Sant' Edmondo Rich

Sant' Edmondo Rich
Nome: Sant' Edmondo Rich
Titolo: Arcivescovo di Canterbury
Nascita: 1175, Abingdon, Berkshire
Morte: 1240, Soisy, Provins, Francia
Ricorrenza: 16 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Protettore:
delle partorienti
Canonizzazione:
16 dicembre 1246, Roma, papa Innocenzo IV


Edmondo, nato nel 1175, era il figlio maggiore di Reginald Rich, un mercante di Abingdon, nel Berkshire, e di sua moglie Mabel; secondo una tradizione, a metà della sua vita, quando i figli erano ancora piccoli, Reginald, dopo aver provveduto al loro futuro e con il consenso della moglie, entrò nel monastero di Eynsham, dove morì poco dopo.

Per questo motivo può essere confuso con uno dei suoi figli (sappiamo che Edmondo aveva un fratello e due sorelle, ma è più che probabile che avesse altri due fratelli e che fosse stato uno di questi a entrare nel monastero di Eynsham).

Edmondo e i suoi fratelli furono principalmente influenzati dalla loro formidabile madre; Mabel visse in modo molto austero c i figli ricevettero un'educazione religiosa severa, per non dire rigida. A dodici anni, Edmondo frequentò l'università di Oxford per studiare grammatica, e poi, dopo tre anni, partì con il fratello Roberto per Parigi, dove s'iscrisse alla facoltà delle arti.

Ritornò per compiere una breve visita alla madre che stava morendo e per ricevere la sua benedizione. Dopo aver sistemato le due sorelle, Margherita e Alice, presso il monastero gilbertino di Catesby, nel Northamptonshire, tornò a Parigi per completare gli studi, osservando fedelmente, «talvolta in circostanze difficili», il voto di celibato pronunciato mentre si trovava a Oxford.

Dal 1195 al 1201 ca., frequentò la facoltà delle arti all'università di Oxford; fu un periodo molto stimolante dal punto di vista intellettuale. Il mondo musulmano e quello cristiano riscoprirono la filosofia, in particolare Aristotele, ed è probabile che Edmondo fosse il primo a insegnare la logica di Aristotele a Oxford. Si accorse presto (e in questo fu un pioniere della filosofia scolastica) che la nuova dottrina avrebbe potuto diventare uno strumento valido per la comprensione e l'insegnamento della teologia.

Nel 1201, tornò a Parigi per studiare teologia; sebbene non esistano dettagli di questo periodo, fu probabilmente durante il soggiorno a Parigi che scrisse le Moralities on the Psalms (conservate sotto forma di manoscritto in un singolo volume del XIII secolo) e che fu ordinato al sacerdozio. Ritornato in Inghilterra trascorse un anno con i canonici agostiniani a Merton, nel Surrey, e poi si recò a Oxford per tenere una serie di conferenze di teologia.

La data più probabile del suo ritorno a Oxford è il 1214, dato che in quell'anno il legato pontificio riuscì a risolvere una disputa tra l'università e le autorità civili consentendo la ripresa regolare delle lezioni. Nel corso del suo insegnamento, Edmondo pose in rilievo il significato letterario e spirituale della Bibbia, oltre al suo contesto storico, e lo usò come fondamento del suo insegnamento; si interessò particolarmente dei suoi alunni, in particolare di quelli poveri o malati.

Nel 1222 Edmondo fu invitato dal vescovo Richard le Poore a diventare canonico e tesoriere della cattedrale di Salisbury, ufficio che ricevette assieme a una rendita nella vicina Calne, dove dovette risiedere per almeno tre mesi all'anno.

Anche se questo incarico lo costrinse ad abbandonare parzialmente la vita accademica di Oxford, fu in grado di continuare a svolgere un ruolo parziale come conferenziere nella scuola cattedrale a Salisbury, retta e potenziata dal vescovo le Poore.

Dato che in questo periodo era in corso la costruzione della cattedrale, i doveri di tesoriere tennero assai occupato Edmondo; non fu un periodo facile, dato che le sue donazioni più che generose, unite al fatto che aveva donato un quarto delle sue entrate per arricchire i fondi destinati alla costruzione della cattedrale, lo lasciarono completamente senza denaro per un certo periodo.

