Nel Vangelo S. Giuseppe viene chiamato fabbro. Quando i Nazaretani udirono Gesù insegnare nella loro sinagoga, dissero di lui: « Non è Egli il figlio del legnaiuolo? ». E altra volta con stupore e disprezzo: « Non è costui il falegname? ».
Nessun dubbio quindi che S. Giuseppe non fosse un operaio vero, un lavoratore, un uomo di fatica. Si ritiene che sia stato falegname, e all'occasione anche fabbro, carpentiere, carradore. Maneggiava la pialla, la scure, la sega, il martello. Così tutti i giorni, dal mattino alla sera, per tutta la vita, faticando, sudando, consumando le forze.
Una delle raffigurazioni più frequenti del Santo Patriarca è quella in cui viene ritratto al banco con la pialla in mano e la sega accanto.
Uomo giusto, sapeva che il lavoro è legge per tutti. Non si ribellò, non si lamentò del suo mestiere, nè della fatica. Lavorò con assiduità, non di malavoglia, eseguendo bene, disimpegnando onestamente gli obblighi e i contratti.
Amò il lavoro. Nella sua umiltà non badò a tutte quelle ragioni che potevano parer buone e che avrebbero potuto indurlo a non occuparsi in cose materiali: l'essere discendente del grande Re Davide, l'essere sposo della Madre di Dio, il Padre putativo del Verbo Incarnato e la di lui guida. L'umiltà gli insegnò a conciliare la sua dignità con l'esercizio di un mestiere molto ordinario e faticoso.
Non si rammaricava di lasciare le sante conversazioni e la preghiera assieme a Gesù e Maria, che tanto consolavano ed elevavano il suo cuore, per attendere per lunghe ore ai lavori dell'officina.
Non ebbe mai la preoccupazione che gli mancasse il necessario. Non ebbe l'ansia e l'assillo di chi non ha fede in quella Provvidenza che sfama i passeri. Perciò, da uomo giusto, osservava esattamente il riposo settimanale del sabato prescritto da Dio agli Ebrei. Lasciava l'officina quando i doveri delle celebrazioni religiose glielo imponevano, o quando speciali voleri di Dio lo ispiravano a intraprendere dei viaggi.
S. Giuseppe non cercò nel lavoro il mezzo di soddisfare la cupidigia di guadagno o di ricchezza. Non fu un operaio incontentabile, pur essendo previdente. Non volle essere ricco, e non invidiò i ricchi. Sapeva essere sempre contento. Da uomo di fede trasformò la fatica quotidiana in un grande mezzo di elevazione, di merito, di esercizio di virtù.
Nutrire e crescere il Fanciullo Divino che si preparava a essere la vittima per la redenzione del mondo: questo era il motivo che rendeva sante e sommamente meritorie le fatiche di S. Giuseppe.
« Chi lo crederebbe? Un uomo acquista col sudore della sua fronte vestiario, nutrimento e sostentamento per il suo Dio! Mani consacrate, destinate a mantenere una vita così bella, quanto è glorioso il vostro ministero, e quanto mi sembra degna degli angeli la vostra sorte! Sudori veramente preziosi! » (Huguet). Col canto nel cuore e la preghiera sulle labbra, S. Giuseppe fu il più fortunato di tutti i lavoratori.
PRATICA.
Stimiamo il lavoro. Lavoriamo con onestà, con diligenza, con pazienza, di buona voglia. Amiamo il lavoro. Santifichiamolo e rendiamolo meritorio vivendo abitualmente in grazia e offrendolo ogni giorno al Signore. PREGHIERA.
O Dio, Creatore delle cose, che hai stabilito la legge del lavoro al genere umano, concedici propizio che, sull'esempio e col patrocinio di S. Giuseppe, facciamo bene le opere che ci comandi e raggiungiamo il premio che prometti. MARTIROLOGIO ROMANI.
Solennità di san Giuseppe Lavoratore, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore, Patrono dei lavoratori. ICONOGRAFIA
L'iconografia di San Giuseppe Lavoratore si è evoluta nel tempo, riflettendo sia le tradizioni religiose che le trasformazioni sociali. Inizialmente rappresentato in modo marginale, con il tempo la sua figura è diventata centrale, soprattutto a partire dal Rinascimento e con l'affermazione del suo culto.
Attributi iconografici
San Giuseppe Lavoratore è spesso raffigurato come un uomo anziano, barbuto, con abiti semplici. Tra gli attributi più comuni troviamo gli strumenti da falegname: seghe, martelli, pialle, che richiamano il suo mestiere.
Rappresentazioni artistiche significative
Nel corso dei secoli, numerosi artisti hanno raffigurato San Giuseppe in diverse situazioni:
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Trittico dell'Annunciazione (Pala d'altare Mérode) di Robert Campin (1427-1432): San Giuseppe è intento a costruire una trappola per topi, simbolo della croce di Cristo.
titolo Trittico dell'Annunciazione
autore trittico-dell-annunciazione-pala-d-altare-merode.jpg anno 1427
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San Giuseppe falegname di Georges de La Tour (1642): raffigura San Giuseppe al lavoro, con Gesù bambino che illumina la scena con una candela, creando un'atmosfera intima e spirituale.
titolo San Giuseppe falegname
autore Georges de La Tours anno 1642 circa
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Giuseppe Falegname con Gesù Bambino di Pietro Annigoni (1964): un'opera moderna che sottolinea la dignità del lavoro e la figura paterna di Giuseppe.
titolo Giuseppe falegname con Gesù Bambino
autore Pietro Annigoni anno 1964