San Sisto II e compagni

San Sisto II e compagni
Nome: San Sisto II e compagni
Titolo: Papa e martiri
Morte: 6 agosto 258, Roma
Ricorrenza: 7 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Papa Sisto (Xystus) succedette nel 257 a S. Stefano I (2 ago.). Di lui si hanno informazioni abbastanza precise perché morì in un'epoca durante la quale nell'impero romano si stavano verificando importanti cambiamenti, preludio di ulteriori sconvolgimenti delle sue tradizioni e sicurezze. È anche divenuto famoso quale figura principale di una delle opere d'arte più celebrate della storia occidentale.

Si conoscono tre lettere scritte da S. Dionigi di Alessandria a Sisto: in esse Dionigi chiede informazioni riguardo la disputa iniziata sotto Stefano ed esorta Sisto a usare clemenza verso le Chiese africane e alcune Chiese asiatiche, le quali sostenevano che il battesimo conferito da eretici non fosse valido. Sisto seguì il suo consiglio: riallacciò i rapporti con S. Cipriano e con quelle Chiese e ignorò con tatto la pratica asiatica di battezzare i convertiti. Non a caso il biografo di S. Cipriano, Ponzio, definisce Sisto «un sacerdote buono e pacifico».

Nel 257, durante il quarto anno del suo regno, l'imperatore Valeriano, fino ad allora favorevole ai cristiani, emise il primo decreto contro di essi. Probabilmente Valeriano fu consigliato dal suo ministro Macriano, che mirava a confiscare le ricche proprietà cristiane per sanare la situazione economica dell'impero, ma è anche possibile che Valeriano credesse veramente che gli dèi fossero adirati a causa dei cristiani e della sua tolleranza nei loro confronti. Forse riteneva anche che questo fosse il motivo delle minacce esterne da parte dei persiani e di altri pericolosi nemici e dei contrasti finanziari, sociali e ideologici interni all'impero. O forse era ritornato alla vecchia idea che i cristiani fossero politicamente pericolosi. «I cristiani erano ritenuti indovini e maghi, cospiratori contro il governo, politicanti disperati, nemici della religione ufficiale, diffusori di dicerie false e responsabili di avvelenamenti e altri crimini»: queste sono le memorabili parole di Newman. Oppure, dal momento che ai tempi di Valeriano la religione tra i capi dell'impero era più che altro una questione formale, è anche possibile che, come in altre epoche, egli stesse tentando di evitare la minaccia di un colpo di stato deviando il malcontento su un capro espiatorio facilmente identificabile. Infatti, l'imperatore e i suoi consiglieri sapevano perfettamente che molti e influenti uomini al governo erano cristiani, tanto che l'editto di Valeriano era indirizzato espressamente agli egregii viri ed equites romani: senatori, cavalieri e alti ufficiali. Non veniva chiesto loro di rinnegare la fede, ma semplicemente di dimostrare la loro fedeltà con un pubblico sacrificio agli dèi dell'impero. Pochissimi laici accettarono il compromesso: la maggior parte di essi, guidata dal clero, fu irremovibile.

A motivo della loro resistenza la persecuzione ben presto si tramutò in un tentativo di sopprimere il cristianesimo eliminandone i capi e i centri di potere e di influenza. I bersagli principali furono gli alti ecclesiastici che risiedevano in centri importanti quali il Nord Africa e, naturalmente, Roma: nel 257 le celebrazioni liturgiche e l'uso dei cimiteri vennero proibiti; vescovi, presbiteri e diaconi dovevano accettare di offrire sacrifici agli dèi per non essere esiliati, e Sisto venne eletto papa di nascosto. Vi furono numerosi martiri nell'alto e basso clero, e il loro numero aumentò l'anno successivo, quando fu concessa l'autorizzazione a giustiziare i membri del clero senza processo e i laici più influenti furono soggetti alla pena di morte.

