La Chiesa dei Morti di Urbania, piccola gemma sepolta nel cuore medievale della città, custodisce un segreto che affascina e inquieta: diciotto corpi mummificati naturalmente, disposti in teche dietro l’altare. Sorge dove un tempo si ergeva la Cappella Cola, edificata alla fine del XIV secolo e impreziosita dal suo portale ogivale in pietra rosa, esempio del gotico locale.
Nel XVI secolo questa cappella fu affidata alla Confraternita di San Giovanni Decollato, nota anche come “della Buona Morte”, incaricata di assistere i moribondi, i condannati e i poveri. Ma la svolta avvenne all’inizio dell’Ottocento, quando l’editto napoleonico di Saint‑Cloud obbligò lo spostamento dei defunti fuori dal centro urbano: durante le riesumazioni del 1833 riemersero corpi straordinariamente intatti, grazie all’azione di un fungo presente nel terreno, che li conservò fin quasi a mummificarli naturalmente.
Fu proprio la confraternita a collocarli dietro l’altare, trasformando la cappella nella celebre Chiesa dei Morti. Tra le figure più evocative spicca quella di Vincenzo Piccini, priore dell’ordine, che compare ancor oggi vestito con abito rituale e collocato al centro. Ad affiancarlo ci sono donne e uomini le cui storie – chi morì durante un parto, chi fu ucciso in un litigio, chi addirittura apparentemente sepolto vivo – hanno attirato l’interesse anche della comunità scientifica.
Visitare la Chiesa dei Morti significa entrare in una narrazione che mescola accuratamente storia religiosa, antropologia e medicina legale. Ogni mummia racconta una vicenda umana in età compresa tra il Seicento e l’Ottocento: la loro conservazione è avvenuta senza alcuna pratica artificiale, unica testimonianza di come la natura, in certe condizioni, possa preservare l’umano in modo perfino inquietante.
Oggi l’edificio è aperto al pubblico con visite guidate brevi – una decina di minuti – organizzate per piccoli gruppi, generalmente al mattino e nel primo pomeriggio. Il biglietto costa 5 €, comprende anche l’ingresso al Museo Diocesano Leonardi e richiede spesso la prenotazione nei week‑end e festivi. È consigliabile chiamare in anticipo, soprattutto di sabato e domenica.
All’interno, l’atmosfera è pungente: la luce soffusa e l’allineamento semicircolare delle teche evocano un dialogo tra vivi e morti. Le loro espressioni, i dettagli di pelle e muscolatura, conferiscono a questo luogo un’atmosfera rarefatta, tanto profonda quanto toccante. E non è un semplice tour: è un viaggio che ridefinisce il confine tra l’umano e l’ignoto.