Sant' Adalberto di Praga

Sant' Adalberto di Praga
Nome: Sant' Adalberto di Praga
Titolo: Vescovo e martire
Nascita: 956 circa, Libice, attuale Repubblica Ceca
Morte: 23 aprile 997, Tenkitten, Prussia
Ricorrenza: 23 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:
Cormons
Protettore:
dei marinai
Canonizzazione:
999, Roma, papa Silvestro II


Wojtiech era il figlio minore del duca Slavnik di Libice (Boemia), ove nacque nel 956. Per es,,ere istruito fu mandato presso S. Adalberlo (20 giu.) arcivescovo di Magdeburgo in Germania, che cresimandolo gli diede il nome di Adalberto. Quando l'arcivescovo morì, nove anni più tardi, il giovane tornò in Boemia e qui fu ordinato dal vescovo Dithmaro di Praga. Quest'ultimo morì nel 982 e Adalberto, sebbene ancora sotto l'età canonica, ne fu eletto successore. Nel periodo precedente all'elezione i suoi biografi lo descrivono come cortese e piuttosto mondano; si poteva supporre che non avrebbe causato problemi da vescovo e l'educazione ricevuta a Magdeburgo lo rendeva accetto all'imperatore tedesco, di cui il duca di Boemia doveva coltivare il favore. Una volta divenuto vescovo, però, mutò costumi e divenne molto più serio e religioso. Era rimasto molto toccato dal sentire il vescovo Dithmaro rimproverare se stesso sul letto di morte per non avere condotto una vita sufficientemente santa e si narra che in tale occasione abbia detto: «È facile indossare la mitria e portare il pastorale, ma è cosa terribile dovere rendere conto di un vescovado al Giudice dei vivi e dei morti». È possibile anche che sia stato influenzato dai monaci cluniacensi che aveva incontrato a Magdeburgo, da S. Maiolo (11 mag.), il santo abate di Cluny, e dal venerabile vescovo S. Gerardo di Toul (23 apr.), incontrati entrambi al momento della consacrazione. È qui necessaria cautela: entrambi i suoi principali biografi erano benedettini, avevano una predilezione per il monachesimo e potrebbero averne esagerato l'influenza su Adalberto. È infatti interessante notare come essi a malapena citino la sua opera pastorale di vescovo e lo facciano molto presto uscire da Praga ed entrare in monastero. Qualunque fosse la ragione che lo portò a cambiare inclinazione, e per quanto marcato fosse tale mutamento, egli entrò a Praga scalzo e fu ricevuto con entusiasmo da Boleslao 11 di Boemia, dal clero e dalla popolazione della città. Nonostante la predicazione e le visite assidue, Adalberto non riuscì a incidere profondamente sul suo popolo: il clero regolare si oppose alle sue riforme e, alla fine, nel 990, abbandonò Praga alla volta di Roma, dove divenne monaco nel monastero benedettino dei SS. Bonifacio e Alessio sull'Aventino. Considerate le notizie che si hanno sul suo carattere e sulla più tarda determinazione missionaria, non sembra credibile che abbandonò la sua diocesi a causa della mancanza di successo immediato. Sembra che le condizioni in Boemia non fossero così cattive come poi riportato dai suoi biografi e la ragione principale del suo abbandono fu politica. Nel periodo tra il 987 e il 990 era scoppiata una guerra con la Polonia, vinta dal duca polacco, e la famiglia Slavnik si era rifiutata di appoggiare Boleslao. Inoltre, sembra che Adalberto non lasciò Praga con l'idea di divenire monaco, ma che la decisione sia maturata solo per l'influenza di un abate greco, S. Nilo (26 set.), incontrato a Roma. Non rimase comunque in monastero a lungo poiché nel 992 Boleslao, per riguadagnare il sostegno dei potenti Slavnik, richiese al papa di ordinargli il ritorno a Praga. Adalberto acconsentì a patto di ricevere appoggio incondizionato alla sua opera da parte delle autorità civili.

È interessante notare come il suo primo atto al ritorno fu la fondazione di un'abbazia benedettina a Breznov, la cui chiesa fu consacrata nel 993. A ogni modo fu presto nuovamente a Roma, questa volta per avere scomunicato gli assassini di una nobildonna adultera che, su suo consiglio, si era rifugiata in un convento. È possibile che l'intera faccenda fosse stata manovrata da oppositori degli Slavnik, che infatti, in seguito a ciò, furono quasi tutti sterminati, e che Adalberto stesso abbia abbandonato Praga per salvarsi.

