Secondo la leggenda, Bonifacio si recò da Roma a Tarso, nella Cilicia (Anatolia), al fine di riportare alla sua padrona Aglaida (o Aglaia o anche Aglae), di cui era intendente, le reliquie dei martiri. Come aderente al cristianesimo patì a sua volta nel 307 il martirio sotto Galerio e il suocero Diocleziano.
Sia Bonifacio che Aglaide erano pagani e vivevano in dissolutezza. Stanca del loro modo di vivere, ma anche interessata a capire il fenomeno del cristianesimo, Aglaida decise di inviare Bonifacio in pellegrinaggio in Terrasanta per raccogliere le sante reliquie dei martiri cristiani.
Quando giunse a Tarso (Asia Minore), Bonifacio scoprì che contro i cristiani era iniziata una massiccia persecuzione, si dichiarò egli stesso cristiano e, come tale, fu sottoposto a martirio. La sua salma imbalsamata fu riportata a Roma per essere sepolta in un oratorio sulla via Latina.
Aglaida stessa decise di aderire a sua volta al cristianesimo. Lasciata ogni sua ricchezza ai poveri, si ritirò a vita monastica per i diciotto anni in cui visse ancora, ricevendo - sempre in accordo alla leggenda - il dono divino di esorcizzare gli spiriti maligni.
In memoria di Bonifacio, Aglaide fece costruire sull'Aventino una chiesa, divenuta poi la basilica dei Santi Bonifacio e Alessio (ove si trovano anche le spoglie di Alessio di Roma), luogo in cui, secondo l'Itinerario De Locis Sanctis Martyrum,[1] le reliquie del santo furono trasferite successivamente in un'urna funeraria marmorea sotto l'altare maggiore il martedì delle Palme del 1217.
È citato nella Legenda Aurea, al numero d'ordine LXXI.
fonte: wikipedia.org
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