Nel cuore dell’Umbria, alle soglie di Montefalco, la chiesa dedicata a Santa Chiara da Montefalco custodì per secoli la memoria di una comunità agostiniana e il carisma di una santa veneratissima. L’edificio, unito al monastero, narrò l’evoluzione di un luogo di preghiera medievale trasformato in santuario solenne durante l’età barocca, senza perdere il legame con l’intensa spiritualità delle origini.
La fondazione del monastero risalì al tardo XIII secolo, quando la beata Giovanna, sorella di Chiara, radunò una piccola comunità femminile che abbracciò la regola di Sant’Agostino. Chiara assunse la guida del gruppo nel 1291 e vi morì nel 1308, lasciando alla città un’eredità spirituale potentissima. Nei primi decenni del Seicento la chiesa originaria venne interamente riedificata: il progetto fu affidato a Valentino Martelli e favorito dall’allora vescovo di Spoleto Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII. I lavori iniziarono nel 1615 e si completarono progressivamente, con la copertura delle volte tra il 1641 e il 1643.
All’esterno l’edificio presentò una facciata in laterizio dal disegno misurato, segnata da paraste e cornici che accompagnarono lo slancio della navata. L’interno, a tre navate, apparve luminoso per la finitura chiara delle superfici, mentre la stagione barocca impose un lessico ricco ma composto: l’altare maggiore accolse un elegante ciborio seicentesco; nel transetto destro si venerò l’urna d’argento con il corpo della santa, sovrastata da una pala seicentesca attribuita a Francesco Longhi; nel braccio sinistro un altare in stucco del 1692 offrì una messa in scena devozionale di grande effetto.
Dietro l’area presbiteriale si riconobbe l’antico coro delle monache, identificato come Cappella di Santa Croce, voluto da Chiara attorno al 1303. Le pareti conservarono cicli pittorici dei primi decenni del XIV secolo, in cui motivi floreali e geometrici incorniciarono scene della vita della santa e momenti della Passione. L’insieme restituì il clima meditativo della clausura, dove colore e linea divennero strumenti di contemplazione.
Chiara da Montefalco nacque nel 1268 e visse un’esperienza mistica segnata da segni che la tradizione riconobbe come prodigi: sul cuore, dopo la morte, si rinvenne la forma di una croce insieme a un flagello; nella cistifellea apparvero tre piccoli globi, interpretati come simbolo della Trinità. Il culto si radicò profondamente e la canonizzazione giunse nel 1881, sotto Leone XIII. Nella chiesa si conservarono le reliquie: il corpo nell’urna d’argento, il cuore in un busto reliquiario, altri oggetti nelle nicchie laterali, segni tangibili di una devozione ininterrotta.
Il complesso si trovò poco oltre Porta San Bartolomeo, in posizione facilmente raggiungibile dal centro. La festa liturgica cadde il 17 agosto, preceduta dalla tradizionale processione delle lampade del 16 agosto, quando la città rinnovò il proprio voto di gratitudine. Per una visita consapevole si consigliò di verificare gli orari aggiornati delle celebrazioni, di mantenere un abbigliamento consono e di accordare tempo all’ascolto silenzioso: l’urna della santa, la Cappella della Croce, l’altare maggiore e il colpo d’occhio della navata offrirono un percorso che richiese calma e attenzione. Chi desiderò proseguire scoprì facilmente gli altri luoghi d’arte di Montefalco, dal complesso museale di San Francesco alla chiesa di San Fortunato, integrando la sosta con le suggestioni del paesaggio e della tradizione enologica locale.