Chiesa di San Sebastiano

San Sebastiano
Nome: Chiesa di San Sebastiano
Titolo: Dedicazione a San Sebastiano
Indirizzo: Campazzo San Sebastian - Venezia
Dedicato a: San Sebastiano


Nell'insula dell'Angelo Raffaele, presso il rio di San Basilio che collega il rio di Santa Margherita al Canale della Giudecca, sorsero verso la metà del XIV secolo un piccolo monastero e un ospizio per poveri fondati dai frati Gerolamini. Poco lontano, dall'altra parte della strada, sembra esistesse un altro modesto complesso conventuale più antico abitato da monache.

L'immagine che il de' Barbari ha tracciato della zona è, contrariamente al solito, non molto chiara e definita tanto che appare difficile individuare e distinguere dalle altre costruzioni l'edificio del convento. È però possibile leggere, emergente dai tetti del fabbricato prospiciente il canale, una costruzione che per forma, altezza e particolari architettonici può identificarsi con una chiesa.

L'alta fronte a capanna, di cui si vede soltanto la parte superiore, il tetto a due falde tipico delle chiese ad una navata, il fianco segnato da linee verticali assimilabili a lesene e, sul retro, un elemento circolare o poligonale che suggerisce un'abside: sono tutti caratteri che possono far pensare ad una struttura gotica.

Le notizie che si ricavano dagli antichi documenti segnalano un oratorio, dedicato a Santa Maria Assunta, sorto contemporaneamente al convento. Nel 1455 questa piccola fabbrica fu trasformata in un'ampia chiesa intitolata a San Sebastiano i cui lavori, stando a quanto riferiscono le cronache, terminarono nel 1468. Questa datazione assume quindi validità se la si accosta all'immagine del de' Barbari poiché in entrambi i casi si fa riferimento ad un'opera gotica. I dubbi sorgono quando si viene a conoscenza di un'ulteriore rifabbrica di San Sebastiano a partire dal 1505, appena trentasette anni dopo la prima ricostruzione.

Con notizie sostanzialmente così controverse, appare difficile formulare ipotesi attendibili; gli unici elementi certi nascono dalla lettura del de' Barbari, che conferma la presenza di una chiesa gotica in quei luoghi nel 1500, e dal nuovo tempio rinascimentale che potrebbe essere stato costruito su un'area adiacente la chiesa gotica che venne comunque demolita in quegli anni.

L'ambiente originario era ben diverso da quello attuale: un ampio campo di forma rettangolare definito rispettivamente su tre lati da case e da un canale oggi interrato mentre il quarto lato era occupato quasi interamente dal primo edificio di San Sebastiano. Provenendo dalla calle dell'Avogaria, superato il ponte che tuttora attraversa il rio di San Basilio, ci si immetteva in una breve calle che all'incirca interessava parzialmente l'area dell'attuale chiesa di San Sebastiano e che sfociava direttamente nel campo. Sulla destra, l'angolo tra la calle e il campo era definito dalla chiesa che prospettava quindi la facciata principale sulla calle mentre il fianco si apriva sul campo. La parte absidale era rivolta sul canale retrostante.

Da quanto si è detto, appare evidente che anche nel caso di San Sebastiano (ci si riferisce alla fabbrica gotica) è rispettata la regola che qualifica l'urbanistica veneziana fin dai primi tempi: la chiesa appare in posizione subordinata rispetto al campo che acquista definizione attraverso le altre sue componenti quali il canale, la fondamenta e gli edifici civili che su di esso prospettano, mentre la facciata è rivolta alla calle di scorrimento.

La nuova chiesa rinascimentale, mutando posizione ed orientamento, rompe l'antico assetto urbano dell'insula, trascura completamente la nozione di campo — contrariamente a quanto avviene in situazioni analoghe — e propone e sottolinea nuovi temi ambientali e architettonici. Volge infatti la facciata al rio di San Basilio, in arretrato su un esiguo sagrato in diretta corrispondenza con il ponte, secondo un asse longitudinale parallelo alla calle di immissione al campo che perde definitivamente la sua configurazione urbanistica ed edilizia, anche a causa dell'interramento del canale retrostante.

