Pietro da Morrone nacque ad Isernia in Molise l'anno 1221 da virtuosi e caritatevoli genitori. Benché orfano di padre fu messo dalla pia genitrice, aggravata dalle cure di ben 12 figli, a studiare. Ma più che allo studio il Santo si diede alla meditazione delle verità eterne e risolvette di assecondare il forte suo desiderio per la vita eremitica. Difatti a vent'anni, nel fior dell'età, si ritirò in una rocca, ove scavò una piccola celletta in cui poteva appena stare in piedi.
Tre anni dopo fu scoperto ed obbligato a recarsi a Roma per ricevere gli ordini sacri.
Nel 1246 andò negli Abruzzi, ove passò cinque anni in una caverna di Monte Morone presso Sulmona tormentato da notturni fantasmi; non potendo aver pace, risolvette di consultarsi con il Papa.
Cammin facendo ebbe una visione che lo tranquillizzò: gli comparve un santo abate, morto da poco, che lo incoraggiò e lo avvertì di ritornare alla solitudine, che sarebbe stato liberato da quelle infestazioni, come infatti avvenne.
Essendo stato abbattuto il bosco ov'egli dimorava, si ritirò sul Monte Magello con altri due religiosi ai quali più tardi se ne aggiunsero altri. Ricercato, dovette ritornare a Monte Morone ove fondò un monastero. Nel 1274 da Gregorio X veniva approvata la sua Congregazione detta dei « Celestini » ed i suoi conventi arrivarono a 36.
Alla morte del Papa Nicolò IV avvenuta nel 1272 fu eletto Papa due anni dopo. Questa elezione fu applaudita da tutti, ma il Santo ne fu molto dolente ed inutili furono le sue proteste di essere indegno e incapace di tal dignità. Fuggi con un suo religioso di nome Roberto, ma invano. Allora tornò gemendo a Morone ov'era atteso dai re di Napoli, di Ungheria e da gran numero di cardinali e principi: tutti lo accompagnarono alla cattedrale di Aquila e qui fu consacrato col nome di Celestino V.
Ma ben presto abdicò riprendendo il suo abito e nome religioso. La serenità e la gioia che gli brillò in volto quando fu accettata la sua abdicazione, provò, meglio delle sue parole, che l'umiltà sola gli aveva ispirato la risoluzione presa. Queste furono le sue parole:
«Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per bisogno di umiltà, di perfezionamento morale e per obbligo di coscienza, per debolezza del corpo, difetto di dottrina e la cattiveria del mondo, al fine di recuperare la pace e le consolazioni della vita di prima, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta». Disse
Dante nel sessantesimo verso del III canto dell'Inferno
Che fece per viltade il gran rifiuto.
La sua abdicazione al Pontificato fu per tanti occasione delle più strane e sciocche ipotesi, nonchè di affermare l'invalidità della elezione al Pontificato di Bonifacio VIII, quasi che egli l'avesse costretto a tale atto. In tale pericoloso frangente, il nuovo Pontefice, per evitare uno scompiglio e uno scisma nella Chiesa, vedendo che da tutte le parti si facevano visite al Santo nella grotta di Morone, pregò il re di Napoli di mandarglielo a Roma. Ma Pier Celestino, saputolo, si diede alla fuga imbarcandosi sul mare Adriatico; però un vento contrario gli impedì di proseguire il viaggio e lo costrinse ad approdare a Vieste nelle Puglie: di qui fu condotto al Papa che allora si trovava ad Anagni. Nel tempo che fu nel palazzo del Pontefice, S. Celestino trattò spesso con lui e ottenne che fosse riconosciuta la sua abdicazione, indi si ritirò nella vicina Frosinone, come volle Bonifacio VIII. Qui passò il restante di sua vita cantando lodi a Dio con due monaci che gli tenevano compagnia. Il giorno di Pentecoste del 1296, dopo aver sentita la Messa con gran fervore, disse che sarebbe morto prima del termine della settimana. E così avvenne: colto da febbri passò al Signore il 19 maggio.
