Sant' Enrico Walpole

Sant' Enrico Walpole
Nome: Sant' Enrico Walpole
Titolo: Sacerdote gesuita, martire
Nascita: 1558, Docking nel Norfolk, Gran Bretagna
Morte: 7 aprile 1595, York, Inghilterra
Ricorrenza: 7 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
15 dicembre 1929, Roma, papa Pio XI
Canonizzazione:
25 ottobre 1970, Roma, papa Paolo VI


Enrico Walpole nacque a Docking nel Norfolk (Gran Bretagna) nel 1558; fu educato al liceo di Norwich e poi alla Pctcrhouse di Cambridge, prima di entrare al Gray's Inn di Londra, per studiare legge. Challoner dice che i suoi genitori erano cattolici e non riporta altro sul suo itinerario religioso, mentre altre fonti riferiscono che Enrico divenne cattolico solo dopo aver assistito all'esecuzione capitale di S. Edmondo Campion (1 dic.) avvenuta nel 1581, sulla quale scrisse un lungo poema. Probabilmente tale esecuzione risvegliò o confermò definitivamente la sua fede cattolica e con certezza sappiamo che nel 1582 si recò all'estero per studiare da sacerdote, dapprima a Reims poi a Roma; qui, nel 1584, entrò nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote a Parigi nel 1588, lavorò per un certo tempo in Italia e fu poi inviato nelle Fiandre, dove operò di tanto in tanto come cappellano per i soldati cattolici inglesi che servivano nell'armata spagnola sotto sir William Stanley. Fu fatto prigioniero da alcuni ribelli antispagnoli e trascorse quattro o cinque mesi in carcere. Rilasciato, si trasferì in Francia per completare il suo tirocinio e tornò poi a Bruxelles come bibliotecario e confessore. Avrebbe desiderato andare missionario in patria, ma i superiori, a causa della sua salute malferma, lo spedirono in Spagna. Lavorò nei collegi inglesi di Siviglia e Valladolid prima di tornare nelle Fiandre con l'autorizzazione del re ad aprire un nuovo collegio per l'istruzione di sacerdoti e laici inglesi a Saint-Omer.

In ultimò il suo desiderio si realizzò e nel 1593 fu inviato in Inghilterra, giungendo a Bridlington, nello Yorkshire, il 6 dicembre. Fu arrestato il giorno seguente e portato a York come sospetto sacerdote; ammise la colpa, fu mandato a Londra e imprigionato nella Torre, dove stette circa un anno, venendo torturato quattordici volte. Scrisse a un confratello gesuita dalla prigione: «Sono fiducioso che Dio sarà glorificato in me, con la vita o con la morte [...1. Alcune persone vengono per interrogarmi, ma portano più parole chiassose e vuote che argomenti solidi». Ci sono giunte le sue confessioni scritte, molto più ricche di quelle di altri martiri, ed esse «sebbene comincino in maniera mirabile, terminano tristemente [...]. La loro conclusione rimane in qualche modo misteriosa, sia per i [suoi] vacillamenti, sia per la ragione della sua instabilità» (Pollen). Era «affettuoso, espansivo, con buona oratoria, debole di costituzione», non adatto alle durezze della prigione e delle torture, per cui la ragione principale per il mutamento di atteggiamento e l'ampia ammissione di colpevolezza fu «probabilmente la pressione morale, il terrore dei tormenti futuri, la debolezza, la depressione, l'impotenza, la confusione» (Pollen). Le torture lo lasciarono con le mani storpiate e pieno di dolori; nonostante la debolezza umana possa averlo segnato, non pensò mai di abbandonare il sacerdozio, né tantomeno la fede cattolica.

Alla fine il suo processo fu rinviato a York e, in quella sede, disse alla giuria: «Confesso molto volentieri di essere un sacerdote, di appartenere alla Compagnia di Gesù, di essere venuto per convertire il mio paese alla fede cattolica e per invitare i peccatori al pentimento. Non negherò mai tutto ciò; questo è il dovere che la mia chiamata impone. Se trovate qualsiasi cosa in me che non sia d'accordo con la mia professione, non mostratevi favorevoli. Nel frattempo, agite secondo le vostre coscienze ricordando che dovrete darne conto a Dio». Fu giudicato colpevole secondo la legge del 1585, che considerava reato capitale trovarsi in Inghilterra dopo l'ordinazione sacerdotale avvenuta all'estero. Sul patibolo tra le sue ultime parole vi fu la negazione della supremazia della regina nelle questioni religiose. Fu impiccato, sventrato e squartato fuori della città il 7 aprile 1595, assieme al R. Alessandro Rawlins, celebrato in questo stesso giorno. Fu canonizzato nel 1970 tra i Quaranta martiri d'Inghilterra e Galles.

MARTIROLOGIO ROMANO. A York in Inghilterra, sant’Enrico Walpole, della Compagnia di Gesù, e beato Alessandro Rawlins, sacerdoti e martiri, che durante il regno di Elisabetta I furono messi in prigione e crudelmente torturati per il loro sacerdozio e, infine, condotti al patibolo, ottennero impiccati e poi sventrati la corona eterna.

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