I lavori della nuova chiesa ebbero dunque inizio nel 1505 e continuarono per tutta la metà del secolo. Nel 1548 l'edificio poteva considerarsi praticamente terminato anche se la sua consacrazione ufficiale ebbe luogo soltanto nel 1562.

Autore del progetto, secondo l'attribuzione più accreditata, fu Antonio Abbondi, detto lo Scarpagnino, che sovrintese, almeno per un certo periodo, anche ai lavori della fabbrica. La facciata, rivestita in marmo, fu eseguita per ultima, intorno al 1548, e contrariamente allo schema planimetrico concepito secondo i canoni della Rinascenza, rispecchia il gusto classico ormai subentrante.

Facciata Chiesa San Sebastiano
La facciata


Divisa in due ordini e coronata da un frontone triangolare, questa facciata a capanna presenta alle estremità due stretti comparti con colonnine binate aggettanti, corrispondenti in larghezza alla profondità delle cappelle laterali. Lo spazio centrale, molto largo, è caratterizzato oltre che dal portale e dal superiore occhio rotondo, dalle due coppie di finestre; quelle del secondo ordine, con timpano molto alto circolare, raggiungono i linea inferiore del cornicione.

Il fianco, suddiviso da contrafforti, è privo di qualsiasi elemento architettonico, ad eccezione del pronao semicircolare in pietra sull'ingresso laterale e degli occhi ovali sotto il cornicione di gronda.

Campanile Chiesa San Sebastiano
Il campanile


Dietro la chiesa, a ridosso delle absidi, si alza il campanile in cotto a canna lesenata, costruito tra il 1544 e il 1547.

La cella campanaria, aperta da finestre a bifora, è sormontata da un parapetto in pietra; un coronamento a pianta ottagonale con nicchie e tetto in piombo a cupola schiacciata sostituì quello originario a forma di cono rivestito da mattonelle policrome.

Planimetricamente la chiesa è ad un'unica navata preceduta da un atrio sopra il quale trova posto il coro che si affaccia sulla navata stessa e si prolunga con due ali a formare un corpo aggettante sotto il quale si aprono sei cappelle, tre per lato, aperte da ampie arcate poggianti su eleganti pilastri e coronate da plutei traforati che formano il parapetto della cantoria superiore. Cori di questo tipo, posti cioè sul retro della facciata, sopra l'ingresso, si cominciarono ad erigere già alla fine del Trecento, ancora in epoca gotica, come alternativa alla soluzione del coro compreso tra le arcate della navata centrale. Il coro pensile fu mantenuto anche in epoca rinascimentale (si veda a tale proposito quello dei Miracoli) e soltanto più tardi esso venne sistemato nella profondità dell'abside, dietro l'altar maggiore. La vera novità che lo Scarpagnino introdusse in San Sebastiano sta nelle soluzioni planimetriche e architettoniche adottate sviluppando il coro con due ali che si prolungano per due terzi della lunghezza della navata. Lo spazio corrispondente alla larghezza del barco di testata viene utilizzato come vestibolo di ingresso separato dalla chiesa vera e propria da una transenna a tre archi, due dei quali chiusi da parapetti e grate. Con lo stesso criterio l'architetto ricava le cappelle laterali il cui volume si propone entro l'ambito della navata, con effetto opposto a quello tradizionale che identifica le cappelle laterali come momenti volumetrici in ampliamento.

Interno Chiesa di San Sebastiano
L'interno


Nei due brevi tratti di muro lasciati liberi prima del presbiterio, si fronteggiano a destra il grandioso monumento funebre del vescovo di Cipro Livio Podocattaro, opera di Jacopo Sansovino, e l'organo ligneo a sinistra. La chiesa è conclusa dall'ampio e profondo presbiterio aperto dal grande arco trionfale che raggiunge in altezza la cornice del soffitto. Lo spazio del presbiterio è sottolineato anche da un'intensa luminosità proveniente dalle finestre aperte nel tamburo circolare della cupola emisferica.

