San Martino di Braga
Nome: San Martino di Braga
Titolo: Vescovo
Nascita: 520 circa, Pannonia
Morte: 20 marzo 579, Braga, Portogallo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Gregorio di Tours (17 nov.) afferma che S. Martino da Braga fu il più importante studioso della sua epoca, mentre il poeta cristiano Venanzio Fortunato (4 dic.) lo descrive come l'erede dei meriti e del nome di S. Martino di Tours (11 nov.).
Martino nacque verso il 520 in Pannonia, terra del santo omonimo. Alcuni studiosi hanno ritenuto che la notizia procedesse da una confusione tra i due, ma il nome del paese appare nel suo epitaffio, che si dice abbia composto egli stesso.
Da giovane si recò in pellegrinaggio in Palestina. Non ci sono informazioni precise riguardo a ciò che fece, ma è probabile che abbia conosciuto la vita monastica e sia divenuto monaco là. Sempre in Terra Santa, inoltre, potrebbe aver incontrato pellegrini dalla Spagna, i cui racconti della tribù germanica degli svevi, per metà pagani per metà ariani, anch'essi originari della Pannonia ma stabilitisi in seguito in Galizia negli ultimi cinquant'anni, potrebbero averlo indotto a recarsi in Spagna con lo scopo di convertirli.
Gli svevi erano stati cattolici sotto il re Rechiario, ma durante il regno di Remismondo furono convertiti all'arianesimo da Aiace, un vescovo apostata della Gallia. Inoltre, benché la Galizia non annoverasse molti abitanti romano-ispanici, alcuni di questi avevano impiantato il priscillianesimo, eresia gnostico-manichea che aveva in passato colpito la maggior parte della Spagna.
L'arrivo di Martino nel 550 coincise con la traslazione delle reliquie di S. Martino di Tours a Orense. Il figlio del re Carriarico era stato guarito grazie alle preghiere rivolte al santo: per questo miracolo il re aveva abbandonato l'arianesimo e abbracciato la fede cattolica.
Il suo successore Teodomiro fu molto deciso nel combattere l'arianesimo e così, con l'appoggio della monarchia, a Martino fu possibile intraprendere l'opera di conversione degli svevi.
Egli fondò numerosi monasteri e fissò la sua base in quello di Dumio, di cui fu abate e che alla fine nel 556 divenne la sede del vescovado. Fu in seguito nominato vescovo della diocesi di Braga, oggi in Portogallo, che lo fece metropolita di tutta la Galizia.
Martino partecipò al I concilio di Braga nel 561 e poi come vescovo di quella sede presiedette il II concilio, tenuto nel 572, nel quale poté affermare: «Ora non vi è alcun dubbio che, attraverso la grazia di Cristo, vi è una sola confessione nella provincia». Oltre alla sua opera di missionario, Martino scrisse alcuni trattati con l'intenzione di rispondere ai bisogni pastorali della sua giovane Chiesa. Compilò una collezione di ottantaquattro canoni, soprattutto greci ma anche spagnoli e africani, che furono di grande importanza nella storia del diritto canonico medievale. Che fosse o no sua intenzione dare agli insegnamenti un carattere graduale, il trattato Formula vitae honestae, indirizzato a re Miro e basato, come il De ira, sui trattati morali di Seneca, illustra la ricerca di una vita buona e virtuosa, mentre i suoi Pro repellenda iactantia, De superbia e Exhortatio ad humilitatem introducono i lettori alla spiritualità cristiana. Martino dice ai fedeli: «Quando avete compiuto qualche azione buona, qualunque sia, guardate attentamente il vostro cuore affinché non si compiaccia delle lodi degli altri e cresciate in autostima e soddisfazione. Non cercate attivamente la gloria per i vostri meriti, perché essa è come l'ombra del vostro corpo: inseguitela, ed essa vi sfuggirà, rifuggitela, ed essa vi seguirà. Se fate qualcosa di buono, attribuite il merito a Dio, che vi ha donato tutto ciò che avete».
Per i suoi monaci raccolse il Sententiae Patrum Aegyptorum e, con la collaborazione di Pascasio, un monaco della comunità di Dumio, il Verba Seniorum.
L'impresa di convertire l'intera tribù degli svevi era probabilmente impossibile per qualsiasi persona e il De correctione rusticorum di Martino rivela quant'egli ne fosse consapevole e quanto rimanesse ancora da fare. La mancanza di un'istruzione adeguata, unita al relativo isolamento, favorivano il persistere dell'idolatria paganeggiante. La posizione di Martino verso questo paganesimo latente è decisamente diversa, tuttavia, dai metodi violenti dei visigoti: la sua politica si basava sulla persuasione più che sulla coercizione e questo comportamento fu il cardine del consiglio offerto al vescovo Polcmio, a cui era indirizzato lo scritto.
Fu per la grande stima conquistata che Martino ebbe un successo inaspettato nell'opera di rievangelizzazione. Morì nel 579 al monastero di Dumio. Le sue reliquie furono traslate a Braga nel 1606.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Braga in Portogallo, san Martino, vescovo, che, originario della Pannonia, ebbe dapprima la sede di Dume e poi quella di Braga; per il suo zelo e la sua predicazione gli Svevi, abbandonata l’eresia ariana, abbracciarono la fede cattolica.
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