Ogni volta che sentiva necessario recuperare le forze fisiche o spirituali, soggiornava presso i cistercensi a Stanley Abbey, vicino a Calne, il cui abate, Stefano di Lexington, era stato uno dei suoi studenti a Oxford; questo rapporto con i cistercensi si rivelò come il più costruttivo della sua vita. Nel 1227, papa Gregorio IX (1227-1241) gli ordinò di predicare in favore della sesta crociata, concedendogli il diritto di ricevere un compenso da ogni chiesa in cui l'avesse fatto, denaro che ad ogni modo non accettò mai, pur svolgendo quell'incarico con grande fervore in un certo numero di luoghi, inclusi Worcester e Leominster. Sembra che in generale la sua predicazione sia stata energica ed efficace, data la sua preoccupazione di mettere in guardia il popolo contro il moltiplicarsi degli aspetti superficiali della preghiera, e basata ogni volta sulla sua ricca erudizione e profonda vita spirituale. «Centomila persone» scrisse una volta «vengono sviate dal fatto di moltiplicare le preghiere; per quanto mi riguarda, pronuncerei cinque parole devotamente nel mio cuore piuttosto che cinquemila senza sentimento e senza comprenderle. Lodare il Signore con coscienza: ciò che l'uomo ripete con la bocca, è necessario sia sentito nell'animo.»

Nel 1233, dopo l'annullamento di tre elezioni, il papa decise di nominare un proprio candidato come arcivescovo di Canterbury, sede vacante dalla morte di Riccardo Le Grand il 3 agosto 1231, e scelse Edmondo, che all'inizio rifiutò, protestando che non sapeva nulla di questa elezione (data la sua inclinazione allo studio e all'isolamento, potrebbe probabilmente aver aggiunto che in ogni caso non era adatto a quell'incarico), ma quando il vescovo di Salisbury esercitò la sua autorità e gli ordinò di accettare, alla fine obbedì e fu consacrato il 2 aprile 1234.

A dispetto del suo rifiuto iniziale, fu un vescovo eminente e riformatore, grazie alle sue qualità personali, un temperamento caloroso e cordiale, una predisposizione alla meditazione, unita a un profondo senso di giustizia, una grande integrità personale e un gran coraggio morale. I risultati che ottenne erano anche dovuti al calibro dei suoi collaboratori, alcuni ereditati dai suoi predecessori, Stefano Langton e Riccardo Le Grand, altri scelti da lui, come il suo cancelliere Riccardo di Wych (3 apr.), che era stato suo studente e successivamente vescovo di Chichester; inoltre sembra che suo fratello Roberto sia restato al suo fianco per tutta la vita.

L'inevitabile coinvolgimento nella politica causato dalla nuova posizione, gli fu sgradito (provava una sfiducia istintiva verso la corte), ma non si sottrasse ai suoi doveri; in effetti, non era ancora stato consacrato quando, subito dopo la sua elezione, contribuì a evitare il rischio di una guerra civile agendo come mediatore nella disputa tra Enrico III (1216-1272) e il suo maresciallo, il conte Riccardo, che capeggiava una rivolta contro la politica del re.

In generale fu sempre aperto e diretto nei suoi rapporti con Enrico, che era felice di poter contare su di lui persino mentre tentava di limitarne la giurisdizione. Un esempio delle mosse politiche di Enrico fu il tentativo andato a buon fine di ottenere la nomina del cardinale Ottone a legato pontificio.

Lo scopo principale di Enrico era di rinforzare la sua posizione di fronte ai suoi baroni, dopo il suo matrimonio con Eleonora di Provenza; Edmondo lo avvisò che quella nomina avrebbe causato parecchi problemi inutili, e alla resa dei conti ebbe ragione, dato che Enrico iniziò a mettergli contro il legato, i vescovi e i baroni.

D'altro canto i rapporti di Edmondo con il cardinale Ottone, che era chiaramente una persona discreta, prudente e onesta, non furono mai così gelidi come a volte è stato detto, principalmente sulla base di un racconto di Matteo Paris.

