Polieuto nacque a Melitene nel 250. All'inizio della persecuzione di Lezio, Polieuto e Nearco, entrambi di origine greca e ufficiali nell'esercito romano, si trovavano a Melitene (Armenia). Polieuto aveva sposato Paolina, figlia di un funzionario romano della provincia di nome Felice ed era ancora dedito al culto degli idoli, mentre Nearco era cristiano. Quando cominciò la persecuzione, Nearco comunicò a Polieuto i suoi timori. "Stiamo per essere separati da questo editto dell'imperatore". Polieuto lo rassicurò: "Niente affatto: in una visione che ho appena avuto, mi è apparso il Cristo che tu adori, mi ha rivestito con una ciamide di un bianco risplendente e mi ha donato un cavallo alato". Nearco iniziò dunque a istruire Polieuto nella religione cristiana, e quando quest'ultimo apprese che il martirio poteva sostituire il battesimo, provò un grande desiderio di divenire martire. Entrambi uscirono e, pieno di zelo, con l'imprudente fervore di un neofita, Polieuto stracciò l'editto imperiale che era affisso nelle strade di Melitene e fece a pezzi gli idoli. Fu immediatamente arrestato e condotto dinanzi al tribunale. Né le torture né i ragionamenti del suocero Felice né le suppliche della moglie Paolina lo indussero a rinnegare la fede cristiana. Condannato alla decapitazione, fu così battezzato nel proprio sangue. Polieuto è venerato in Armenia, in Grecia e in Egitto.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Melitene nell’antica Armenia, san Poliéuto, martire: soldato, costretto dall’editto dell’imperatore Decio a sacrificare agli dèi, ne fece a pezzi le statue e per questo patì molti tormenti, fino ad essere decapitato e battezzato nel suo stesso sangue.
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