico», del quale per dodici anni sarà direttore. Don Reggio nei suoi articoli e nella redazione dei giornali si proponeva come strenuo difensore dell'integrità della dottrina cattolica, dei diritti della chiesa, della fedeltà a essa e alle sue direttive, in particolare al papa.

L'attività giornalistica di don Reggio, che nel 1851 era stato nominato abate della basilica di Santa Maria Assunta a Carignano, fu veramente febbrile, come intenso fu il suo impegno politico, in un momento in cui i cattolici vivevano un delicato problema di coscienza suscitato dall'acuirsi della tensione fra stato e chiesa. Alcuni esponenti cattolici, in opposizione allo stato laicista, proponevano un astensionismo radicale, sintetizzato nella formula «né eletti né elettori»; altri invece, come il Reggio, lanciavano un motto dal contenuto opposto «eletti ed elettori», ritenendo dannosa la scelta astensionista. Nel 1865, in occasione della campagna elettorale, don Reggio nel suo giornale promuoveva una lista di candidati cattolici e lanciava l'idea di creare un partito cattolico.

Un'idea audace, che dovette tuttavia essere accantonata quando nel 1874, dopo la presa di Roma, Pio IX lanciò il Non expedit: un esplicito divieto ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica. Con quel divieto molti sogni finivano nel cassetto e l'abate Reggio capì che lo «Stendardo cattolico», che s'era schierato su posizioni opposte, non poteva continuare le pubblicazioni. Lo chiuse senza lamentarsi, senza recriminare: capì che era meglio evitare altre polemiche per non turbare ancora di più gli animi agitati e, scelta dolorosa ma serena compiuta in obbedienza al papa, lasciò il giornalismo e la vita politica. Così finiva l'esperienza battagliera dello «Stendardo cattolico».

Nel 1877 Pio IX lo nominava vescovo di Ventimiglia, una diocesi piccola e molto povera, dove anche il seminario versava in gravissime difficoltà. L'iniziale sgomento del nuovo vescovo per la precaria situazione della diocesi si trasformò poi in una molla per agire: girò più volte in lungo e in largo la diocesi, rilanciò il seminario, convocò tre sinodi diocesani in quindici anni di governo, eresse nuove parrocchie, rinnovò la liturgia, attento a non disperdere il grande patrimonio artistico delle chiese. Fu, insomma, per i suoi diocesani, un pastore saggio e previdente e una vera guida spirituale, preoccupato di accompagnare sempre le parole con l'esempio di una vita santa, perché il proposito di farsi santo a ogni costo non l'aveva mai abbandonato un minuto.

Nel 1878 fondava la Congregazione religiosa delle suore di santa Marta, con lo scopo di «rispondere ai bisogni dei tempi». Chiese alle suore di occuparsi dei più poveri tra i poveri «come Marta, che ebbe la fortuna di servire Gesù con l'umile lavoro delle sue mani». Ma senza dimenticare Maria. Per questo le religiose impareranno ad adorare in silenzio, ad alimentarsi della preghiera: qui troveranno le ragioni profonde della fede che fa loro scoprire Cristo nei piccoli, nei quali eri si identificava.

Il terremoto, che nel 1887 ha devastato a Liguria, ha rivelato la grande carità del vescovo. Nonostante l'età avanzata, corse subito a fianco di quanti erano stati colpiti dalla catastrofe, offrì il suo aiuto e poi convocò i parroci per avere da loro informazioni di prima mano sulla situazione delle singole parrocchie per poter provvedere alle immediate necessità e assegnare loro gli aiuti che riceveva da molte persone.

Lui stesso mise a disposizione quanto poteva, testimoniando concretamente di essersi fatto davvero povero come la sua povera gente. Ebbe un'attenzione particolare per i molti orfani a causa del terremoto. Inizialmente li accolse in alcuni centri di prima assistenza e poi creò per loro, a Ventimiglia, un orfanotrofio affidato alle cure delle suore di santa Marta.

Nel 1892 scriveva al papa: «Prego Vostra Santità di sollevarmi dall'incarico di vescovo e di tornare a essere un semplice sacerdote. Temo che diventando lento per l'età il vescovo, tutta la diocesi si addormenti». Sorprendente la risposta del papa: nel maggio dello stesso anno lo nominava, ormai settantaquattrenne, arcivescovo di Genova. E lui, nonostante l'età con i relativi acciacchi, obbedì docilmente alla volontà di Dio.

Quando nel 1900 l'Italia cattolica decideva di consacrare a Dio e alla Madonna il nuovo secolo, monsignor Reggio invitò tutti i vescovi della Liguria a un grande pellegrinaggio al monte Saccarello, dove venne posta una statua del Redentore. Partì in treno da Genova, accompagnato da molti sacerdoti e numerosi pellegrini, in una carrozza di terza classe, e con loro raggiunse Triora, piccola località ai piedi del monte. La voglia di proseguire a piedi il 'pellegrinaggio era molto forte, ma non gli fu possibile, impedito da un improvviso malessere, che segnò l'inizio della malattia che porrà presto fine alla sua vita terrena. Morirà la sera del 22 novembre 1903, rispondendo a chi gli chiedeva se desiderava qualcosa: «Dio, Dio, solo Dio mi basta». La risposta riassumeva quello che era stato lo scopo della sua vita.

Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 3 settembre 2000.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Triora in Liguria, beato Tommaso Reggio, vescovo di Genova, che, unendo all’austerità di vita una mirabile benignità di modi, favorì la concordia tra i cittadini e prestò con ogni mezzo assistenza ai bisognosi, dimostrandosi sempre partecipe dei problemi dell’umanità.

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