Clelia Cleopatra Maria Merloni nacque il 10 marzo 1861 a Forlì, da Gioacchino Merloni e Teresa Brandinelli. Rimase orfana di madre nel 1864 e venne affidata dapprima alla nonna materna e poi, dopo il nuovo matrimonio del padre, alla matrigna Maria Giovanna Boeri.
Fin dalla giovane età mostrò una spiccata sensibilità religiosa. Il padre, uomo d’affari, la indirizzò verso studi consoni a una vita borghese – pianoforte, lingue, buone maniere – ma Clelia sentì dentro di sé una chiamata più profonda alla vita interamente donata a Dio.
A circa ventidue anni entrò nella congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Neve a Savona, assumendo il nome di suor Albina; una grave malattia, tuttavia, la costrinse a lasciare il convento.
Nel 1892 iniziò una nuova esperienza con le Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza a Como. In quel periodo soffrì di tubercolosi e fu guarita dopo una novena al Sacro Cuore di Gesù. Proprio in tale contesto maturò in lei, con sempre maggiore chiarezza, l’ispirazione a fondare una famiglia religiosa interamente dedicata al Sacro Cuore.
Il 30 maggio 1894, a Viareggio, Clelia fondò insieme a due compagne, Elisa Penderzini e Giuseppina D’Ingenheim, l’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, con lo scopo di far conoscere e amare il Cuore di Gesù attraverso le opere di carità: scuole, orfanotrofi, assistenza ai poveri e agli emarginati.
Il padre Gioacchino, dopo una profonda conversione, le lasciò in eredità i suoi beni alla morte, avvenuta nel 1895. Un amministratore infedele, però, causò un grave dissesto finanziario. Clelia, pur non essendo colpevole, si assunse la responsabilità delle perdite per proteggere l’Istituto e le sue opere.
Con l’aiuto del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, la Congregazione ottenne l’approvazione diocesana il 10 giugno 1900 e poté estendere la propria presenza anche all’estero, in particolare in Brasile e negli Stati Uniti.
Gli anni successivi furono segnati da numerose prove: incomprensioni interne, calunnie, contrasti con alcuni membri e superiori della Congregazione. Nel 1911 Clelia venne rimossa dall’ufficio di Superiora Generale e, in seguito, chiese e ottenne la dispensa dai voti religiosi.
Lontana dall’Istituto da lei stessa fondato, visse un lungo periodo di silenzio e nascondimento, offrendo la propria vita al Cuore di Gesù per la Chiesa e per le sue figlie spirituali. Visse questi anni come un cammino di purificazione, perseverando nella fiducia e nel perdono verso chi l’aveva ferita.
Il 7 marzo 1928, ormai anziana e malata, fu riammessa nella Congregazione delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Pur non riprendendo il governo dell’Istituto, trascorse gli ultimi anni in preghiera, umiltà e totale abbandono alla volontà di Dio.
Clelia Merloni morì a Roma il 21 novembre 1930. Le sue spoglie vennero dapprima sepolte al Cimitero del Verano, per poi essere traslate nella casa generalizia delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, dove sono oggi venerate.
La causa di beatificazione si aprì nel 1988. In seguito al riconoscimento delle sue virtù eroiche fu dichiarata Venerabile, e successivamente, in seguito al riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione, venne proclamata Beata il 3 novembre 2018. La sua memoria liturgica è celebrata il 21 novembre.
La Congregazione delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, nata dal suo carisma, continuò a diffondersi in diversi Paesi del mondo, impegnandosi nell’educazione, nella formazione cristiana, nell’assistenza ai poveri, alle donne, agli ammalati e agli emigrati, sempre con lo sguardo rivolto al Cuore di Cristo.
La figura di Clelia Merloni rimane un luminoso esempio di perseveranza nella prova, di perdono e di fiducia incrollabile in Dio. La sua vita poté riassumersi nel suo atteggiamento interiore: «Si dà tutto a Lui, per trovare tutto in Lui.»