San Vittore il Moro visse tra il III e il IV secolo. Nato in Mauritania e arruolato nell’esercito romano a Milano sotto l’imperatore Massimiano, rifiutò di rinunciare alla fede cristiana nonostante l’ordine imperiale di sacrificare agli idoli.
Arrestato, fu rinchiuso in carcere per giorni senza cibo né acqua. Condotto davanti all’imperatore e al suo consigliere nell’ippodromo milanese, mantenne saldo il suo rifiuto di abiurare la fede. Subì flagellazioni e il piombo fuso sulle ferite, riuscì anche a fuggire ma venne ricatturato e infine decapitato in un bosco nei pressi di Milano. Secondo la tradizione, il suo corpo rimase incorrotto e fu poi ritrovato dal vescovo Materno che gli diede sepoltura.
Nel IV secolo il vescovo Materno fece costruire un sacello decorato con mosaici dorati, oggi noto come il Sacello di San Vittore in Ciel d’Oro, in cui vennero poste le reliquie del santo. Questo sacello fu successivamente inglobato nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. La volta è interamente rivestita di tessere dorate con al centro il ritratto del santo, circondato da simboli stagionali e decorazioni che rappresentano l’eternità; sulle pareti figurano altri santi milanesi come Ambrogio, Materno, Gervasio, Protasio, Nabore e Felice.
San Vittore il Moro è ricordato come soldato e martire che mantenne la sua fede fino al supremo sacrificio. La venerazione in sua memoria fu promossa da Sant’Ambrogio, che lo seppellì accanto al fratello Satiro. Numerose chiese ambrosiane furono dedicate a lui, consolidando il suo ruolo di patrono degli esuli e dei prigionieri. La sua figura continua a essere simbolo di integrità, coraggio e incrollabile fedeltà a Cristo.
PRATICA. Se vogliamo giungere al cielo, dobbiamo anche combattere per osservare i comandamenti di Dio.