La chiesa di Santa Maria Formosa sorge nel sestiere di Castello a Venezia, affacciata sull’ampio campo omonimo, un suggestivo crocevia fra i rii. Le origini affondano nel VII secolo, quando San Magno di Oderzo avrebbe visto la Vergine, “formosa” nella sua bellezza, in questo luogo: da allora nacque una chiesa dedicata alla Purificazione di Maria, documentata dal 1060 ma con rinnovamenti continui già dall’864 e dopo un incendio nell’1106.
Nel 1492 Mauro Codussi riedificò l’edificio in stile rinascimentale, trasformando l’antica pianta a croce greca, ispirata a San Marco, in una basilica a tre navate. La facciata verso il canale, datata 1542, è dominata da eleganti semipilastri ionici e dall’imponente monumento funebre all’ammiraglio Vincenzo Cappello; la facciata che si apre sul campo, realizzata nel 1604, ha un carattere più barocco e scenografico. Il campanile, staccato dalla navata, venne completamente rifatto nel 1688: il suo pinnacolo ottagonale, ornato da cherubini, eleva lo sguardo verso il cielo veneziano.
L’interno, avvolto da un’atmosfera luminosa grazie alle bifore e alle arcate eleganti, custodisce capolavori di Palma il Vecchio, Vivarini, Leandro Bassano e Tiepolo. Tra le opere si distinguono il celebre polittico di Santa Barbara di Palma, il trittico della Madonna della Misericordia di Vivarini, l’Ultima Cena di Bassano e una tenera Madonna con Bambino e san Domenico di Tiepolo. Gli spazi sono poi arricchiti da sculture, stucchi, teleri settecenteschi e monumenti funebri, tra cui quelli denominati Tonon e Hellemans.
Durante la festa della Purificazione, una volta l’anno il Doge visitava in processione la chiesa insieme al Senato, per commemorare il salvataggio di dodici fanciulle rapite dai pirati narentani: il rito ha lasciato un segno nella celebre Festa delle Marie.
Dal punto di vista artistico e spirituale, Santa Maria Formosa è oggi parte attiva del patrimonio religioso veneziano, ospitando funzioni e concerti in un contesto di intensa sacralità e valore culturale.
Ma ciò che rende questa chiesa ancora più unica è la presenza delle reliquie di Santa Marina di Bitinia, la monaca che visse travestita da uomo. Morta intorno all’anno 750, il suo corpo incorrotto rimase in un monastero fino alla traslazione in Romania e poi a Venezia, trasportato nella chiesa di San Liberale il 17 luglio 1228 da un mercante veneziano. Dopo la soppressione napoleonica dell’antica chiesa di Santa Marina nel 1810, le reliquie furono collocate in un reliquiario marmoreo-policolore dentro Santa Maria Formosa, dove ancora oggi il corpo vestito da monaco riposa sotto l’altare maggiore.
In definitiva, Santa Maria Formosa non è solo un gioiello architettonico e artistico, ma anche custode di un’antica devozione: la tomba di Santa Marina rappresenta un legame diretto con una storia di fede singolare, dove la leggenda e la storia si intrecciano nel cuore della spiritualità veneziana.