Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta

San Gennaro
Nome: Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta
Titolo: Duomo di Napoli
Indirizzo: Via Duomo, 147 - Napoli


Dedicata all'Assunta nel 1314, la Cattedrale di Napoli sorge nel cuore della città greco-romana in un'insula dalle secolari stratificazioni di edifici sacri. La più antica chiesa, di fondazione costantiniana, sorse sull'area di un tempio pagano, forse dedicato ad Apollo; era inizialmente dedicata al Salvatore, poi dall'VIII secolo fu dedicata alla martire africana Santa Restituta.

Una seconda Cattedrale fu costruita accanto dal vescovo Stefano I (499-501). Nel XIII secolo fu avviata la costruzione dell'attuale Cattedrale angioina, che intaccò le due preesistenti basiliche: Santa Restituta fu privata di alcune campate, la Stefanìa andò praticamente distrutta, perché coincise con lo sviluppo architettonico del transetto del nuovo edificio.

La costruzione medievale fu voluta da Carlo I d'Angiò, ma proseguì durante i regni di Carlo II e del figlio Roberto, al quale probabilmente va attribuito il completamento. In questa fase le maestranze furono in maggioranza locali.

ESTERNO


La facciata originaria è andata perduta a causa di un terremoto già nel XIV secolo; è stata completata solo agli inizi del Novecento su disegno di Errico Alvino. Il progetto dell'Alvino è peraltro incompleto in quanto mancano le due torri campanarie ai lati del corpo centrale della struttura, i cui lavori furono interrotti all'altezza del basamento.

Facciata del Duomo di Napoli
Facciata del Duomo di Napoli


Il decoro della facciata aveva il compito di aggiungere alle preesistenti strutture gotiche dei portali altre opere in marmo per le quali furono chiamati importanti scultori del panorama artistico di fine XIX secolo: Salvatore Cepparulo, Domenico Jollo, Alberto Ferrer, Giuseppe Lettieri, Raffaele Belliazzi, Salvatore Irdi, Michele Busciolano, Stanislao Lista e Tommaso Solari. Ai lati del finestrone centrale ci sono sculture di Francesco Jerace e Domenico Pellegrino.

La facciata presenta una struttura a salienti, con tre portali gotici e tre cuspidi, ornate da sculture in marmo, in corrispondenza di ognuna delle tre navate; in quella centrale, entro un rosone cieco, si trova la statua del Cristo Benedicente. Nel progetto di Alvino fu previsto dunque l'inserimento di opere risalenti ai lavori di rifacimento di inizio Quattrocento, infatti il portale centrale, sostenuto da leoni stilofori consumati dal tempo di Tino di Camaino, così come i due portali laterali, in stile gotico internazionale, sono pressoché originali ed eseguiti su committenza del cardinale Enrico Minutolo, appartengono allo scultore Antonio Baboccio da Piperno, che eseguì nella lunetta centrale anche le sculture dei Santi Pietro e Gennaro ed il Cardinale Minutolo adorante, ai lati della Madonna col Bambino ancora del Camaino. Nella facciata si aprono inoltre cinque finestre, anch'esse in stile gotico: due bifore nei due basamenti dei campanili, due trifore, una per ognuna delle due navate laterali, e la quadrifora nella navata centrale.

La facciata fu danneggiata durante la seconda guerra mondiale e restaurata nel 1951 e durante il terremoto del 23 novembre 1980, ma un restauro integrale fu eseguito nel 1999; nell'occasione l'architetto Atanasio Pizzi ha realizzato il rilievo della facciata principale, del cassettonato ligneo della navata centrale e del transetto in scala 1/1.

INTERNO



Interno del Duomo di Napoli


L'interno è a croce latina a tre navate, separate da sedici pilastri, otto per lato, su cui poggiano gli archi ogivali; nei pilastri sono incorporate centodieci antiche colonne di granito orientale e africano. Il soffitto era a capriate lignee. In età moderna si pensò di abbellirlo: nel 1621 il Card. Decio Carafa (1613-1626) fece realizzare un fastoso soffitto a casse, tonato ligneo scolpito, dorato e dipinto con tele di Fabrizio Santafede, Girolamo Imparato e Giovanni Vincenzo da Forlì. Sul finire del XVII secolo il Card. Innico Caracciolo (1667-1685) fece rivestire di stucchi barocchi le strutture gotiche. Dopo il terremoto del 1732 il Card. Giuseppe Spinelli (1734-1754) risistemò l'area dell'abside. E dopo di lui il Card. Antonino Sersale (1754-1775) fece ricoprire di marmi bianchi e bardiglio i basamenti dei pilastri gotici.

Altare con le reliquie di San Gennaro
Altare con le reliquie di San Gennaro


Sotto l'altare maggiore si apre il Succorpo di San Gennaro, una cripta fatta costruire dal Card. Olivier Carafa (1458-1484, 1503-1505) per ospitare le reliquie del Patrono riportate a Napoli nel 1497. L'ambiente realizzato da Tommaso Malvito con l'aiuto del figlio Giovan Tommaso e di altri artisti, a forma rettangolare con un soffitto suddiviso in diciotto cassettoni marmorei, ciascuno con la figura di un Santo; nel fondo è un vano quadrato, coperto da cupola e terminante con un'absidiola per accogliere le ossa di San Gennaro.

Reale Cappalla del Tesoro di San Gennaro
Reale Cappalla del Tesoro di San Gennaro


Sulla navata destra si apre la fastosa e barocca Cappella del Tesoro di San Gennaro fatta edificare su volontà dei napoletani per un voto a san Gennaro. Si tratta di una delle massime espressioni artistiche della città ricca di opere prestigiose eseguita da artisti di fama internazionale. Le decorazioni pittoriche e ad affresco dell'interno, eseguite prevalentemente dal Domenichino e dal Lanfranco, fanno della cappella l'epicentro della pittura barocca emiliana a Napoli. Grazie a diverse bolle pontificie, la reale cappella non appartiene alla curia arcivescovile, bensì alla città di Napoli rappresentata da un'antica istituzione civica, ancora oggi esistente, la Deputazione, e dai sedili di Napoli. Dal 2003 alcuni ambienti adiacenti alla cappella ospitano il Museo del Tesoro di san Gennaro, esponendo ex-voto e donazioni offerte al santo nel corso di circa sette secoli da parte di re, papi e illustri personalità dell'aristocrazia napoletana ed europea

Basilica di Santa Restituta
Basilica di Santa Restituta


Di fronte, sulla navata sinistra, è l'accesso alla basilica paleocristiana di Santa Restituta, a tre navate divise da colonne di spoglio di età classica. L'ampio arco trionfale paleocristiano a tutto sesto, poggiante su due antiche colonne corinzie scanalate, nel corso dei lavori di rimaneggiamento barocco progettato da Arcangelo Guglielmelli fu ricoperto con un drappeggio scenografico di stucco sorretto dagli angeli, opera di Antonio Disegna, mentre Nicola Vaccaro vi dipinse su tavola sagomata un Salvatore in gloria. Dalla basilica si accede al Battistero di San Giovanni in Fonte e all'area archeologica sottostante, in cui si ammirano le tracce dell'antica conformazione dell' insula con l'incrocio di strade greco-romane e il sovrapporsi di edifici privati, pubblici e termali nonché tracce di fabbriche paleocristiane inglobate nelle fondazioni della Cattedrale angioina.

L'apertura va dalle ore 08.00 alle ore 12.30 e dalle 16.30 alle 19. Si può arrivare con la Metropolitana linea 1 (fermata Cavour), linea 2 (fermata Museo) e con l'Autobus: linee E1, R1, CS


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