Santa Vittoria è una delle martiri più celebri del III secolo, il cui culto è profondamente radicato nell'Italia centrale e in Sardegna. La sua storia è un esempio di coraggio, fede incrollabile e rinuncia ai beni terreni per la dedizione assoluta a Cristo.
Vittoria nacque a Roma intorno al 230 d.C. da una nobile famiglia cristiana. Secondo la Passio, fu chiesta in sposa dal nobile pagano Eugenio. Inizialmente Vittoria era incerta, ma fu convinta dalla sorella (o amica) Anatolia a rifiutare le nozze per consacrare la propria verginità a Dio.
Dopo aver venduto i suoi gioielli e i suoi beni per distribuire il ricavato ai poveri, Vittoria ruppe il fidanzamento, scatenando l'ira di Eugenio.
Non volendo rinunciare a lei, Eugenio ottenne che Vittoria venisse confinata nelle sue terre in Sabina, presso l'antica città di Trebula Mutuesca (oggi Monteleone Sabino). Qui la santa compì il suo miracolo più famoso:
"Si narra che un terribile drago infestasse una grotta locale, uccidendo chiunque si avvicinasse. Vittoria, invocata dalla popolazione, scacciò il mostro nel nome di Cristo, liberando la città e convertendo migliaia di pagani."
Nonostante i miracoli e la sua opera di evangelizzazione, il pretendente Eugenio non desistette. Dopo aver cercato invano di costringerla ad adorare una statua della dea Diana, la denunciò come cristiana. Il 23 dicembre (secondo la tradizione liturgica), Vittoria fu trafitta al cuore da un colpo di spada sferrato da un carnefice.