Crispino da Viterbo, il cui vero nome era Pietro Fioretti nacque a Viterbo nel 1668 da una famiglia molto povera. Il padre morì quando egli era ancor molto giovane, per cui dovette molto presto entrare nella bottega dello zio Francesco, ciabattino.
Grazie all'interessamento di un padre carmelitano, poté comunque frequentare le scuole pubbliche gestite dai gesuiti. All'età di venticinque anni entrò nell'Ordine dei Cappuccini con il nome di fra' Crispino, patrono dei calzolai.
Pronunciati i voti nel 1694 entrò nel convento della Tolfa come cuoco. Qui commise il suo primo miracolo: le guarigione improvvisa di una donna colpita da una forma contagiosa d'influenza che aveva già portato alla tomba numerosi tolfetani.
Presto la sua fama di taumaturgo si diffuse e per prudenza nel 1697 le autorità francescane ordinarono il suo trasferimento a Roma. Ammalatosi qui probabilmente di tisi, fu trasferito nel più salubre ambiente dei Castelli romani e quindi ad Albano. Qui ricevette più volte la visita di papa Clemente XI, durante i suoi soggiorni a Castel Gandolfo.
Ma non tardò a trasferirsi nuovamente e fu mandato a Monterotondo dove vi rimase per alcuni anni, trasferendosi poi nel 1709 ad Orvieto. Qui si dedicò alla questua quotidiana ed alle opere di assistenza agli ammalati di un ospizio a pochi chilometri da Orvieto, ove fu protagonista nuovamente di numerose guarigioni miracolose. Ebbe anche l'occasione di prendersi cura di neonati abbandonati presso la porta del convento. Colpito da podagra e chiragra, nonostante si nutrisse con eccezionale parsimonia, trascorse gli ultimi due anni di vita praticamente a letto, che lasciava solo per andare a visitare altri gravi infermi ricoverati all'ospizio o nelle proprie case.
Morì di polmonite e fu sepolto in una cappella della chiesa del convento. Fu proclamato beato il 7 settembre 1806 da papa Pio VII e santo da papa Giovanni Paolo II il 20 giugno 1982.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, san Crispino da Viterbo, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che, mentre viaggiava tra i villaggi montani per mendicare l’elemosina, insegnava ai contadini i rudimenti della fede.
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