Al centro sorge isolato l'imponente altar maggiore che nasconde quasi completamente l'abside semicircolare che appare espressa soltanto dal catino.

Il soffitto piano è diviso in comparti con ricche cornici intagliate e dorate secondo il gusto classico della metà del XVI secolo.

Soffitto Chiesa di San Sebastiano
Il soffitto


La chiesa di San Sebastiano, che presenta motivi di così grande interesse per la novità delle soluzioni adottate e per il nitore del disegno architettonico, è soprattutto nota perché ospita un ciclo pittorico dei più prestigiosi a Venezia, ideato ed eseguito da Paolo Veronese.

Nonostante, come si è visto, si sia preferito fino ad ora tralasciare la descrizione di opere pittoriche pur importantissime, conviene in questo caso dare qualche cenno del grande ciclo del Veronese che coinvolge e interessa, in certo senso, la struttura stessa dell'edificio. Paolo Caliari, detto il Veronese, era stato chiamato nel 1555 dall'abate del convento annesso a San Sebastiano, suo conterraneo, che gli affidò l'incarico di dipingere i riquadri del soffitto della sacrestia raffiguranti al centro la « Vergine incoronata » e ai lati gli « Evangelisti » e « Putti ».

Incoronazione della Vergine Paolo Veronese
Incoronazione della Vergine


L'artista venne richiamato l'anno seguente per dipingere i riquadri del soffitto della chiesa. Qui egli svolse con grande maestria un unico tema biblico: le « Storie della regina Ester » che gli valsero fama e successo non soltanto a Venezia.

Terminata nello stesso anno questa seconda fatica, egli continuò a lavorare a San Sebastiano affrescando la cupola con « L'assunzione della Vergine in gloria d'angeli e di dottori » (il grande affresco è purtroppo scomparso al pari di quello successivo di Sebastiano Ricci) e l'alto fregio terminale lungo le pareti della chiesa con il motivo architettonico delle colonne tortili e delle finte nicchie con figure di profeti.

Vergine e i Santi Paolo Veronese
La Vergine e i Santi


Tra il 1559 e il 1561 Paolo Veronese completava il suo intervento con la pala della « Vergine e Santi » dell'altar maggiore eretto in quegli anni, sembra su disegno dello stesso pittore, al quale si attribuisce anche il progetto dell'organo.

Mentre Francesco Fiorentino eseguiva i preziosi intagli lignei, il maestro dipingeva le due portelle, raffiguranti all'esterno la « Presentazione di Cristo al Tempio » e la « Probatica Piscina » all'interno, e il parapetto con la « Natività » e figure allegoriche.

Nel 1565 eseguiva ancora le due grandi tele per la decorazione delle pareti laterali del presbiterio, e nel 1570 una delle famose « Cene » per il refettorio del convento, oggi nella Pinacoteca di Brera a Milano.

Nel convento di San Sebastiano il Veronese aveva sempre trovato ospitalità e nei frati amicizia ma soprattutto comprensione e apprezzamento per la sua arte che ebbe qui modo di svilupparsi libera da ogni costrizione o vincolo.

L'artista alla sua morte nel 1588 volle essere sepolto nella chiesa che aveva visto lo splendore della sua arte; le sue spoglie sono tuttora raccolte sotto una pietra tombale presso l'organo.

Organo Chiesa di San Sebastiano
L'organo


ORARI


VISITE
da lunedì a sabato 10.30-13.30 e 14.30-17.00

CELEBRAZIONI
festiva (domenica e feste) 7.30
feriale (da lunedì a sabato) 8.30

BIGLIETTO
intero: € 3
ridotto: € 1.50

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