La tradizione narra che Papiaa e Mauro erano soldati pagani, che si presentarono alla presenza della testimonianza dei martiri Saturnino e Sisinio, e cominciarono a gridare "Il vero Dio è il Signore Gesù Cristo". Furono arrestati, poi battezzati da papa san Marcello, e infine diedero la loro sanguinosa testimonianza della fede.
Probabilmente furono martirizzati a Roma, durante la persecuzione di Diocleziano. Quando comparvero davanti al prefetto Laodicio si confessarono a Cristo, le loro bocche furono picchiate con pietre, poi furono gettati in un carcere e infine picchiate con bastoni, poi frustate fino alla morte.
Furono sepolti nel Coemeterium Maius sulla via Nomentana a Roma fino a quando nel 1590 le loro spoglie furono trasferite nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, posta sull'altare maggiore insieme alle spoglie di Santa Domitilla, San Nereo e Achilleo, alcune reliquie furono trasferite nel 1725 per la consacrazione della cappella di San Felipe Neri che aveva costruito con tanto amore e dedizione e nella quale aveva accolto i corpi di questi santi con tanta unzione. In questo contesto si colloca quella preghiera in cui San Filippo Neri andò in estasi e per uscire da quel momento mistico e nascondere il suo fervore iniziò a tirare la barba alla guardia svizzera che era di turno. Il suo rapporto con San Mauro di Roma sembra essere dovuto a un dipinto di Rubens. Da allora la Congregazione dell'Oratorio li ha avuti come patroni.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Nomentana nel cimitero Maggiore, santi martiri Pápia e Mauro, soldati.
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