Ma i problemi di Edmondo non erano circoscritti all'interferenza di Enrico e ai suoi tentativi di limitare il potere della Chiesa; in questo senso, il vescovo di Lincoln, Roberto Grossatesta, intransigente in ciò che considerava una questione di principio, lo accusò di essere troppo pronto a sacrificarsi per mantenere la pace con il re.

Nel frattempo, dall'altra parte, l'autorità di Edmondo in quanto arcivescovo fu minacciata dai monaci della Christ Church, a Canterbury, in servizio alla cattedrale, che rivendicavano certi diritti e privilegi, e che in generale ostacolavano ogni cambiamento decretato da Edmondo. Visto che nonostante il suo talento di mediatore la questione non fu risolta, Edmondo, nel 1237, si recò a Roma per discuterla con Gregorio IX; al suo ritorno in Inghilterra la situazione non era migliorata e dopo ulteriori disaccordi e dispute scomunicò diciassette monaci.

A questo punto, non tutti i vescovi accettarono il nuovo modo in cui Edmondo stava affrontando la situazione; Enrico si oppose apertamente e il cardinale Ottone provò a ottenere una riconciliazione, senza risultato; perciò la questione rimase irrisolta anche dopo la morte di Edmondo.

Vi fu un nuovo scontro sulla questione dell'usanza di tenere vacanti uffici e benefici ricevuti in dono, per poter beneficiare delle entrate; nel 1239, Edmondo, con grande rischio e a caro prezzo, ottenne dal papa una bolla in base alla quale il vescovo metropolitano avrebbe potuto occupare qualsiasi cattedrale o chiesa monastica vacante da più di sei mesi, ma Enrico riuscì a convincere il papa a ritirare la bolla, e subito dopo, nell'ottobre 1240, Edmondo partì per il continente.

Molti storici, basandosi in gran parte sul racconto di Matteo Paris, hanno interpretato questa partenza come un esilio volontario dato che la sua posizione era diventata impossibile, ipotesi negata dall'evidenza: il gesto non era consono al suo carattere e non è menzionato da nessun altro cronista del tempo.

Sembra più probabile che abbia deciso di ritornare a Roma, dove il papa aveva convocato un concilio nel 1241, e che desiderasse partire in anticipo per poter discutere con lui dei suoi problemi; tuttavia si ammalò al suo arrivo in Francia e si fermò all'abbazia dei cistercensi a Pontigny.

Quando fu ovvio che il viaggio a Roma sarebbe stato pericoloso per lui — a parte la salute, le truppe dell'imperatore Federico II (1220-1250) avevano invaso lo Stato pontificio, rendendo difficile l'ingresso agli ecclesiastici — decise di tornare in Inghilterra, ma durante il viaggio si ammalò di nuovo e si fermò al convento agostiniano vicino a Soisy, dove morì il 16 novembre, dopo aver revocato la scomunica dei monaci di Canterbury e aver spedito una parte dei suoi oggetti per il culto a suo fratello Roberto e alle sorelle Margherita e Alice, a Catesby; fu sepolto nella chiesa abbaziale a Pontigny, dove riposa ancora.

Il papa nominò immediatamente una commissione per esaminare la vita e i miracoli di Edmondo, di cui facevano parte Roberto Grossatesta e il teologo francescano Alessandro di Hales, che si dichiarò favorevole alla canonizzazione nel 1246 (primo insegnante di Oxford a ricevere questo onore; S. Edmondo Hull, uno dei colleghi dell'università, è citato come secondo). Quando la sua festa fu celebrata per la prima volta, Enrico III portò un abito bianco di sciamito, un calice e denaro per comprare le candele del sepolcro. Questa canonizzazione suscitò un grande interesse in Inghilterra e, sebbene la popolarità del sepolcro a Pontigny cominciasse a declinare, verso la fine del xill secolo il culto di S. Edmondo si diffuse in Inghilterra, in modo particolare a Abingdon, sua città natale, e a Catesby, dove vivevano le sorelle. Gli fu dedicata una chiesa collegiata a Salisbury e un altare nella cattedrale, oltre ad altre dedicazioni già menzionate, come St Edmund Hall, a Oxford, e St Edmund's College, a Ware, nell'Hertfordshire, che è stato fino al 1976 il seminario della diocesi di Westminster.

