Santa Elisabetta, figlia di Andrea re d’Ungheria e di Gertrude, nacque a Presburgo, allora regno d’Ungheria, nell’anno 1207. A soli quattro anni, secondo l’uso del tempo, fu promessa in sposa al principino Ludovico, con il quale fu educata e crebbe tra il fasto e le insidie della corte. Ma il Signore la protesse e non permise che fosse contaminata dall’ambiente mondano e dai piaceri terreni.
Appena quindicenne, per volontà dei parenti, sposò Ludovico IV, langravio di Turingia, il quale come primo dono di nozze le offrì uno specchio raffigurante l’immagine del Salvatore. Da quel momento, un triplice amore – verso Dio, la famiglia e il prossimo – divenne il centro della sua vita. Elisabetta suddivideva le giornate tra la preghiera, il lavoro, la cura degli infermi e l’assistenza ai poveri.
Spesso biasimata dai cortigiani per il suo stile di vita, più simile a quello di una monaca che a quello di una principessa, trovò nel marito un solido sostegno e con il suo esempio indusse molti alla conversione. Entrando in chiesa deponeva la corona, ritenendosi indegna di comparire incoronata davanti a Colui che portò la corona di spine. Fuggiva ogni sfarzo e, con carità illuminata, provvedeva quotidianamente al sostentamento di più di novecento poveri, visitando personalmente i villaggi e consolando gli afflitti.
La tradizione racconta che un giorno, mentre scendeva dal castello di Wartburg verso Eisenach portando nel mantello del pane per i poveri, incontrò Ludovico che, incuriosito, volle vedere cosa contenesse. Aperto il mantello, non trovò pane, ma un fascio di rose profumate. Un’altra volta, raccolse un bambino lebbroso e lo adagiò nel letto coniugale; quando Ludovico sollevò le coperte, vide al suo posto l’immagine del Crocifisso.
Durante una terribile carestia, Elisabetta – chiamata madre dei poveri – distribuì tutto ciò che possedeva, svuotando il tesoro e rinunciando a ogni lusso. Ma Dio le riservava prove ancora più grandi: Ludovico, partito per la crociata in Terra Santa, morì a Otranto dopo breve malattia. Poco dopo, il cognato Enrico, usurpato il langraviato, la privò dei beni e la scacciò con i suoi figli. Nessuno osava accoglierla e trovò rifugio soltanto in una stalla. Pur tra lacrime e sofferenze, accettò tutto con animo rassegnato e fede incrollabile.
Infine, grazie all’intervento del padre, fu reintegrata nei suoi diritti. Ma, anziché riprendere la vita di corte, preferì la povertà evangelica: vestì l’abito e la fune del poverello d’Assisi, ringraziando Dio per i dolori e le umiliazioni ricevute.
Confortata da celesti consolazioni, morì santamente il 17 novembre 1231, all’età di soli venticinque anni. Fu proclamata santa da papa Gregorio IX nel 1235.
PRATICA. Facciamo sempre la carità ai poveri.
