Sergio, nato probabilmente ad Antiochia da genitori siriani, crebbe a Palermo, dove si trasferì con la famiglia e ricevette la sua istruzione. Giunto a Roma durante il pontificato di Adeodato II (672-676), frequentò la schola cantorum, fu ordinato sacerdote e nel 683 ottenne il titolo della chiesa di Santa Susanna sul Quirinale.
Dopo la morte di papa Conone (687), la città si divise tra due candidati: l’arcidiacono Pasquale, appoggiato dall’esarca bizantino Giovanni Platyn dietro promessa di denaro, e l’arcivescovo Teodoro, sostenuto dalle milizie romane. Poiché lo scontro rischiava di degenerare, clero e funzionari imperiali si riunirono al Palatino ed elessero all’unanimità Sergio. Teodoro si sottomise subito, mentre Pasquale tentò di opporsi chiamando l’esarca a Roma. Giovanni Platyn, però, riconobbe l’appoggio popolare al nuovo papa e approvò la sua consacrazione, non senza pretendere da lui l’oro che Pasquale gli aveva promesso. Sergio pagò pur protestando per l’estorsione.
Nonostante un inizio difficile, Sergio si mostrò un pontefice autorevole e conciliante. Alcuino lo descrisse come un uomo santo e degno successore di Pietro. Durante il suo pontificato si registrò il ritorno in comunione con Roma di Aquileia (700), che si era distaccata ai tempi della condanna dei Tre Capitoli, e per la prima volta dopo molti anni un vescovo di Ravenna venne consacrato a Roma.
Sergio si interessò in modo particolare all’Inghilterra. Il Sabato Santo del 689 battezzò a Roma il giovane re del Wessex, Caedwalla, che morì dieci giorni dopo. Nel 693 concesse il pallium a Beorhtweald, arcivescovo di Canterbury, e approvò la missione di San Villibrordo in Frisia, consacrandolo vescovo nel 696. Ricevette inoltre una delegazione di monaci da Wearmouth e Jarrow, confermando i privilegi della loro abbazia. Nel 701 chiese a San Ceolfrith di inviargli il giovane Beda, ma lo storico non giunse mai a Roma.
All’inizio del suo pontificato, Sergio rifiutò di ratificare gli atti del Concilio Quinisesto (692), voluto dall’imperatore Giustiniano II, che pretendeva di imporre pratiche liturgiche orientali all’Occidente. L’imperatore reagì con durezza, inviando a Roma il generale Zaccaria per deportare il papa a Costantinopoli. Ma le truppe imperiali di Ravenna si schierarono con Sergio e, sostenute dal popolo romano, costrinsero Zaccaria a fuggire. L’episodio segnò l’indebolimento dell’autorità bizantina in Italia.
A Roma Sergio restaurò diverse chiese, tra cui San Pietro, San Paolo e Santa Susanna, e fece traslare i resti di San Leone Magno all’interno della basilica vaticana. Introdusse nella Messa il canto dell’Agnus Dei, da recitarsi insieme al popolo durante la frazione del pane. Estese inoltre alla Chiesa romana quattro feste mariane già celebrate in Oriente: la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione/Assunzione, tutte accompagnate da solenni processioni.
Sergio I morì l’8 o 9 settembre 701 e fu sepolto nella basilica di San Pietro. Il suo culto si diffuse subito dopo la morte, come attestano i calendari di San Villibrordo, che lo ricordano il 7 settembre.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma presso san Pietro, deposizione di san Sergio I, papa, che, di origine sira, si adoperò con tutte le forze per l’evangelizzazione dei Sassoni e dei Frisoni e ricompose molte controversie e discordie, preferendo morire piuttosto che approvare gli errori.