Beato Bernardino da Feltre

Beato Bernardino da Feltre
Nome: Beato Bernardino da Feltre
Titolo: Religioso
Nome di battesimo: Martino Tomitano
Nascita: 1439, Feltre, Belluno
Morte: 1494, Pavia
Ricorrenza: 28 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
1654, Sconosciuto, Sconosciuto


Bernardino da F'eltre fu uno dei grandi predicatori del XV secolo e un economista pratico anche se discusso. Martino Tomitani, nato a Fcltre, vicino a Venezia nel 1439, fu il maggiore di dieci figli. Le sue doti intellettive furono presto riconosciute, ed egli ricevette una buona istruzione, recandosi poi all'università di Padova, nel 1456, per studiare legge e filosofia. Quasi subito conobbe il predicatore francescano S. Giacomo delle Marche (28 nov.), discepolo di S. Bernardino da Siena (13 mag.). Nel maggio dello stesso anno entrò nei frati minori dell'Osservanza, con il nome di Bcrnardino, dal nome del santo senese canonizzato di recente. L'impegno radicale e senza mezzi termini, sua caratteristica peculiare, è esemplificato da un suo commento di questo periodo su uno dei suoi grandi amori, la musica, che considerava: «non adatta per coloro che si consacravano a Dio». Fu ordinato sacerdote nel 1463 e trascorse í successivi sei anni in tutta tranquillità, studiando e pregando; poi, nel 1469, il capitolo veneziano dell'ordine lo nominò tra i suoi predicatori.

Bernardino fu terrorizzato, dato che prima d'allora non aveva mai pronunciato omelie in pubblico, non aveva fiducia in se stesso, ed era molto basso di statura, caratteristica che certo non facilitava le cose (era solito firmarsi «piccolino e poverello»). La sua guida spirituale, facendogli il segno della croce sulle labbra, gli disse: «Dio ti scioglierà la parola, per dimostrarti che íl dono della predicazione proviene solo da lui», tuttavia quando, dopo essersi attentamente preparato, salì sul pulpito per la prima volta davanti a una numerosa congregazione a Mantova, fu colto dal panico e dimenticò tutto ciò che aveva pensato dí dire. Ricordando il suo patrono, S. Bernardino, abbandonò l'idea di pronunciare il discorso preparato, e cominciò a parlare liberamente di lui. Da quel giorno non si preparò più le omelie nel modo convenzionale, affidandosi piuttosto alla preghiera, che definì come «preparazione migliore dello studio, giacché più efficace e veloce».

Per i successivi venticinque anni, Bcrnardino viaggiò per l'Italia predicando ovunque andasse; sono state conservate almeno centoventi sue omelie, perciò sappiamo che il suo stile era semplice, disadorno («l'ostentazione non porta mai niente di nuovo,» disse) e vivace. Con il trascorrere del tempo attirò un folto seguito di gente; a Firenze e a Padova la congregazione si riversò nella piazza principale; a Padova e Feltre tutti gli alloggi disponibili erano stati occupati in anticipo, in occasione della sua venuta; e in un'occasione, tremila persone si recarono da Crema a Lodi, percorrendo una distanza di circa venti chilometri, per ascoltare due omelie di seguito. Non aveva mezzi termini, era persino brusco, nel denunciare i fallimenti di una società lacerata dalla guerra, dalle rivalità politiche, dalla violenza, e dalla corruzione. Quest'uomo fragile, in realtà, minacciato dalla tubercolosi, divenne così veemente che esistono almeno due testimonianze documentate della rottura di un vaso sanguigno. Il fatto che si fece presto dei nemici, specialmente tra le autorità, che si sentivano minacciati dalle sue critiche scrupolose, non fu un deterrente per lui, e neanche gli attentati alla sua vita. Presto alcune leggi furono abrogate o approvate come risultato del suo intervento: grazie a lui, per esempio, per la prima volta nelle prigioni gli uomini furono separati dalle donne; fu dichiarato illecito lo sfruttamento da parte del marito del denaro della moglie; le corse che si svolgevano a Brescia il 15 agosto furono abolite per gli abusi che incoraggiavano; e in diverse città le case da gioco furono chiuse. Come Bernardino da Siena e il suo contemporaneo fiorentino, il domenicano Girolamo Savonarola, era solito organizzare enormi falò in cui bruciare ciò che chiamava «la cittadella del diavolo» (dalle carte ai dadi da gioco, dai libri licenziosi ai distintivi delle fazioni rivali che stavano causando conflitti nelle città italiane, oltre ad articoli di vestiario non necessari e frivoli). Il popolo amava questo spettacolo, e se i loro governanti erano meno entusiasti, la maggior parte di loro imparò a rispettare Bernardino e, all'occorrenza, a sfruttar il suo intervento come mediatore. Solo con le fazioni Oddi e Baglioni, costantemente in conflitto a Perugia, non riuscì a ottenere alcun risultato. Uno dei mali più gravi che Bernardino sentì il bisogno di risolvere fu la pratica dell'usura: gli usurai, la maggior parte ebrei, a quel tempo prestavano il denaro a tassi d'interesse esorbitanti, e altrettanto facevano i rapaci banchieri lombardi. Consapevole dell'atmosfera antisemita prevalente, Bernardino disse con chiarezza che non intendeva attaccare gli ebrei in quanto tali: Non si deve recare danno agli ebrei e alle loro proprietà. L...] Bisogna donare loro giustizia e carità, poiché hanno la nostra stessa natura. Lo ripeto ovunque [...] giacché l'ordine, i pontefici e i misericordiosi lo richiedono allo stesso modo, ma tuttavia è vero che la legge canonica proibisce espressamente gli affari troppo frequenti, e la troppa familiarità con essi. Oggi nessuno ha scrupoli su questa questione, e non posso tacere; gli usurai ebrei superano ogni limite, rovinano i poveri e s'ingrassano a loro spese. Io, che vivo d'elemosine e mangio lo stesso pane dei poveri, non posso restare zitto davanti a quest'oltraggiosa ingiustizia.

