Palemone è, insieme a Sant'Antonio Abate e San Paolo di Tebe, uno dei principali paladini della solitudine e del silenzio. Stanco delle vanità del mondo, un giorno, durante la persecuzione di Diocleziano, partì e andò oltre Tebe dove divenne anacoreta.
Lì visse da solo dedicando giorno e notte alla preghiera. Collaborò all'organizzazione degli eremiti secondo i principi della vita comune. La "leggenda d'oro" ci racconta delle battaglie che combattè col maligno. Un giorno Palemone, l'unico abitante di quei contorni, sentì qualcuno bussare alla porta. Non potrebbe essere che il diavolo, pensò. Nessuno conosceva il suo nascondiglio. Nuovi colpi e finalmente aprì la porta. Era San Pacomio, che voleva vivere come un monaco solitario al suo fianco. Palemone gli mostrò quella selvaggia solitudine. Spiegò il suo modo di vivere: veglie, digiuni, preghiere. Notti di candela per pregare, digiunare tutti i giorni fino al tramonto, nutriti solo di pane e sale. Lavoro manuale di notte per vincere il sonno e non lasciarsi tentare da Satana. Non importa, insiste Pacomio, voglio imitare la tua vita. E Palemone lo ammise. Il suo prestigio cominciò a diffondersi e l'arida terra desolata si riempì di lauri abitati da anacoreti, che vivevano vicino a Palemone.
San Macario “il Grande”, che andò in visita a San Palemone e San Pacomio, costruì anche un monastero a Scete.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Tabennési nella Tebaide in Egitto, san Palamóne, anacoreta, dedito alla preghiera e a continue penitenze, e maestro di san Pacomio.
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