San Giosuè

San Giosuè
Nome: San Giosuè
Titolo: Patriarca
Nascita: XII secolo a. C, Egitto
Morte: XII secolo a. C, Timnat-Serach
Ricorrenza: 1 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Il nome di Giosuè in ebraico suona yehélshua` che significa «JHWH è salvezza». Come Abramo e Mosè anche Giosuè oltre a essere un personaggio della storia è soprattutto un simbolo, l'eroe che ha conquistato la terra promessa. In realtà la conquista fu un fatto che richiese almeno un paio di secoli, spesso fu solo una lenta infiltrazione tra le popolazioni cananee, con le quali in buona parte gli israeliti si fusero formando quello che poi si chiamerà il popolo d'Israele.

Qui tracceremo il profilo dell'eroe come ce lo propone la tradizione biblica.

Nei libri del Pentateuco Giosuè vive nella gloria di Mosè. Il suo ruolo è decisamente secondario ma non privo di rilievo. Appena conclusa l'alleanza, Mosè sale sul Sinai per ricevere la legge di Dio. Il popolo resta giù, alle falde del monte, sotto la guida di Aronne e Cur; Giosuè invece accompagna Mosè fin sulla montagna. Scendendo di lì sente in lontananza lo schiamazzo del popolo e lo interpreta come grido di guerra.

È lui che guida Israele contro Amalek mentre Mosè sul colle prega. Assegnato alla custodia della tenda della Dimora, vigila al suo interno quando Mosè s'intrattiene con Dio. Geloso delle prerogative profetiche del suo capo, vorrebbe impedirne l'allargamento ad altri. Insieme a Caleb e ad altri è inviato come esploratore del Canaan, ma solo lui e Caleb ne esaltano le buone qualità e dimostrano fede nella possibilità di ereditare il dono di Dio. Per questo meriteranno, essi soli, di entrarvi.

Alle dipendenze di Mosè, il giovane Giosuè fa il suo tirocinio nella guida del popolo. Accumula esperienza e conoscenza. Il testo biblico lo dice un uomo «pieno dello spirito di saggezza» e questo per l'imposizione delle mani di Mosè, ma si capisce bene che molto ha ricevuto dal contatto con il capo in tempi di estrema difficoltà. Per questa sua maturità umana e per l'attaccamento e la docilità dimostrata al maestro, Giosuè merita di ereditarne l'autorità e lo spirito per farsi ubbidire dall'intero popolo e introdurlo nella terra promessa.

Con il libro di Giosuè inizia l'opera di direzione e conduzione d'Israele da parte di Giosuè. I suoi compiti sono molteplici.

Nel passaggio del Giordano e nella conquista di Gerico, Giosuè dirige il popolo come farebbe un sacerdote in una celebrazione liturgica. Il passaggio del Giordano è infatti presentato come una «liturgia». Protagonisti i sacerdoti e i leviti. Portando l'arca dell'alleanza essi aprono la processione, il popolo si terrà a debita distanza per sottolineare l'inaccostabilità di Dio «presente» nell'arca. Come per ogni gesto liturgico il popolo si dovrà «santificare», dovrà lavarsi e astenersi dai rapporti sessuali.

Appena i piedi dei sacerdoti toccano le acque del Giordano, queste si dividono per lasciare snodare la processione all'asciutto.

Arrivati in mezzo al guado i sacerdoti si fermano lasciando passare tutto il popolo per poi rimontare e permettere alle acque del Giordano di defluire.

Di tutta questa scena Giosuè è come il regista e il grande pontefice. La riuscita dell'operazione lo consacra capo indiscusso.

Altrettanto si può dire della presa di Gerico. Anche qui protagonisti i sacerdoti con l'arca. Per sei giorni essi aprono la processione di tutto il popolo intorno alle mura della città. Nel settimo la processione gira per sette volte. Al termine del settimo giro i sacerdoti danno fiato alle trombe, le mura di Gerico crollano, la città è a disposizione d'Israele: ognuno l'assale e fa strage della popolazione. Del bottino si fa offerta a JHWH. Anche questa operazione si conclude con la conferma delle capacità direttive di Giosuè, «la cui fama si sparse in tutto il mondo».

Questi due episodi della conquista dimostrano a sufficienza una tesi teologica. La promessa della terra è attuata ad opera di Dio. Essa è davvero un dono di Dio. E Giosuè ne è stato lo strumento. La presa di Ai e la battaglia contro i cinque re coalizzati del Sud (Gs 10) danno la misura di un Giosuè condottiero. Nella presa di Ai predomina l'astuzia dell'orientale che gioca un brutto scherzo agli abitanti della città; nella battaglia dei cinque re la tempestività dell'azione alle prime luci dell'alba, dopo aver marciato per tutta una notte, risulta vincente su forze più numerose.

Nella seconda parte del libro di Giosuè si parla della ripartizione della terra conquistata tra le tribù sulla base della loro grandezza numerica.

In realtà la penetrazione del Canaan fu un fenomeno lento che si estese fino ai tempi di 21 Davide. Nell'attività di distribuzione non mancarono le contestazioni. Non tutti potevano essere contenti del proprio territorio. Le due tribù della casa di Giuseppe erano particolarmente numerose. La terra assegnata loro non bastava. Giosuè pensò bene di assegnare una regione boscosa da trasformare in terra fertile. Anche questo era compito di Giosuè, dirimere difficoltà di assestamento e risolvere i sempre rinascenti problemi.

A sigillo dell'opera della conquista del Canaan e della sua ripartizione, il libro pone come ultimo atto di Giosuè l'alleanza di tutte le tribù israelitiche con JHWH a Sichem. Stando all'attuale testo, l'operazione dà l'impressione di essere una cerimonia di rinnovamento nel Canaan dell'alleanza sinaitica. In realtà fu un'abile manovra di Giosuè con la quale propose la fede del suo gruppo in JHWH a tutte le tribù che in un modo o nell'altro sentivano di appartenersi.

L'elemento religioso fu il catalizzatore dell'unificazione e della coscienza nazionale delle differenti tribù, alcune delle quali non avevano fatto l'esperienza dell'Egitto e del Sinai.

Fu un'operazione lunga, ma gli autori del libro l'attribuiscono totalmente a colui che gli dette inizio.

Come Mosè giganteggia in Egitto e nel deserto, Giosuè occupa tutti i ruoli dell'operazione Canaan. A fianco dell'uno e dell'altro, presente e operante, la potente mano di JHWH, Dio d'Israele.

La festa di Giosuè si celebrava in Gerusalemme il 2 settembre. Il Martirologio Romano lo ricorda il primo settembre. Nell'iconografia Giosuè viene rappresentato come un guerriero; interi cicli sono dedicati alle sue gesta. Gli episodi più frequentemente raffigurati sono il passaggio del Giordano, la caduta delle mura di Gerico, la conquista di Ai, l'arresto del sole nella battaglia contro gli Amorrei.

MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Giosuè, figlio di Nun servo del Signore, che, con l’imposizione delle mani da parte di Mosè, fu riempito dello spirito di sapienza e, dopo la sua morte di Mosè, condusse mirabilmente il popolo d’Israele lungo il corso del Giordano nella terra promessa.

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