San Massimo di Torino, vissuto tra la fine del IV secolo e la metà del V, fu il primo vescovo documentato della città di Torino. Nacque probabilmente nella regione alpina della Rezia o nel vicino Piemonte, in un periodo di profonde trasformazioni religiose e politiche. La sua formazione avvenne sotto l'influenza di figure autorevoli come sant'Eusebio di Vercelli e sant'Ambrogio di Milano, dai quali assimilò il rigore dottrinale e l'impegno pastorale.
Intorno al 398 assunse la guida della diocesi torinese, quando la città, nota allora come Julia Augusta Taurinorum, era diventata suffraganea della sede di Milano. San Massimo si trovò ad affrontare anni segnati da instabilità politica, carestie, e invasioni barbariche. In questo contesto, si distinse non solo come guida spirituale ma anche come punto di riferimento morale per la comunità. Condannò con fermezza il paganesimo, ancora diffuso nelle campagne, e denunciò la simonìa, sostenendo un modello di Chiesa povera e impegnata al servizio dei bisognosi.
Attraverso le sue omelie, di cui ci sono pervenuti oltre cento testi, San Massimo manifestò una profonda sensibilità sociale. Esortava i ricchi a usare le proprie risorse per sostenere i poveri, i rifugiati e per il riscatto dei prigionieri, senza tralasciare l'obbligo del pagamento delle imposte, anche in tempi di disordine statale. Nei suoi sermoni insisteva sulla necessità di trasformare i templi pagani in luoghi di culto cristiani e promosse la costruzione di chiese, come quella dedicata a Sant’Andrea, poi incorporata nel santuario della Consolata.
Fu presente al Sinodo di Milano del 451 e al Concilio di Roma del 465, dove figurava tra i vescovi più anziani. Alcune fonti sostengono che morì intorno al 420, ma la sua presenza al concilio romano indica che visse almeno fino al 465. In ogni caso, la sua figura fu ben presto venerata come quella di un santo, e la Chiesa gli dedicò la memoria liturgica il 25 giugno.
Nel tempo, il culto di San Massimo si consolidò. A Collegno, presso Torino, venne edificata una basilica per custodire le sue reliquie. Nel XIX secolo, una nuova chiesa, oggi nota come San Massimo, fu consacrata in suo onore nel cuore della città. Nel 2004, il suo nome fu inciso nella nuova cattedra episcopale del Duomo di Torino, segno della venerazione continua nei suoi confronti da parte della Chiesa torinese.