A Roma fu eletto priore dell'abbazia dei SS. Bonifacio e Alessio. Il papa tuttavia gli ordinò nuovamente di tornare a Praga, questa volta su richiesta di S. Villigiso (23 feb.) di Magonza, suo metropolita, che si trovava là con l'imperatore Ottone III. Adalberto, a buona ragione, suppose che non gli sarebbe stato permesso di ritornare poiché era uno Slavnik, per cui, con gesto prudente, ottenne dal papa un incarico itinerante. Viaggiò verso Magonza, dove incontrò nuovamente l'imperatore con cui sostenne lunghe discussioni. Si fermò poi in Polonia (ora governata dal duca Boleslao il Grande) e verso la fine del 996 programmò una missione evangelizzatrice rivolta alle popolazioni prussiane non cristiane del nord.

Fondò un'altra abbazia benedettina, a Miezdrzyrzecze in Posnania, considerando la presenza di monaci un mezzo essenziale per il consolidamento e lo sviluppo di qualunque successo missionario. All'inizio della primavera del 997 partì con due compagni per predicare in Prussia, accompagnato fino a Gdansk dai soldati del duca Bolcslao, interessato alla conversione dei prussiani. Incontrarono un'opposizione immediata poiché considerati spie polacche e, essendosi rifiutati di abbandonare la missione, furono uccisi il giorno 23 aprile. Tradizionalmente si indica il luogo della morte non lontano da Kònigsberg (l'attuale Kaliningrad), sebbene sia più verosimile che si trovi tra il fiume Nogat e l'estuario della Vistola, a est di Gdansk. Il corpo di Adalberto fu ritrovato e sepolto a Gniezno, a oriente di Poznan; nel 1039 fu condotto forzatamente a Praga. In Europa occidentale íl suo culto si diffuse molto velocemente, stimolato dalla convergenza, come detto dal Dvornik, dei due grandi ideali dell'Europa medievale, martirio e monachesimo.

Parte attiva nella diffusione della fama fu svolta da Ottone III e da Boleslao il Grande nell'interesse dell'unità polacca, come anche dall'abbazia dei SS. Bonifacio e Alessio a Roma. Se ne possono trovare tracce a Kiev, in Ucraina, in Germania e Ungheria, mentre Gniezno fu innalzata a prima sede episcopale permanente di Polonia nell'anno 1000, in occasione della visita di Ottone III alla tomba di Adalberto.

Al tempo di Boleslao furono redatte quattro differenti Vitae del santo e questa letteratura ispirò í successivi tentativi di evangelizzazione delle popolazioni orientali (ad esempio, S. Bonifacio di Querfurt, 19 giu., che pure si guadagnò la corona di martire in Prussia nel 1009). Si attribuisce ad Adalberto la composizione di inni in ceco e polacco, sembra inoltre che favorì l'impiego di una liturgia slava, simile a quella dei SS. Cirillo e Metodio (14 feb.), nelle zone che evangelizzò.

Adalberto fu una figura di spicco per la storia dell'Europa centrale: legato all'imperatore Ottone III, sembra avere condiviso con lui l'idea di rinnovare l'impero romano e unificare le parti più lontane dell'Europa orientale. Inviò missionari presso i magiari, che visitò anche personalmente, mentre S. Astrik (12 nov.), primo arcivescovo di Ungheria, fu suo amico e discepolo nonché, probabilmente, monaco a Brevnov.

È difficile distinguere nella vita di Adalberto gli aspetti politici dai religiosi, ma questo è inevitabile per una figura vissuta quando tale distinzione non era compresa.

MARTIROLOGIO ROMANO. Sant’Adalberto (Vojtech), vescovo di Praga e martire, che affrontò molte difficoltà nella sua Chiesa e intraprese numerosi viaggi in nome di Cristo, adoperandosi con tutte le forze per estirpare i costumi pagani; accortosi però di trarre poco profitto, recatosi a Roma si fece monaco; giunto da ultimo in Polonia per portare alla fede i vicini Prussiani, nel villaggio di Tenkitten alle foci della Vistola fu trafitto con le lance da alcuni pagani.

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