Jutta o Ivetta, nacque da un'agiata famiglia di Huy, vicino a Liegi, nell'attuale Bclgio meridionale. Suo padre la obbligò, a dodici o tredici anni, a sposarsi contro la sua volontà. A diciotto anni, essendo molto attraente e già vedova, aveva, con suo grande fastidio e malgrado i suoi tre figli, molti pretendenti. In quel periodo i Paesi Bassi conoscevano una forte ripresa dell'ascetismo e Jutta, subendone l'influenza, si ritirò dalla vita di società, andando a prestare servizio per dieci anni in un lebbrosario. Cercando un'austerità ancora maggiore si fece poi murare viva dai lebbrosi in una stanza dove, vivendo da anacoreta, sperimentò per altri dieci anni straordinarie esperienze mistiche, fino alla sua morte. Molte persone venivano da lei in cerca di consiglio e le venivano attribuiti anche doni di preveggenza e di lettura del pensiero. A lei si devono anche le conversioni di suo padre e di uno dei suoi figli, che tornò a condurre una vita virtuosa; un altro figlio divenne cistercense e poi abate di Orval. Jutta morì il 13 gennaio 1228.
MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Huy nel territorio di Liegi, santa Ivetta, vedova, che si dedicò alla cura dei lebbrosi e visse alla fine segregata accanto a loro.
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