In Africa, Cipriano (16 sett.), che sarebbe poi morto durante la medesima persecuzione, annunciò ai suoi compagni vescovi che Sisto, insieme a quattro diaconi, era morto il 6 agosto. Durante la persecuzione i cristiani si riunivano in grotte sotterranee per celebrare di nascosto la Messa: Sisto fu catturato mentre predicava nel cimitero di Pretestato e si dice che abbia rifiutato di fuggire per evitare un massacro di massa.

Non è chiaro se venne decapitato sul posto o se prima fu portato in tribunale per il giudizio e poi riportato indietro e giustiziato. Fu sepolto lungo la strada del cimitero di S. Callisto sulla Via Appia.

Un secolo più tardi papa S. Damaso (11 dic.) compose un'iscrizione per la sua tomba.

Insieme a lui vennero catturati e giustiziati quattro diaconi: i santi Gennaro, Vincenzo, Magno e Stefano. Altri due, i santi Felicissimo ed Agapito, furono probabilmente martirizzati lo stesso giorno e sepolti nel cimitero di Pretestato. Il settimo diacono della città, S. Lorenzo (10 ago.), fu ucciso quattro giorni dopo.

La persecuzione cessò nel 259 con la morte di Valeriano nelle prigioni persiane e con l'editto del figlio Gallieno a favore dei cristiani. Sisto fu il papa martire più venerato dopo S. Pietro. Si ritiene che le sue reliquie siano state conservate insieme a quelle di S. Barbara nella chiesa dei domenicani a lui dedicata a Piacenza, per tradizione suo luogo di nascita.

Il famoso mosaico del vI secolo nella chiesa di S. Apollinare Nuovo a Ravenna lo ritrae insieme a S. Lorenzo. Appare anche in uno dei quadri più famosi, la Madonna di S. Sisto o Nostra Signora con Bambino e i santi Sisto H e Barbara di Raffaello (1483-1520), oggi nella galleria nazionale di Dresda. Il lavoro fu commissionato da papa Giulio 11 o dal cardinale Grassi per ricordare l'annessione di Piacenza allo Stato pontificio dopo la vittoria di Giulio sui francesi nel 1512 (la chiesa di S. Sisto lo vendette nel 1754 ad Augusto III, principe elettore di Sassonia e re di Polonia).

Come segno di rispetto per il suo mecenate, Raffaello ritrasse Sisto nelle fattezze dell'anziano papa, dipingendo una ghianda sulla tiara e la quercia dello stemma di famiglia del papa sul manto. Il santo indica gli astanti, come per raccomandarli alla protezione della Beata Vergine Maria. Il gesto può essere riferito alla strenua difesa da parte di Giulio del potere temporale del papa. Le tende tirate (e agitate da un vento divino) sullo sfondo del dipinto vogliono dare l'idea di una finestra nel corridoio attraverso la quale si possono vedere Maria e Gesù assisi nella gloria su un banco di nuvole che sovrastano la realtà mondana. La figura centrale dell'altrimenti statico dipinto (che potrebbe essere intitolato anche La visione di S. Sisto) è la Beata Vergine Maria regina del paradiso che discende dal Cielo. La fama del quadro, insieme a pochi altri quali la Madonna della Sedia di Raffaello e L'ultima cena e Monna Lisa di Leonardo, risale solo al XVIII secolo, quando ne furono realizzate numerose copie e cominciò a diffondersi l'uso di xilografie.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santi Sisto II, papa, e compagni, martiri. Il papa Sisto, mentre celebrava i sacri misteri insegnando ai fratelli i precetti divini, per ordine dell’imperatore Valeriano, fu subito arrestato dai soldati sopraggiunti e decapitato il 6 agosto; con lui subirono il martirio quattro diaconi, deposti insieme al pontefice a Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Nello stesso giorno anche i santi Agàpito e Felicissimo, suoi diaconi, morirono nel cimitero di Pretestato, dove furono pure sepolti.

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