Gli Akoimetoi (Acemeti) differivano dagli altri monaci orientali perché, secondo la loro regola, dovevano cantare l'Ufficio divino continuamente, in diversi cori, di giorno e di notte, senza interruzione; da questa usanza deriva il loro nome che significa "senza riposo".
Marcello, terzo abate di un convento situato sul Bosforo di fronte a Costantinopoli, è stato il più eminente dei monaci acemeti. Nacque ad Apamea in Siria, e giacché disdiceva le attività laiche, studiò religione ad Antiochia ed Efeso, e fu attratto dagli Acemeti, per la loro reputazione di monaci austeri ed eremiti. Diventò assistente dell'abate e alla sua morte fu eletto suo successore.
Nel ruolo di abate continuò a osservare la regola della povertà, e non permise mai che si accumulasse denaro; pensava che una provvista di cibo sufficiente per dieci giorni fosse eccessiva. Gli Acemeti avevano sempre sprezzato il lavoro manuale, ma Marcello insistette che tutti i monaci in qualche modo dovessero svolgere qualche attività pratica. La congregazione era formata da trecento monaci e all'abate Marcello giungevano richieste da tutto l'Oriente affinché certi monaci fossero nominati abati o perché alcuni gruppi potessero essere considerati nuclei di nuove istituzioni.
Marcello fu una figura importante a Costantinopoli per la sua partecipazione ai movimenti contemporanei che combattevano l'eresia. Fu uno degli archimandriti che nel 448 firmarono la condanna di Eutichio ed era presente al concilio di Calcedonia.
Governò il suo monastero per circa quarantacinque anni.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, san Marcello, abate del monastero degli Acemeti sul Bosforo, nel quale si eseguiva giorno e notte ininterrottamente il canto dei salmi.
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