In Francia, nella città di Angers, San Maurillo, vescovo del V secolo, racconta che un giorno una donna lo supplicò di recarsi a battezzare il suo bambino, gravemente malato. Il Vescovo, trattenuto da una funzione, si attardò in chiesa e, quando giunse alla casa della donna, il bambino era già spirato. Sentendosi responsabile della mancata salvezza di quell’anima, San Maurillo decise di espiare severamente. Lasciò Angers, fuggì in segreto e si imbarcò su una nave. Giunto in mezzo al mare, gettò alle onde le chiavi del tesoro della cattedrale e delle reliquie dei Martiri custodite nella chiesa.
Arrivato in Inghilterra, si impiegò come giardiniere nei giardini del Re. Intanto, i suoi fedeli lo cercarono per mare e per terra. Proprio in mare, nel fegato di un grosso pesce, ritrovarono miracolosamente le chiavi gettate dal Vescovo. Seguendo quella traccia, giunsero in Inghilterra e riconobbero il Vescovo giardiniere. Davanti al volere della Provvidenza, San Maurillo chinò il capo, tornò ad Angers e, appena giunto, si recò al cimitero. Lì si inginocchiò sulla tomba del bambino morto senza battesimo e pregò a lungo, finché le zolle si aprirono e ne uscì il bambino, sorridente e vivo.
Quel bimbo miracolosamente resuscitato fu destinato anch’egli alla santità: visse accanto al suo benefattore e gli succedette sulla cattedra episcopale della città. Egli è San Renato (in francese René), nome che significa “nato di nuovo”.
La città di Angers diede il nome a una delle più potenti dinastie francesi, quella degli Angioini, che occuparono i troni di Francia, d’Inghilterra e di Napoli. Nel 1262, Carlo d’Angiò, fratello di San Luigi Re di Francia, fu chiamato in Italia per cacciare gli Imperatori tedeschi. Conquistò il Regno di Napoli, battendo e condannando a morte gli ultimi discendenti della casa Sveva: Manfredi e Corradino.
Nell’Italia meridionale gli Angioini rimasero per quasi due secoli, mescolandosi con la popolazione e fondendosi con i sudditi. A Sorrento, gli Angioini trovarono nella devozione locale un nome familiare: quello di San Renato. I napoletani conobbero così l’antica leggenda del santo di Angers e, col tempo, le due figure — quella del vescovo francese e quella del santo sorrentino — si fusero in un’unica tradizione, celebrata il 12 novembre.
Secondo la leggenda napoletana, San Renato sarebbe giunto, ormai anziano, anche a Sorrento, dove visse come eremita nelle grotte, finché il popolo lo elesse pastore del gregge sorrentino. La sua figura rappresenta dunque una sintesi di due tradizioni, una francese e una italiana, nate in tempi e luoghi diversi ma unite da una comune fede.
San Renato è così il frutto di una collaborazione spirituale tra popoli differenti, persino un tempo ostili. La sua popolarità raggiunse l’apice quando portò il suo nome anche Renato d’Angiò, ultimo re angioino di Napoli. Nato due volte, nella leggenda e nella storia della pietà, San Renato insegna che, oltre alle guerre e alle conquiste, resta nell’anima dei popoli il sentimento comune della Fede: solo su questa base possono nascere l’unione, la pace e la fraternità tra le nazioni.