Oggi si apre il cielo, si squarciano le nubi e appare l’Emmanuele, Dio con noi. L’Eterno Padre lo aveva promesso, lo vaticinarono i profeti e per quattromila anni lo sospirarono i giusti. La venuta di Gesù avvenne come ci narra il Vangelo:
« Essendo uscito in quei giorni un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’impero, anche gli Ebrei dovettero andare nella loro città di origine per dare il loro nome. Giuseppe, essendo della regale stirpe di Davide, si recò con Maria in Betlemme, sua città nativa; essi erano poveri, non trovarono chi li accogliesse e furono costretti a riparare in una capanna. Quivi Maria diede alla luce e strinse al seno il divin Figlio, l’avvolse in poveri pannolini e l’adorò ».
San Giuseppe condivideva pienamente i sentimenti di Maria.
Il Figlio di Dio si era fatto uomo per salvare gli uomini e la sua nascita, umile, povera e nascosta, fu accompagnata da segni mirabili, sufficienti a farlo riconoscere da chiunque avesse il cuore retto. Un Angelo discese dal cielo per annunziare la venuta del Redentore non ai re, né ai ricchi o ai potenti della terra, ma a poveri pastori, che ebbero la grazia di adorare per primi il Dio fatto uomo.
I pastori vegliavano di notte nella campagna presso Betlemme, custodendo i loro greggi, quando apparve loro l’Angelo del Signore dicendo:
« Non temete, ecco vi reco un annunzio che sarà per tutto il popolo di grande allegrezza: oggi, nella città di Davide, è nato il Salvatore, che è Cristo, il Signore. Ed ecco il segno dal quale lo riconoscerete: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia ».
Subito una moltitudine di Angeli si unì all’Angelo, lodando Dio e dicendo:
« Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà ».
Quando gli Angeli sparirono in cielo, i pastori si dissero l’un l’altro:
« Andiamo a Betlemme a vedere quanto è accaduto e che il Signore ci ha manifestato ».
Andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il Bambino, giacente nella mangiatoia. Vedendolo, riconobbero come vera la parola che era stata loro annunciata e, colmi di gioia, fecero ritorno alle loro case, lodando e benedicendo Dio per tutto ciò che avevano visto e udito.
PRATICA. Accostiamoci a Gesù Bambino coll'anima monda: oggi facciamo una buona confessione e una fervorosa comunione.
Maria non ha sofferto i dolori del parto, perché il suo fu un parto miracoloso. La Chiesa insegna che Ella fu “Vergine prima, durante e dopo il parto”.
Il profeta Isaia lo aveva preannunciato: “Prima di provare i dolori, ha partorito” (Is 66,7). Cristo venne al mondo per rinnovare l’ordine della natura in entrambi i sensi: non fu generato da intervento umano, né uscì dal grembo materno con fatica o violazione. Come Eva, che introdusse la morte nel mondo e fu condannata a partorire con dolore, così era conveniente che la Madre della Vita concepisse e partorisse nella gioia. Per questo l’Arcangelo le disse: “Rallegrati, piena di grazia” (Lc 1,28).
San Girolamo afferma: “Non vi fu nessuna levatrice, nessun intervento di donnicciole. Essa fu madre e ostetrica.”
San Agostino, alludendo alla divinità di Cristo, scrive: “Dove interveniva la divinità, il corpo non si arrestava di fronte a porte sprangate. Poteva ben entrare, senza aprirle, colui che nacque lasciando inviolata la verginità di sua madre” (In Ioh. ev. tract. 121).
Maria dunque concepì senza vergogna e partorì senza dolore, poiché “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37). Colui che apparve ai discepoli a porte chiuse poté nascere da una Vergine senza violare il suo pudore.
San Tommaso insegna che il dolore del parto deriva dalla dilatazione delle vie attraverso cui deve uscire il bambino. Ciò non avvenne nella nascita di Cristo:
“Cristo è uscito dal seno della madre senza che questo si aprisse. Perciò nel suo parto non ci fu dolore, né corruzione alcuna; ma somma gioia, perché l’uomo-Dio nasceva alla luce del mondo” (Somma teologica, III, 35,6).
Isaia lo aveva annunciato: “Germoglierà come giglio, esulterà piena di gioia e canterà laudi” (Is 35,1).
Il linguaggio di Sant’Alberto Magno e di San Tommaso, che parlano di luce e di raggio, aiuta a comprendere quanto riferito da alcuni mistici: Maria sarebbe stata avvolta dalla gloria del Figlio e avrebbe partorito in uno stato di estasi luminosa, “senza alcun travaglio, senza corruzione alcuna e con somma gioia”.
“Virgo Maria sine dolore peperit Salvatorem saeculorum” (La Vergine Maria ha partorito senza dolore il Salvatore dei secoli).
L’iconografia della Natività comprende le immagini e i simboli attraverso cui, nel corso dei secoli, gli artisti cristiani hanno rappresentato la nascita di Gesù Cristo, basandosi principalmente sul Vangelo di Luca.
Al centro della scena vi sono la Sacra Famiglia – Maria, Giuseppe e il Bambino – accompagnata da pastori, angeli e dai tradizionali bue e asino.
Datazione: 1303–1305 – Cappella degli Scrovegni, Padova.
Maria pone il Bambino nella mangiatoia mentre gli angeli assistono dall’alto. Giuseppe è in posizione riflessiva, secondo l’iconografia del tempo.
Datazione: inizi XIV secolo.
La scena presenta Maria, il Bambino e Giuseppe all’interno della grotta; gli angeli celebrano la nascita e i profeti ne sottolineano il significato teologico.
Datazione: fine XV secolo.
Paesaggio luminoso, equilibrio compositivo e pastori in adorazione. Maria è inginocchiata davanti al Bambino.
Datazione: inizi XVI secolo.
Scena raccolta e immersa in un paesaggio sereno. I pastori sono i protagonisti che si avvicinano al Bambino.
Datazione: 1501.
Raffigurazione simbolica e spirituale con angeli in festa e la Sacra Famiglia al centro.
Datazione: 1470–1475 – National Gallery, Londra.
Composizione geometrica, angeli musicanti e pastori sullo sfondo. Maria inginocchiata davanti al Bambino.
Datazione: circa 1490.
Il Bambino emana luce che illumina le figure circostanti, creando un’atmosfera contemplativa.
Datazione: 1606–1607.
Intensità barocca: angeli in volo, luce soprannaturale e pastori colti nella meraviglia.
Datazione: circa 1643.
Atmosfera meditativa e raccolta, con la Sacra Famiglia al centro dell’attenzione.
Gli angeli annunciano ai pastori la nascita del Salvatore, spesso rappresentati nella parte alta o nello sfondo della scena.
L’iconografia della Natività mette in risalto la semplicità e l’intimità della nascita di Cristo. La scena si concentra sulla Sacra Famiglia, sui pastori e sugli angeli, elementi che hanno attraversato epoche e stili mantenendo un forte valore devozionale.