Al giorno d'oggi questo discorso sembra paternalistico e in un certo senso offensivo, ma a quel tempo era relativamente progressista.

Nel 1484, mettendo in pratica le sue parole e incontrando l'opposizione di alcuni frati, istituì il suo primo Monte di Pietà; il mons pietatis originale fu probabilmente fondato nel secolo precedente da un vescovo di Londra, Michele di Northborough. Bernardino lasciò mille marchi d'argento da prestare senza interessi ai poveri, che per sicurezza avrebbero dovuto depositare uno o più degli oggetti di proprietà personale. Un francescano, Barnaba da Terni, fondò una simile «agenzia di prestiti su pegno» a Perugia nel 1462, e ne furono aperti altri successivamente in Toscana, nelle Marche, e negli Stati pontifici, ma fu Bernardino che ebbe l'idea e la sfruttò per creare un'organizzazione effettiva. Il Monte di Pietà mantovano incontrò una tale opposizione da parte degli usurai del luogo da fallire, ma dal 1484 al 1492, Bernardino ne fondò non meno di venti, ognuno amministrato da un gruppo di frati e laici (rappresentanti dei differenti rami del commercio), alcuni controllati dal municipio. Il capitale iniziale proveniva in parte da donazioni volontarie, in parte da prestiti degli usurai stessi; i profitti erano aggiunti al capitale, consentendo di ridurre il piccolo tasso d'interesse. Bernardino fu criticato da tutti (dagli usurai e banchieri che riuscirono a far chiudere alcuni Monte di Pietà, e dai giuristi di diritto canonico, che affermarono che applicare un interesse, se pur minimo, era ugualmente usura). Bernardino non cedette, affermando che senza una piccola rata d'interesse, i fondi non sarebbero esistiti per niente. La questione non fu mai chiarita, mentre era in vita, ma nel 1515 il V concilio Laterano decretò che i Monti di Pietà non solo erano legali, ma che dovevano essere sostenuti, e grazie a questo diventarono comuni in tutta l'Europa, eccetto che nelle Isole Britanniche.

Alla fine dell'agosto 1494, Beniardino, la cui salute precaria stava cominciando a peggiorare, riuscì a giungere a Pavia, dove era atteso per l'omelia, durante la quale mise in guardia il popolo del possibile attacco dei francesi, «che stavano ferrando i cavalli per l'invasione dell'Italia», cosa che effettivamente avvenne durante il regno di Carlo VIII, pochi mesi dopo, quando però Bernardino era già morto, a Pavia il 28 settembre, all'età relativamente giovane di cinquantacinque anni: fu subito acclamato come santo e il culto confermato nel 1654.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, beato Bernardino da Feltre (Martino) Tomitano, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che riportò ovunque buona messe dalla sua predicazione, istituì contro l’usura i cosiddetti Monti di Pietà e, uomo di pace, fu chiamato dal papa Sisto IV a ricomporre le discordie civili.

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