Questi due martiri nel Medio Evo godettero grande fama in tutta l'Europa settentrionale e, stando a quello che narra Shakespeare, re Enrico V prima della vittoriosa battaglia di Azincourt (25 ott. 1415) invocò proprio il nome di S. Crispino, di cui ricorreva la memoria. Noi però sappiamo ben poco di loro, dal momento che la loro passio, piuttosto tarda, è completamente inattendibile.
Persino il luogo del loro martirio non è conosciuto con certezza, ma è comunque molto probabile che siano morti a Roma durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano (284-305). Non c'è però motivo di dubitare della loro esistenza o del loro martirio, attestati dal Martirologio Geronimiano.
Secondo la leggenda, essi erano fratelli romani, nobili di nascita, che si recarono in Gallia come missionari. Stabilitisi a Soissons, lavoravano come calzolai per non dover dipendere dalle elemosine delle persone convertite e, riscuotendo un grande successo, conquistarono molti attraverso l'esempio di vita e l'insegnamento.
Dopo aver vissuto e lavorato per un certo numero di anni in questo modo, sotto il regno dell'imperatore Massimiano (285-305) furono consegnati alle autorità per la loro fede cristiana, torturati e, infine, messi a morte. In seguito, sulla loro tomba a Soissons fu edificata una chiesa, che S. Gregorio di Tours (17 nov.) menziona molte volte nei propri scritti, e fu S. Eligio (1 dic.), morto nel 660, a decorare il loro reliquiario. I due santi sono patroni dei calzolai e, per estensione, di tutti i lavoratori del cuoio.
Il Martirologio Romano afferma che le loro reliquie furono traslate nella chiesa di S. Lorenzo a Roma, alla pare più verosimile che sia avvenuto esattamente il contrario, che cioè essi siano stati martirizzati a Roma e che le loro reliquie siano state trasferite in seguito a Soissons, dove nacque un culto locale e, per associare i martiri al territorio, si sviluppò la leggenda sopra riportata.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Soissons nella Gallia belgica, ora in Francia, santi Crispino e Crispiniano, martiri.
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