Le persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani continuarono con grande violenza sotto Massimiano nelle province che egli controllava all'epoca della divisione dell'impero.
Secondo i suoi Atti, i soldati arrestarono Afra, un'ex prostituta, ad Augusta (Germania).
Un'aggiunta posteriore alla leggenda narra che ella era stata convertita da S. Narciso, vescovo di Gerona in Spagna, di cui non si hanno notizie certe.
Il giudice le ordinò di offrire sacrifici agli idoli, altrimenti sarebbe stata condannata a morte, ma ella non volle aggiungere un altro peccato alle sue già numerose colpe.
Egli le rammentò che ella era stata una prostituta e che perciò era indegna davanti al Dio dei cristiani.
Afra gli rispose che Gesù aveva perdonato una peccatrice e che ella preferiva lasciare che il suo corpo peccatore soffrisse, piuttosto che condannare la sua anima. Afra venne così confinata su un'isola del fiume Lech e morì soffocata dal fumo delle foglie di vite bruciate (dettaglio probabilmente simbolico).
La madre e tre servitori, anch'essi convertiti, portarono via il corpo per seppellirlo. Il giudice mandò dei soldati per intimare loro di offrire sacrifici agli idoli e, quando essi si rifiutarono, furono bruciati vivi nella tomba.
L'esistenza di una martire di nome Afra morta ad Augusta di Baviera è certa e viene citata anche da Venanzio Fortunato, ma i suoi Atti non sono attendibili.
Alcuni commentatori sostengono che il processo e il martirio siano varianti arricchite di una narrazione storica precedente, mentre la sua vita dissoluta, la conversione e l'esecuzione della madre e dei servitori sono ritenute invenzioni d'epoca carolingia.
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