San Guido di Pomposa
Nome: San Guido di Pomposa
Titolo: Abate
Nascita: 970, Casamari, Ravenna
Morte: 1046, Borgo, Parma
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Guido (Wido) nacque vicino a Casamari, presso Ravenna. I genitori, Alberto e Merocia, lo viziarono fin da piccolo: lo vestivano con abiti eleganti, gli diedero la miglior educazione possibile e quando ebbe l'età gli scelsero una sposa. Guido tuttavia, nonostante il grande rispetto che nutriva per i suoi genitori, aveva dei progetti differenti. Sottopose il suo dilemma al padre, chiedendogli di fare da giudice: di fronte a due donne, di cui una deve diventare sua moglie, quale deve scegliere: la più bella ma più esigente e per la quale deve pagare un alto prezzo, o la meno bella che lo avrebbe intrappolato e fatto sentire in gabbia?
Quando il padre gli disse di scegliere la migliore delle due, Guido interpretò la risposta come un ordine a seguire il Vangelo. Vendette i suoi abiti costosi e diede il ricavato ai poveri e poi partì per Roma vestito di stracci. Là ricevette la tonsura e progettò di recarsi a Gerusalemme, ma fu spinto a tornare a Ravenna per porsi sotto la guida di Martino l'eremita, che viveva su una piccola isola del Po.
Vissero insieme per tre anni, poi Martino lo mandò all'abbazia di Pomposa, vicino a Ferrara per apprendere la disciplina della vita comunitaria. Dopo essere stato responsabile di diversi incarichi, Guido fu posto da Martino alla guida dell'abbazia di S. Severo, ma quando l'abate di Pomposa lasciò il convento per vivere in solitudine e il suo successore, Giovanni, morì, Martino lo mandò a capo dell'abbazia.
A causa di un incredibile aumento delle vocazioni, tra le quali vi furono anche quella di suo padre e suo fratello, Guido dovette ampliare il monastero. Egli delegò ad altri fratelli le responsabilità riguardanti gli aspetti della vita materiale mentre si concentrò nella direzione spirituale della comunità. Fu dietro sua richiesta che S. Pier Damiani (23 feb.) trascorse due anni nell'abbazia insegnando le Sacre Scritture. Di tanto in tanto si ritirava anch'egli in una cella lontana circa tre miglia per digiunare e pregare.
Nonostante la sua vita senza macchia, Guido non era nei favori di Eriberto, arcivescovo di Ravenna, che era determinato a distruggere il monastero. Avvisato di un attacco imminente, l'abate e tutta la comunità pregarono e digiunarono per tre giorni. Quando Eriberto arrivò alle porte del monastero con i suoi soldati, Guido lo accolse cortesemente e lo condusse in chiesa: l'arcivescovo fu profondamente colpito dall'umiltà dell'abate e gli chiese perdono, assicurandogli per il futuro solo protezione.
Un altro personaggio causò altrettanto scompiglio: l'imperatore Enrico III che, arrivato in Italia, desiderò vedere l'abate della cui santità aveva tanto sentito parlare. Guido, che si trovava in ritiro, obbedì con riluttanza e partì, salutando i suoi fratelli e dicendo loro che non li avrebbe mai più rivisti. Arrivato a Borgo S. Donino vicino a Parma, cadde malato e morì dopo tre giorni. L'imperatore fece portare il corpo nella chiesa di S. Giovanni Battista a Spira, titolata poi, in suo onore, a S. Guido.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Borgo San Donnino presso Parma, san Guido, abate del monastero di Pomposa, che, dopo avere radunato molti discepoli e ricostruiti edifici sacri, si dedicò con fervore alla preghiera, alla contemplazione e al culto divino e nell’eremo volle avere la mente rivolta solo a Dio.
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