Beato Innocenzo XI

Beato Innocenzo XI
Nome: Beato Innocenzo XI
Titolo: Papa
Nome di battesimo: Benedetto Odescalchi
Nascita: 19 maggio 1611, Como
Morte: 12 agosto 1689, Roma
Ricorrenza: 12 agosto
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
7 ottobre 1956, Roma, papa Pio XII


Benedetto Odescalchi nacque nel 1611 a Como da una ricca famiglia di mercanti. Venne nominato papa il 21 settembre 1676 all'età di sessantacinque anni, e prese il nome di Innocenzo. Era un uomo di grande fermezza e integrità morale ed è l'unico papa a essere stato canonizzato e beatificato tra S. Pio V nel xvi secolo e S. Pio X nel xx secolo. Benedetto divenne cardinale nel 1645 e vescovo di Novara nel 1650. Quand'era legato papale a Ferrara si guadagnò la reputazione di uomo pio, austero ma gentile, con un'attenzione particolare ai poveri.

Era un amministratore coscienzioso degli affari papali, tuttavia si oppose sempre al nepotismo e alla pratica delle sinecure (benefici ecclesiastici svincolati da un ministero effettivo) così comuni a Roma. Come papa non esitò ad agire in maniera risoluta nonché, ai nostri occhi moderni, severa e un po' miope contro opinioni che egli riteneva negative e pericolose per l'ordine stabilito.

Come spesso accade, è difficile, se non impossibile, presentare correttamente l'operato di una personalità così complessa e geniale. Innocenzo non aveva buona cognizione della natura umana, le sue basi teologiche erano inadeguate e non conosceva nessun paese straniero, tuttavia era in grado di influenzare le discussioni politiche, le correnti di pensiero e le opere filosofiche, spirituali, scientifiche e culturali con ragionamenti raffinatissimi, anche se non lineari e quasi paradossali.

Innocenzo era già stato candidato al papato nel 1669, incontrando l'opposizione del re francese, ma nel 1676 la sua elezione fu accolta. Come papa si impegnò in un lungo conflitto con Luigi XIV riguardante il diritto del re francese di assegnare le chiese appartenenti a diocesi vacanti e di riceverne le rendite ("diritto dei regalia").

Innocenzo revocò il diritto di asilo delle ambasciate a Roma e il loro esonero dai dazi doganali e dai controlli. Scomunicò l'ambasciatore francese e condannò le interferenze assolutiste di Luigi XIV negli affari della Chiesa, la revoca dell'editto di Nantes (che portò ad annullare anche l'ultimo spazio di tolleranza verso le attività protestanti, editoriali e cultuali) e il conseguente massacro e bando degli ugonotti (che diede origine a una grande emigrazione di ogni ceto sociale dalla Francia). «La gente deve essere guidata e non trascinata nel tempio», faceva notare Innocenzo. In generale al sorgere di movimenti nazionali separatisti, Innocenzo contrappose una politica di persecuzioni e l'uso della forza per combattere l'eresia. In seguito alla chiusura di diversi conventi da parte di Luigi, Innocenzo minacciò il re di severe pene.

Questo episodio diede luogo alla pubblicazione da parte di Bossuet, il grande predicatore e raffinato scrittore, e di altri ecclesiastici francesi degli Articoli Gallicani (redatti da Bossuet stesso); in essi si sosteneva che il pontefice non potesse esercitare alcun potere temporale sui monarchi, che il concilio ecumenico dovesse avere un ruolo di preminenza sul papato, che di fronte a un'opposizione conciliare i decreti papali dovessero essere revocati e che il papa dovesse riconoscere i decreti e i privilegi gallicani e delle altre chiese locali. Innocenzo condannò il gallicanesimo respingendo gli articoli e rifiutò di approvare due nomine regali di vescovi gallicani. Egli scelse poi, per la sede di Colonia, un arcivescovo che non favoriva gli interessi politici della Francia, e questo causò l'occupazione da parte di Luigi XIV del territorio papale di Avignone e l'arresto del nunzio apostolico.

Uno dei maggiori successi di Innocenzo, la salvaguardia della Lega Santa contro i turchi, fu quasi vanificato dalle guerre francesi e dalla mancanza di collaborazione di Luigi XIV; la politica espansionistica della Francia ne fu responsabile ma, secondo alcuni, Innocenzo influì su questo atteggiamento, rifiutando anche le concessioni di secondaria importanza. Innocenzo criticò parimenti l'operato di Giacomo II d'Inghilterra, in modo particolare la sua dichiarazione d'indulgenza del 1687, quando questi tentò di restaurare sconside-ratamente il cattolicesimo in Gran Bretagna; Giacomo era un sostenitore di Luigi di Francia e, come lui, si era convinto che fosse necessario usare la forza per convertire l'Inghilterra al cattolicesimo. Innocenzo condannò sessantacinque affermazioni eccessivamente tolleranti su questioni di teologia morale nella bolla Sanctissimus Dominus (1687).