titolo Mausoleo di Celestino V
autore Girolamo da Vicenza anno 1517
La tomba di San Celestino V si trova nella
Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L'Aquila. Il mausoleo, realizzato nel 1517 dallo scultore Girolamo da Vicenza, è un elegante monumento rinascimentale in pietra e marmo, situato nell'abside destra della chiesa. Custodisce le spoglie del papa eremita, collocate in un'urna dorata protetta da una teca di vetro. La basilica, fondata da Pietro da Morrone (futuro Celestino V) nel 1288, è un capolavoro dell'architettura romanico-gotica, caratterizzata da una facciata a scacchiera in pietra bianca e rosa e da un interno sobrio e luminoso. Oltre a essere un luogo di culto, è anche sede della Perdonanza Celestiniana, il primo giubileo della storia, istituito nel 1294.
PRATICA.
Ci sia questo Santo esempio e modello di umiltà e di disprezzo delle cose terrene. PREGHIERA.
O Dio, che innalzasti il beato Pier Celestino alla sublime dignità di Sommo Pontefice, concedi propizio che meritiamo di disprezzare, a suo esempio, tutte le cose del mondo per raggiungere felicemente il premio promesso agli umili. MARTIROLOGIO ROMANO.
Il natale di san Piétro di Morène Confessore, il quale, da Anacoreta fu eletto Sommo Pontefice, e si chiamò Celestino quinto. Ma poi rinunciò al Papato, e conducendo vita religiosa nella solitudine, illustre per virtù e per miracoli, passò al Signore. ICONOGRAFIA
L'iconografia di San Celestino V, noto anche come Pietro del Morrone, riflette la sua duplice identità di eremita e papa. Le rappresentazioni artistiche variano nel tempo e nello stile, ma presentano elementi ricorrenti che ne sottolineano la spiritualità e l'umiltà.
Attributi iconografici principali
San Celestino V è spesso raffigurato:
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Con la tiara papale, simbolo del suo breve pontificato.
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In abiti monastici, a testimonianza della sua vita eremitica.
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Con una colomba, rappresentazione dello Spirito Santo che, secondo la tradizione, lo ispirò nella decisione di rinunciare al papato.
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Con un libro o un cartiglio, simbolo della sua sapienza e spiritualità.
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Con la croce dello Spirito Santo, emblema dell'ordine dei Celestini da lui fondato.
Esempi di opere significative
1. Trittico Stefaneschi – Giotto (attribuito)
Nel celebre Trittico Stefaneschi, attribuito a Giotto, è presente una figura sulla destra del lato posteriore della tela che rappresenta Celestino V. La sua presenza offre un prezioso termine post quem per la datazione dell'opera, poiché il papa fu canonizzato solo nel 1313 .
titolo Trittico Stefaneschi
autore Giotto anno 1313
2. Storie di San Celestino V – Mattia Preti
Nel soffitto della chiesa di San Pietro a Majella a Napoli, Mattia Preti dipinse una serie di dieci tele raffiguranti episodi della vita di San Celestino V. Le opere, realizzate tra il 1656 e il 1659, mostrano l'influenza della pittura caravaggesca.
titolo Storie di San Celestino V
autore Mattia Preti anno tra il 1656 e il 1659
3. Papa Celestino V in abito pontificale – Giulio Cesare Bedeschini
Questo dipinto di Giulio Cesare Bedeschini, pittore seicentesco aquilano, raffigura San Celestino V in abiti pontificali. L'opera è conservata presso la Basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, luogo particolarmente legato alla memoria del papa eremita. La tela esprime un forte senso di solennità, fondendo la dimensione spirituale con la dignità del pontificato.
titolo San Pietro Celestino
autore Giulio Cesare Bedeschini anno 1613
4. Ciclo pittorico nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio
Nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio all'Aquila, dove Celestino V fu incoronato e sepolto, si trova un ciclo pittorico con le "Storie della vita di Papa Celestino V" realizzato da Carl Borromäus Andreas Ruthart, allievo di Rubens, e Giacomo Farelli, pittore italiano del tardo Barocco.
titolo Incoronazione di Celestino V
autore Carl Borromäus Andreas Ruthart anno XVII sec.
titolo Rinuncia al papato
autore Farelli Giacomo anno XVII sec.
titolo Morte di Celestino V
autore Ruthart Carl Borromaus Andreas anno XVII sec.