Secondo il nuovo Martirologio Romano, che differisce in parte dall'edizione precedente, Marcellino con la moglie Mannea, i figli Giovanni e Babila, Serapione, sacerdote, e Pietro, soldato, morirono martiri a Torni in Mesia (l'attuale Costanza in Romania), sul Mar Nero.
L'agiografo dice che diciassette membri della comunità cristiana di una città, probabilmente Ossirinco, vennero denunciati al governatore dei tebaidi egiziani, per essersi opposti al decreto imperiale e per aver rifiutato di sacrificare agli idoli.
I cristiani denunciati erano il tribuno Marcellino, la moglie Mannca e i due figli, un vescovo e tre chierici, un soldato, sette altri laici e una donna. Furono portati in catene davanti al governatore a Tomi. Egli tentò di persuaderli a obbedire alla legge, ma essi rifiutarono e vennero condannati a essere gettati in pasto alle fiere nell'arena. Il governatore fece un ultimo tentativo per salvar loro la vita: «Non vi vergognate» gridò «di onorare un uomo messo a morte e seppellito centinaia di anni fa per ordine di Ponzio Pilato?» Questa accusa non ebbe alcun effetto.
Secondo l'autore dei loro Alli il vescovo, Melezio, fece una confessione di fede nella divinità di Gesù (chiaramente ispirata dalle definizioni del concilio di Nicea del 325). Furono poi decapitati perché, come dice il racconto, quando le fiere vennero liberate non vollero neanche toccarli e il fuoco non riusciva a bruciarli.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Costanza in Scizia, nell’odierna Romania, santi martiri Marcellino, tribuno, e Mannea, coniugi, e Giovanni, loro figlio, Serapione, chierico, e Pietro, soldato.
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