Condannò anche il presunto quietismo nelle opere del prete spagnolo Michele de Molinos, la cui popolarissima Guida Spirituale negava ogni efficacia della volontà nello sforzo umano per raggiungere la perfezione e raccomandava la fiducia nella presenza divina come atto di pura fede; egli incoraggiava uno stato di immobilismo quasi mistico, ritenuto superiore a ogni pratica religiosa, dalla partecipazione alla Messa a tutte le forme di mortificazione. Le opere di Molinos ebbero molta influenza, soprattutto in Italia, dove vennero pubblicate per la prima volta, e produssero sia effetti positivi, come sul pensiero di Madame Guyon e su altri mistici contemporanei, sia negativi, come sull'obbedienza religiosa (un numero crescente di suore ribelli rinnegarono la confessione e tutte le forme esteriori di devozione).

Nel 1685 Innocenzo aveva ordinato l'arresto di Molinos, che, sebbene avesse origini spagnole, viveva a Roma dal 1663 ed era un direttore spirituale molto rispettato. L'atto fu la conseguenza di pesanti accuse mosse sulla base della vasta corrispondenza: gli ufficiali dell'Inquisizione raccolsero dodicimila sue lettere e compilarono un elenco di idee pericolose. Molinos aveva molti seguaci, tra cui importanti ecclesiastici quali il cardinale Petrucci, che era stato amico di Innocenzo prima della sua elezione, ma il papa aveva già mostrato ogni contrarietà ai favoritismi e gli appoggi dello spagnolo risultarono ininfluenti.

Con mezzi che oggi potrebbero sembrare impropri, Molinos fu persuaso a ritrattare. Nel 1687 fu giudicato per le sue idee e condannato all'ergastolo con l'accusa di condotta immorale. Innocenzo condannò anche trentaquattro affermazioni presenti nelle opere di Petrucci, ma il cardinale finì per fare una ritrattazione semi privata e non venne arrestato. Gli fu permesso di mantenere il suo ufficio, ma i suoi scritti rimasero all'Indice dei libri proibiti fino al xx secolo. A quanto risulta è stato l'unico cardinale i cui scritti siano stati condannati mentre era ancora vivo.

La condanna del quietismo nella bolla Coelestis Pastor (1689) fu di fatto un formale rinnegamento degli insegnamenti di Molinos e delle sessantotto dichiarazioni più radicali. Sfortunatamente questi fatti e la campagna generale contro il quietismo trasformarono la meditazione e il misticismo in pratiche sospette per quasi un secolo e mezzo, tanto che anche gli scritti di S. Giovanni della Croce vennero pubblicati in versioni rigorosamente censurate.

Gli oppositori di Innocenzo, a motivo della sua intransigenza, lo accusarono di giansenismo, eppure egli fu favorevole alla comunione quotidiana e ad altre pratiche molto lontane da quel pensiero. Egli aveva risparmiato i giansenisti solamente perché sperava di trovare una riconciliazione con i più rigidi sostenitori della setta. L'accusa si rivolgeva in primo luogo al perdurante conflitto con la Francia e, secondariamente, all'abolizione di diverse sinecure a Roma e a quelle misure locali eccessivamente scrupolose quali le leggi contro il gioco d'azzardo e l'abbigliamento poco decoroso e le frequenti proibizioni al carnevale. Anche le sue severe misure economiche non erano state accolte favorevolmente, ma durante il suo papato Innocenzo riuscì a sanare il bilancio e a sovvenzionare largamente la campagna cristiana contro i turchi, che culminò con la vittoria di Giovanni II Sobieski di Polonia a Vienna (12 set. 1683).

Durante il suo incarico Innocenzo rimase un uomo di abitudini semplici e di natura generosa, fermo e sicuro nel combattere contro l'eresia e contro lo sfarzo e gli abusi del clero. La sua figura asciutta e decisa è ben ritratta nella statua sulla sua tomba monumentale (un sarcofago di bronzo nero) a S. Pietro, opera di Pietro Monnot su disegno di Carlo Maratta (1625-1713). Innocenzo morì il 12 aprile 1689 e fu beatificato nel 1956. Se non fosse stato per l'opposizione francese e per il sospetto di giansenismo, probabilmente sarebbe stato beatificato duecento anni prima: gli abitanti di Roma, infatti, pur avendolo prima osteggiato, avevano iniziato a venerarlo già subito dopo la morte. La causa, iniziata nel 1714 durante il regno di Luigi XIV, fu poi sospesa sotto papa Benedetto XIV. Fu riaperta solo nel 1944, probabilmente perché veicolava l'immagine di un fiero difensore della libertà della Chiesa (questione molto attuale durante la seconda guerra mondiale) e per il sostegno dato alla Lega Santa contro i turchi. Il ritorno d'interesse

fu forse legato alle minacce, reali o supposte, di tedeschi e alleati contro Roma, oppure all'intenzione di sostenere la campagna, prima, contro la rinascita del comunismo in Italia e Francia dopo la Liberazione e, poi, contro l'erosione dei diritti della Chiesa nel blocco sovietico. La storia del processo di beatificazione di Innocenzo ripresenta, dunque, in forma differente, lo stesso irrisolto ma affascinante problema che tormenta e arricchisce ogni discussione sul suo operato e su quello dei suoi contemporanei.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beato Innocenzo XI, papa, che resse saggiamente la Chiesa, sebbene provato da forti dolori e tribolazioni.

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