Le opere di Edmondo sono composte per la maggior parte di commentari sulla Bibbia e scritti devozionali, di cui il più famoso è lo Speculum Ecclesiae, un trattato sulla via della perfezione destinato ai monaci e alle monache (più precisamente una summa degli insegnamenti di Ugo di S. Vittore sulla vita contemplativa).

Sono stati tramandati circa ottanta manoscritti medievali, in Midolle English, in anglonormanno e in latino, sia in Inghilterra che nel continente; questo fatto suggerisce la sua popolarità, dato che fu letto non solo da monaci e monache, ma anche da sacerdoti secolari e laici. Una volta si pensava che il testo tramandato fosse stato creato per i lettori laici, sotto forma di adattamento di un testo originale, ma studi recenti sembrano aver dimostrato che l'opera è nella forma in cui Edmondo la scrisse, con alcune modifiche secondarie apportate da lui o da qualcun altro, a beneficio dei laici.

Lo Speculum illustra un programma semplice affinché i cristiani possano elevarsi dalla contemplazione di Dio nella creazione, nella Scrittura e nell'umanità di Cristo fino all'estasi pura. Ciò riflette le due maggiori influenze sulla spiritualità di Edmondo, tra cui lo scrittore crea un legame: le scuole di Parigi e la tradizione monastica che poneva in rilievo l'ascetismo e la devozione personale per l'umanità di Cristo; inoltre ha un carattere specifico perché Edmondo subì l'influenza di Ugo e Riccardo di S. Vittore, che invece di evidenziare la miseria della condizione umana, tendenza comune tra i cistercensi, si concentrarono sull'immagine di Dio presente dietro al peccato e alle debolezze umane.

Edmondo scrisse in un periodo di transizione nella storia dell'espressione religiosa, che si rispecchia nell'arte del periodo, dando come risultato un genere di rappresentazione sensibile e umana delle verità e degli eventi religiosi.

L'intensa devozione per l'umanità di Cristo e la compassione per le sue sofferenze erano state le caratteristiche salienti della spiritualità monastica fino dal tempo di S. Bernardo (ca. 1090-1153; 20 ago.) e dei primi cistercensi, ma solo in seguito, grazie al movimento francescano, cominciarono a far parte dell'esperienza spirituale di tutti i laici cristiani.

Nello Speculum Edmondo in parte li riavvicina, e proprio come lui stesso era giunto a capire che deve esistere una relazione personale tra l'erudizione e l'attività pastorale, i lettori devono arrivare ad apprezzare il rapporto tra la preghiera e la vita quotidiana. Nel libro offre consigli pratici:
Se state bene, alzatevi dal letto la mattina senza badare al freddo, al sonno, o all'agiatezza: più grande è il sacrificio, maggiore sarà la ricompensa perché lo fate volentieri; poi dovreste andare in chiesa e recitare devotamente le lodi mattutine, o ascoltare tranquillamente la Messa e tutte le ore del giorno senza distrazione.

Oppure aiuta il lettore a ricostruire un episodio tratto dalla vita di Gesù:
Era inverno inoltrato e c'era molto freddo; era mezzanotte, l'ora più dura, e in mezzo alla strada, in una casa senza pareti. lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia davanti a un bue e un asino, e non vi rimase altro spazio. Pensate che gioia Gesù aveva donato a Maria e al suo sposo Giuseppe.

Oppure invita i cristiani, muovendoli a compassione, a identificarsi nel Cristo sofferente e nel dolore della madre:
Non so cosa potrei dire, a questo punto; se tutti i mali di questo mondo e tutto il dolore fossero concentrati nel corpo di un singolo individuo, e quell'uomo potesse sopportare le ferite, l'angoscia e il dolore concepibile da tutti gli uomini di questo mondo, sarebbe niente a paragone della sofferenza sopportata per noi in quell'ora [.. .]. Sicuramente, non esiste, e non è mai esistita una sofferenza maggiore della tua, o dolcissimo Gesù; pensate anche alla nostra dolcissima S. Maria e al suo dolore per il suo figlio dolcissimo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso la cittadina di Provins in Francia, transito di sant’Edmondo Rich, vescovo di Canterbury, che, colpito dall’esilio per aver difeso la Chiesa, morì vivendo santamente tra i monaci cistercensi di Pontigny.

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