Nacque a Kamień in Slesia, attuale Polonia, dalla nobile ed antichissima famiglia Odrovaz, nell'anno 1183. Fin da giovanetto mostrò grande inclinazione alla virtù ed al raccoglimento. I suoi genitori lo affidarono ad ottimi maestri nella nativa città, poi venne mandato all'Università di Praga ed indi in Italia all'Università di Bologna.
Quando ritornò in patria ricco di virtù e di sapere, fu dallo zio Ivo, vescovo di Cracovia, impiegato nell'amministrazione della vasta diocesi. Tutte queste occupazioni non gli impedirono di compiere i suoi doveri verso Dio.
Tenerissimo verso i poveri e verso i derelitti, spendeva tutte le sue entrate in elemosine con tanta generosità che talvolta riduceva se stesso nell'indigenza. Nell'anno 1218, dovendo lo zio Ivo fare un viaggio a Roma, condusse seco Giacinto. Quivi il nostro Santo conobbe S. Domenico, già celebre per la fama dei suoi miracoli, per la sua predicazione, e per la fondazione del nuovo ordine religioso. Il desiderio che anche la Polonia partecipasse dei vantaggi che S. Domenico procurava alla Chiesa, mosse Ivo e Giacinto a domandargli qualche suo discepolo, onde fondare anche nella loro patria conventi di Predicatori.
Domenico prese quattro domestici del vescovo Ivo, li vestì dell'abito religioso, li istruì e li mandò in patria, nel giro di soli sei mesi: tra questi vi era pure Giacinto. Aveva allora 35 anni.
Partirono da Roma a piedi e senza alcuna provvista. Quando giunsero a Cracovia, il popolo che li attendeva li salutò come ambasciatori di Dio. In breve tutta la diocesi fu cambiata: i vizi furono debellati e si incominciò a vivere una vita di fervore e di fede.
Ma, essendo la Polonia un campo troppo ristretto per lo zelo di Giacinto, si recò a portare la buona parola in Livonia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Scozia, si inoltrò nella Russia, fino al Mar Nero, e giunse anche alla Cina.
Nelle sue peregrinazioni apostoliche, Giacinto si fermò parecchio nella città di Kiovia, attuale Kiev, allora capitale della Russia, ed ivi edificò un gran convento. Venuta l'invasione dei Tartari, il nostro Santo fu costretto a fuggire coi suoi compagni ed attraversata miracolosamente la Vistola sul suo mantello, giunse a Cracovia.
Dal Sacro diario domenicano: Divotissomo fu San Giacinto di Maria vergine e riportò da essa prodigiosi favori. Aveva egli edificato in Chiovia un convento, ed una chiesa in di lei onore, e nel mentre che un dì celebrava la Santa Messa, entrarono in quella città i Tartari per saccheggiarla. Giacinto, di ciò avvertito, prese di subito il Santissimo sacramento affine di fuggir con esso, e sottrarlo agli oltraggi di quei barbari. Nel passare davanti a un'immagine ben grande in marmo di Maria santissima, ella gli disse: “perché così mi lasci esposta agli affronti di quest'idolatri?” E Giacinto, “troppo grave è il peso”, rispose. “Prendimi”, replicò la Madre d'Iddio, “che l'amore rende leggero ogni grave peso”. Tanto avvenne, perché, presa con l'altra mano la statua, poté passo veloce non solamente uscir di Chiovia, ma passare sopra delle acque con piedi asciutti il fiume Boristene, e fino a Cracovia proseguire il viaggio.
Due anni dopo visitò tutti i fedeli da lui evangelizzati e li confermò nella fede. Avendogli Iddio rivelato che era vicino il giorno della sua morte, ritornò nuovamente in patria, dove lo colse la febbre. Recatosi in chiesa, domandò e ricevette il S. Viatico e l'Estrema Unzione, e nel giorno dell'Assunta, 15 agosto 1257, volò al cielo a ricevere il premio delle sue grandi fatiche apostoliche.
Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 15 agosto ma viene spesso celebrato il 17 agosto perché non coincida con la ricorrenza dell'Assunta.