Secondo la tradizione, dopo la morte di Santa Marina avvenuta in un monastero del Libano, le ossa della santa furono trasportate a Costantinopoli, dove vennero custodite per secoli. Da lì, furono in seguito trasferite in Romania e infine giunsero a Venezia nel XIII secolo, grazie all'intervento di un mercante veneziano, Giovanni Bora. Le reliquie furono collocate nella chiesa di San Liberale, che venne quindi rinominata chiesa di Santa Marina.
Dopo la soppressione della chiesa nel 1810, le reliquie furono salvate e trasportate nella vicina chiesa di Santa Maria Formosa, dove tuttora riposano in un altare decorato in stile barocco. Questo trasferimento non fu soltanto un atto pratico, ma anche un modo per mantenere viva la devozione verso la santa, il cui culto era ormai profondamente radicato nella città lagunare.
Ogni anno, il 17 luglio, Venezia rinnova la memoria di questa traslazione con una celebrazione liturgica che riprende l’antico spirito delle processioni medievali. La città veniva adornata, le reliquie esposte alla venerazione dei fedeli e la figura della santa tornava a essere simbolo di protezione e intercessione per tutta la comunità.
Il culto di Santa Marina si è diffuso anche in altre regioni d’Italia, dove frammenti delle sue reliquie sono stati accolti con profonda devozione. Da Santa Marinella nel Lazio alla Calabria e alla Sicilia, il suo nome continua a evocare santità, sacrificio e guarigione. La traslazione delle sue reliquie è stata dunque non solo un semplice spostamento fisico, ma un ponte spirituale tra culture, popoli e generazioni.