San Saba, uno dei più celebri patriarchi del monachesimo palestinese, nacque nel 439 a Mutalasca, nel territorio di Cesarea di Cappadocia, da genitori illustri per nobiltà e pietà. Il padre, ufficiale dell’esercito imperiale, partendo per una spedizione ad Alessandria, affidò il piccolo Saba allo zio Ermia. La moglie di quest’ultimo lo trattò così duramente che, tre anni dopo, il fanciullo fuggì e si rifugiò presso un altro zio, Gregorio. Le discordie sorte tra i due zii spinsero Saba, non ancora ottenne, a ritirarsi nel convento diretto dall’abate Flaviano, deciso a consacrarsi totalmente a Dio.
Gli zii, riconciliati, tentarono di riportarlo a casa, ma egli rimase fermo nel desiderio di abbandonare il mondo. Tra i monaci fece rapidi progressi nella perfezione e compì anche miracoli. A 18 anni, con il permesso dei superiori, si recò in Palestina per visitare i Luoghi Santi. A Gerusalemme si mise sotto la guida di San Eutimio, poi, dopo la morte di questi, si ritirò nel deserto vicino al Giordano.
Viveva in una caverna su un’alta montagna, nutrendosi di erbe selvatiche e sopportando fatiche estremissime: per bere, doveva andare molto lontano a procurarsi acqua potabile e tornare salendo con l’aiuto di una corda fissata alla roccia. Scoperto da pastori e contadini, che cominciarono a portargli cibo, attirò intorno a sé numerosi discepoli.
Attorno a lui nacque una Laura, ossia un insieme di celle e romitori sparsi nel deserto. Saba impose ai suoi monaci una regola severissima, fatta di penitenza, lavoro e preghiera. La comunità crebbe così tanto che dovette estendersi oltre il torrente Cedron.
Nonostante la sua cura paterna, alcuni monaci ricorsero al patriarca Sallustio per deporlo, accusandolo di essere troppo rustico e non sacerdote. Il Patriarca, conoscendone la santità, lo convocò, lo ordinò sacerdote e dichiarò: «Onorate Saba come padre e ubbidite a lui come a vostro superiore».
La fama della sua virtù crebbe a tal punto che il Patriarca lo nominò esarca, ossia superiore generale di tutti gli anacoreti della Palestina. In età avanzata, combatté energicamente contro le eresie che affliggevano la regione, viaggiando nonostante gli ottant’anni e le penitenze che l'avevano indebolito.
A 90 anni si recò a Costantinopoli per chiedere a Giustiniano di intervenire contro gli eretici che devastavano le comunità cristiane. L’imperatore lo ricevette con grande onore e concesse tutto ciò che il Santo domandava.
Tornato alla sua Laura, si ammalò gravemente. Il Patriarca lo fece trasportare in una chiesa vicina e lo assistette personalmente. Sopportò i dolori con eroica pazienza. Poco prima di morire chiese di essere riportato alla sua Laura, dove indicò come successore Melito di Berita e gli diede preziosi insegnamenti.
Trascorse gli ultimi quattro giorni in completa solitudine, conversando solo con Dio. Morì il 5 dicembre 532, all’età di 94 anni, ed è ricordato in questo giorno dai martirologi greci e latini.
MASSIMA. Conservale, se e possibile, per quanto da voi dipende, la pace con tutti: non vi vendicate non date luogo alla collera; perocché sta scritto: a me e riservata la vendetta, ed io la faro, dice il Signore. S. Paolo Apostolo.